Dazi, Trump mette sotto osservazione anche l’Italia

Il caso dazi rompe gli argini territoriali. Non solo Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud. Anche l’Italia è entrata a fare parte di un gruppo ora composto da un totale di nove partner commerciali degli Stati Uniti le cui politiche economiche e valutarie sono monitorate attentamente dall’amministrazione Trump per individuare pratiche “ingiuste” o squilibri eccessivi. Oltre al nostro Paese, le new entry sono Irlanda, Singapore, Malesia e Vietnam.

E’ quanto emerso dal rapporto semestrale diffuso dal Tesoro americano sulle politiche valutarie dei partner commerciali degli Usa, come riporta l’agenzia Radiocor, nel quale la Cina non e’ stata tacciata di essere un manipolatore di valuta (cosa che evita una ulteriore escalation delle tensioni commerciali). Le pratiche valutarie di Pechino tuttavia sono fonte di preoccupazioni “significative” (lo yuan ha perso nell’ultimo anno l’8% contro il dollaro).

La fotografia che l’amministrazione Trump ha scattato del nostro Paese richiama a grandi linee quella del Fondo monetario internazionale. L’Italia ‘deve adottare riforme strutturali fondamentali per migliorare la crescita di lungo termine, ridurre la disoccupazione e il debito pubblico alti e per salvaguardare la sostenibilita’ fiscale ed esterna’. E ancora: ‘L’Italia e’ alle prese con debolezze strutturali di lunga data che hanno contribuito a una crescita bassa’. Il Tesoro americano non manca di sottolineare che l’alto debito pubblico ‘e’ una fonte cruciale di vulnerabilita” e che i piani sulla legge di bilancio proposti ‘hanno aumentato le preoccupazioni sulla sostenibilita’ di lungo termine delle finanze pubbliche’. Il reddito di cittadinanza e le riforme pensionistiche (ossia quota 100, non citata esplicitamente) sono alla base di quelle che gli Usa vedono come voci di spesa destinate probabilmente a salire ‘portando incertezza nell’outlook fiscale e finanziario’ del Paese.

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