Intanto in Italia a tenere banco è sempre il Progetto Italia, ossia il previsto maxi polo delle costruzioni che Salini Impregilo punta a realizzare col sostegno di Cassa depositi e prestiti (Cdp) partendo dall’aggregazione di Astaldi, in vista del quale nei giorni scorsi l’assemblea dei soci di Salini Impregilo (928 milioni di capitalizzazione a Piazza Affari) ha dato il via libera ad un aumento di capitale da 600 milioni di euro. L’ambizione è di arrivare nel 2021 a fatturare 14 miliardi di euro, con un portafoglio ordini di 62 miliardi.
Astaldi (meno di 66 milioni di capitalizzazione) aumenterà a sua volta il capitale di 225 milioni, importo totalmente sottoscritto da Salini Impregilo, il cui aumento sarà invece sottoscritto da Salini Costruttori per 50 milioni, Cdp Equity per 150 milioni, alcune banche finanziatrici per altri 150 milioni mentre i restanti 150 milioni saranno richiesti al mercato (per l’eventuale inoptato è già stato costituito un consorzio di garanzia).
Il giudizio degli analisti su Salini Impregilo
Il progetto potrebbe presto allargarsi ulteriormente: Pizzarotti, gruppo di Parma tra i più importanti del settore che nel 2018 ha registrato ricavi per 1,3 miliardi ma che presentava anche un indebitamento finanziario netto di 224 milioni e passività totali (tra correnti e non correnti) di 1,38 miliardi, avrebbe infatti già avviato trattative per valutare una possibile integrazione. In attesa di valutare tempi e modalità di un eventuale allargamento di Progetto Italia, dagli analisti fondamentali prevalgono consigli di cautela su Salini Impregilo, con un giudizio di “outperform” e quattro “hold”, a fronte di un target price medio attorno ai 2 euro per azione che dunque sembra lasciare poco upside potenziale.
Visto che il fatturato di Salini Impregilo quest’anno dovrebbe risultare attorno ai 5,4 miliardi con un utile ante imposte di poco superiore ai 160 milioni, il titolo ai livelli attuali (1,91-1,92 euro, ancora un 2% al di sotto di 12 mesi fa dopo un recupero attorno al 3% negli ultilmi tre mesi) tratta poco oltre le 9,4 volte gli utili 2019 attesi, mentre il dividendo atteso (9 centesimi) equivarrebbe ad un rendimento del 4,7% circa. Tecnicamente il titolo appare inserito in un trend laterale di brevissimo periodo, ma si mantiene in un trend negativo a breve termine e più moderatamente negativo a medio termine.
Gli obiettivi più immediati in caso di un ritorno d’interesse sono indicati a 1,95 e poi a 1,98-2 euro per azione, mentre se tornassero a prevalere le vendite i prezzi potrebbero scendere sugli 1,80-1,81 euro prima e poi a 1,78-1,77 euro. L’incrocio ribassista delle due medie mobili, da poco verificatosi, e quotazioni sotto la media mobile veloce continuano ad essere un segnale ribassista che andrà negato quanto prima per consentire un recupero dei prezzi, così come il permanere dello stocastico e dell’indicatore di forza ribassista (Rsi) nella parte inferiore delle rispettive bande d’oscillazione.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)