Draghi: innalzate l’età previdenziale

Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, nel corso di una lezione tenuta al collegio Carlo Alberto di Moncalieri, ha affermato la necessità di innalzare l’età previdenziale “per assicurare prestazioni di importo adeguato a un numero crescente di pensionati”.
Secondo Draghi l’intervento è indispensabile perché un aumento dell’età di pensionamento potrebbe contribuire, se accompagnato da azioni in grado di rendere più flessibili gli orari e i salari dei lavoratori più anziani, “ad elevare il tasso di attività e a sostenere la crescita potenziale dell’economia”.

Il governatore ha inoltre fatto riferimento agli ammortizzatori sociali, necessari per adeguare il nostro sistema ad un mercato del lavoro ora più flessibile, in modo da favorirne la mobilità e l’efficienza produttiva oltre che “rafforzare la tutela ai lavoratori e aumentare l’equità sociale”. Draghi afferma che da oltre dieci anni in Italia si discute di ammortizzatori sociali, senza che i Governi succedutesi nel tempo abbiamo infine attuato un ripensamento complessivo del sistema, ma “occorre tuttavia dare merito al ministro Sacconi di aver messo in campo una quantità molto ampia e adeguata di misure per superare la crisi”, ha puntualizzato. Tuttavia gli strumenti di monitoraggio e controllo dei sussidi secondo Draghi risultano insufficienti, soprattutto di fronte ad un periodo come questo che imporrà dolorosi processi di ricollocazione della forza lavoro in seno alle ristrutturazioni delle imprese.

Il governatore di Bankitalia pone anche l’accento sulla previdenza complementare, cui risulta essere iscritta solo una minoranza degli italiani: “Sono numerosi gli ostacoli che rallentano lo sviluppo del secondo pilastro, tra cui l’elevata pressione contributiva e la sovrastima delle pensioni future da parte dei giovani”, afferma Draghi, “la crisi ha duramente colpito i fondi pensione e quindi devono essere introdotti correttivi per ridurre i rischi ma non deve essere messa in discussione la previdenza complementare”, ha aggiunto.
Un altro tema di grande importanza è quello del contenimento dei costi dei fondi pensione e degli altri strumenti di risparmio previdenziale, riguardo cui occorre ”accrescere il grado di concorrenza dell’industria del risparmio gestito e sfruttare appieno le economie di scala che caratterizzano l’attività di gestione”.
Il governatore afferma la necessità di accrescere la trasparenza nei confronti degli iscritti, dando ai lavoratori stime sulla loro posizione pensionistica. La crisi finanziaria ha in realtà mostrato quanto alti sono i rischi che il sistema della previdenza integrativa corre per via della sua dipendenza dai mercati finanziari; nel corso del 2008 i fondi pensione negoziali e aperti hanno perso tra il 6 e il 4%, e il rischio d’investimento è grave soprattutto per i lavoratori prossimi all’età pensionabile, che hanno meno opportunità di recuperare il capitale aumentando le contribuzioni e attendendo successivi rialzi del mercato.

In luce di questi eventi Draghi invita ad alzare l’età pensionabile, forse anche inoltrando una velata critica ai provvedimenti presi fino ad ora dal Governo, che non ha affrontato di petto la situazione ma si è limitato ad intervenire con delle mezze misure, come da noi evidenziato nell’articolo “Riforma pensioni: quello che il Governo non dice” pubblicato in data 14 settembre.
Gli interventi promossi, infatti, non risolvono la situazione alla radice ma sembra vogliano lasciare che sia il tempo e la congiuntura degli eventi a trasformare lentamente una realtà che invece necessita di una risposta forte e rapida.

Ad ascoltare la lezione erano presenti i maggiori esponenti del mondo economico e finanziario torinese tra cui il vicepresidente della Fiat, John Elkann, il presidente del Consiglio di Gestione Intesa Sanpaolo, Enrico Salza e della Crt Andrea Comba.
Nel frattempo il Bollettino Statistico della Banca d’Italia ha registrato un nuovo record del debito pubblico ad agosto, che sale a quota 1.757.534 milioni di euro, con un rialzo dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 5,7% rispetto alla fine del 2008. Si tratta comunque del debito pubblico calcolato in valore assoluto e non in percentuale del Pil, tuttavia le entrate fiscali dei primo otto mesi di quest’anno mostrano un calo del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

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