Mercati, come sarà il 2021 secondo Schroders

«Un anno come questo ha cambiato le nostre vite. Ci siamo trovati di fronte una crisi finanziaria, economica e sociale senza precedenti che ha messo in ginocchio il mondo. Ma forse, grazie all’arrivo del vaccino, stiamo vedendo la fine del tunnel». Esordisce così, Peter Harrison, group chief executive di Schroders, all’apertura della presentazione dell’International Media Conference nell’anno buio del Covid-19. E, nel sottolineare che già verso metà 2021 si dovrebbe innescare un processo di ritorno alla normalità, sottolinea come «i mesi a venire continueranno a mostrare molte delle abitudini che hanno preso piede oggi». In altre parole, il lavoro in remoto, la diminuzione dei trasporti, la spesa on line e un macroscopico uso della tecnologia rimarranno anche a pandemia finita. Tanto che i settori coinvolti in questo ‘new normal’, fanno sapere gli esperti di Schroders, continueranno a essere top performer anche nei portafogli di investimento. Intanto, prosegue Harrison, «siamo in un contesto di eccesso di moneta, stimoli economici mai visti, cambiamenti culturali che stanno avendo un enorme impatto sull’economia. Ed è incredibile vedere come in 12 mesi il mondo si stia adattando a questo cambio di paradigma», precisa. E conclude: «Cosa stiamo imparando? Che ci sono in atto trasformazioni sociali molto importanti e questa è un’ottima cosa. Il 2020 sarà conosciuto nella storia per essere l’anno dei grandi progressi sul concetto della diversity. Proprio su questa scia bisogna decidere chi vogliamo essere. Dall’individuo alle aziende. La crisi ha fatto vedere agli azionisti le loro responsabilità, nei confronti dei loro dipendenti e delle politiche ambientali. Mai come oggi ognuno è chiamato a fare la propria parte. A cominciare dalla politica di decarbonizzazione delle società. Io sono ottimista sulla soluzione dei problemi del clima. Bisogna dare importanza alla corporate profitability: i money manager dei nostri fondi, per esempio, stanno facendo grandi progressi nell’inclusione dei criteri Esg». Sul contesto dei tassi di interesse, Harrison si aspetta una permanenza di livelli intorno allo zero (se non sotto) nelle principali economie, e ha ricordato che il nuovo approccio della Fed porta a pensare che probabilmente i tassi non saranno toccati per i prossimi tre anni. Questo manterrà la financial repression, che da un lato aiuterà i governi a tenere i debiti pubblici sotto controllo, ma dall’altro «potrebbe portare volatilità sui mercati e rappresenterà certamente una grande sfida per gli investitori».

Incognita Usa e Europa. Mentre le economie di Europa e Stati Uniti potrebbero incontrare qualche difficoltà, quella cinese, primo paese ad accusare il colpo della pandemia, è stata la prima a riprendersi ed è ora piuttosto solida. «Sono più ottimista rispetto a quanto lo sarei stato un mese fa, quando ancora non c’era la notizia dell’arrivo di un vaccino ma bisogna comunque essere cauti», afferma Keith Wade, capo economista dell’asset manager britannico. Wade si aspetta una distribuzione di 25 milioni di dosi di vaccino da febbraio negli Usa, non abbastanza da coprire una fetta consistente della popolazione, cosa che invece potrebbe accadere nel secondo trimestre 2021. «Le nostre previsioni per l’economia si basano sul fatto che, per metà anno, la maggioranza delle persone negli Usa e una larga percentuale in Europa avrà avuto il vaccino. Questo sarà un test importante soprattutto per il presidente americano Joe Biden», continua Wade. Occorre però fare attenzione. Uno dei motivi per cui l’economia statunitense ha tenuto relativamente bene è legato al modo in cui il Paese ha reagito alla crisi. A differenza dell’Europa, si è potuto licenziare ma si è anche predisposto uno schema straordinario per la disoccupazione dovuta alla pandemia. Il problema, ora, è che questi aiuti scadranno entro fine anno. Spiega l’economista che «la sfida per Biden quindi sarà di far passare un piano di aiuti, Ma con un Congresso diviso difficilmente riuscirà a ottenere un accordo su un piano da 2-3 trilioni di dollari e difficilmente riuscirà ad alzare le tasse sulle imprese. Dovrebbe invece partire il piano di infrastrutture e sulle società tecnologiche dovrebbe mantenersi un supporto per la promozione dei colossi Usa nei confronti della Cina».

Come sarà quindi l’economia del post pandemia? «Il Covid-19 ha accelerato ciò che già era», aggiunge Wade. Ovvero tassi di interesse a zero che tali rimarranno, di certo fino al 2023 quando la Fed deciderà di rialzarli. Pressione sui deficit di budget data la pressione enorme sull’indebitamento. Molte aziende che si trovano in grande difficoltà. Risultato: quando l’economia si normalizzerà e la gente tornerà a spendere si creerà una pressione sulle dinamiche inflazionistiche. Si dovrà quindi tenere sotto controllo il domino fiscale a causa, appunto, del contesto di tassi bassi e di finanze governative sotto pressione. «Di positivo c’è, proprio per affrontare il Covid-19, la competenza è diventata prioritaria nell’agenda europea. Inoltre, come acceleratore, ha portato avanti le aziende di qualità, la tecnologia è esplosa e continuerà a essere il tema chiave in tema di investimenti. L’uscita dal carbone sarà un’altra enorme sfida così come la spesa in energie alternative. L’ambiente creerà grandi opportunità di investimento». E conclude con una nota di ottimismo. «Nel complesso sono convinto che l’economia mondiale continuerà a crescere e trovare nuove fonti di sviluppo». Quanto ai portafogli, Schroders raccomanda di tenere presenti obiettivi di lungo termine. A cominciare dal tema della sostenibilità che «non è un esercizio di compliance ma il tentativo di capire come il mondo sta cambiando», precisa Andy Howard, responsabile degli investimenti Esg. E poi? A fare da sfondo la tecnologia. «I dati sono il nuovo oro. Chi investe in proprietà intellettuale, tecnologia, ricerca e sviluppo ha sovraperformato il mercato e di molto. Il numero di brevetti in 10 anni è cresciuto molto tra le big tech: siamo passati dai 10mila del 2007 ai 90mila di oggi. Questi titoli, anche se non trattano a sconto, hanno ancora delle valutazioni interessanti. Dato che la competizione è fortissima, le aziende del tech sono costrette a reinventarsi in continuazione con nuovi prodotti e nuove idee. La loro abilità di innovare è necessaria per restare sul mercato. Per questo una realtà come Facebook ha comprato Instagram, non appena ha visto che non stava andando bene come nel passato. In questo settore il target m&a è fortissimo. Il meccanismo regolatorio può essere un problema, inoltre sono azioni rischiose perché correggono molto ed è bene che gli investitori lo sappiano. Ma continueranno a crescere», spiega Frank Thormann, portfolio manager global equities. Nuove società? «Fino a cinque anni fa avrei detto di investire solo sull’azionario americano, adesso invece ci sono interessanti storie anche altrove. Nei paesi emergenti, in Cina, a Taiwan e in Corea del Sud ci sono aziende da considerare che hanno ottime idee legate alla gestione della pandemia e aziende molto innovative», conclude Thormann.

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