Italia sale al 74° posto per la libertà economica

Nel 2010 l’Italia è settantaquattresima in libertà economica. Secondo l’Indice della libertà economica, elaborato da Heritage Foundation e Wall Street Journal, in collaborazione con l’Istituto Bruno Leoni per l’Italia, il nostro paese è libero al 62,7 per cento: 1,3 punti percentuali in più dello scorso anno che consentono di guadagnare due posti in classifica, contro la settantaseiesima posizione raggiunta nel 2009.
Il miglioramento, secondo gli autori dell’Indice, “riflette modesti avanzamenti nella libertà di scambio e nella libertà di investimento”. Tuttavia, “la libertà economica complessiva dell’Italia – si legge nel rapporto – è ridotta da una gestione inefficiente delle finanze pubbliche, una corruzione diffusa, e un elevato carico fiscale”.
 

L’Indice della libertà economica consiste di dieci indicatori, che vengono calcolati annualmente per 179 paesi. Nel 2010, le prime posizioni restano appannaggio di quattro paesi dell’Asia e del Pacifico (Hong Kong, Singapore, Australia e Nuova Zelanda). Il Regno Unito scende sotto la decima posizione, e gli Stati Uniti calano all’ottava posizione, come conseguenza delle politiche interventiste assunte in funzione anticrisi. Tra le venti maggiori economie, in effetti, gli Usa sono quella che ha conosciuto la contrazione più grave della libertà economica (2,7 punti in meno del 2009), mentre la Polonia ha compiuto il passo avanti più significativo (2,9 punti percentuali in più).

Per quel che riguarda l’Europa, l’Irlanda si conferma il paese più libero tra i membri dell’Ue (quinto posto, 81,3 per cento), nonostante la perdita di 0,9 punti percentuali, seguita dalla Danimarca (77,9 per cento, nona posizione) e dal Regno Unito (76,5 per cento, undicesimo). Tra i grandi Stati membri dell’Ue, la Germania è ventitreesima col 71,1 per cento, la Spagna trentaseiesima col 69,6 per cento, la Francia sessantaquattresima col 64,2 per cento. Dietro l’Italia, si colloca solo la Bulgaria (settacinquesima col 62,3 per cento).

Ed entrando nel dettaglio dell’Italia emerge che a livello di libertà finanziaria, il livello si pone al 60%. In particolare il settore finanziario italiano è abbastanza sviluppato e offre una vasta gamma di servizi finanziari. Il settore bancario ha atraversato una fase di consolidamento e fusioni. Il credito viene assegnato ai termini stabiliti dal mercato e l’arrivo di operatori stranieri è favorito. Solo tre importanti istituti finanziari sono ancora controllati dallo Stato. Tuttavia le banche non sono esenti da interferenze politiche. Le cinque banche più grandi contano per oltre il 50 per cento degli asset. Le normative e i divieti possono risultare onerose e ottenere il controllo di un istituto finanziario richiede l’approvazione delle autorità pubbliche. Le autorità hanno intrapreso alcuni passi per riformare i mercati del capitale ancora inadeguatamente sviluppati. Le ripercussioni sul sistema bancario della crisi finanziaria globale sono state relativamente modeste, in quanto l’esposizione delle banche italiane verso strumenti finanziari problematici è inferiore rispetto alla situazione di altri Paesi.

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