E’ fissato in calendario per l’11 novembre il voto da parte del Parlamento Europeo sulle nuove regole per i fondi alternativi. In realtà l’accordo si era già raggiunto settimana scorsa dopo la contrapposizione tra la Francia e il Regno Unito e le preoccupazioni degli Stati Uniti.
Dopo che si era trovato un accordo in merito alle regole di base, ossia l’istituzione di un passaporto europeo per i paesi terzi (Per maggiori dettagli si veda l’articolo Hedge, c’è l’accordo sulle regole) ora si prescrivono una serie di obblighi più dettagliati. In particolare si sottolinea che i manager dei fondi alternativi Ue e non Ue per ottenere il ‘passaporto Uè dovranno sottostare a una serie di obblighi. In particolare quelli non Ue otterranno la licenza unica per poter operare nella Ue solo se lo stato nel quale sono stabiliti «soddisfa gli standard minimi di regolazione e ha sancito un accordo con gli stati membri Ue per permettere la condivisione delle informazioni».
Inizialmente solo i manager dei fonti alternativi Ue potranno ottenere il ‘passaporto, mentre quelli non Ue continueranno a operare secondo le regole attuali. Dopo una opinione dell’Autorità Ue dei mercati finanziari (Esma) e l’adozione della legislazione da parte della Commissione Ue, il «passaporto» disponibile per i fondi non Ue.
«Grazie all’accordo ottenuto oggi, i manager dei fondi alternativi saranno ormai oggetto di una regolamentazione e di una sorveglianza specifica», ha dichiarato il commissario Ue al mercato interno Michel Barnier al termine del trilogo a Bruxelles. In particolare, ha ricordato Barnier, le nuove regole permettono di «accrescere la trasparenza verso i supervisori, gli investitori e i dipendenti delle imprese acquistate da questi fondi, dotare le autorità di sorveglianza degli strumenti necessari per identificare e rispondere ai rischi sistemici, e aumentare la protezione di chi investe, rafforzando i controlli relativi alla conservazione dei titoli».