Crescono in Italia gli investimenti in seed e startup

Dal Rapporto di ricerca Venture Capital Monitor (VeMTM) sulle operazioni di venture capital in Italia nel 2014 emerge che gli investrimenti in seed e startup sono cresciuti con 71 operazioni registrando un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente e del 25 sul 2012. Lo studio è stato realizzato dall’Osservatorio Venture Capital Monitor, attivo presso la LIUC – Università Cattaneo e da AIFI, Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital.

Il decreto startup (D.L. 18 ottobre 2012, n. 179) entrato in vigore nel dicembre 2012 ha così iniziato a mostrare effetti positivi già a partire dal 2013, proseguendo nel 2014.

“Quando si parla di venture capital, è utile riflettere sul fatto che si tratta di un capitale che consente la traduzione in impresa di nuove idee o il sostegno alla prima fase di attività di una realtà ancora embrionale” afferma Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI. “Si tratta, dunque, di un capitale che permette di intraprendere i primi percorsi di sviluppo e che genera processi innovativi in grado di irrorare tutto il sistema imprenditoriale. In altre parole, il venture capital è un fattore di crescita e, pur nelle difficoltà del mercato italiano, ha favorito negli anni lo sviluppo e l’evoluzione del nostro sistema produttivo e dell’occupazione”.

Nel dettaglio, il numero degli investitori attivi (coloro che hanno fatto almeno un’operazione durante l’anno) si attesta a 33 (a cui si aggiunge la categoria dei business angel), in leggera crescita, +6%, rispetto al 2013; il numero degli investimenti è stato pari a 112 (erano 86 nel 2013); in merito alla provenienza degli investitori, solo il 9% dei deal è stato realizzato da operatori stranieri. I business angel hanno partecipato a 26 operazioni molto spesso in affiancamento a un operatore di venture capital; questo dimostra come ci sia sinergia e un buon livello di cooperazione tra le due categorie di operatori.

“Il 2014 conferma il trend di crescita intrapreso dal segmento del venture capital nel nostro Paese”, afferma Anna Gervasoni, direttore generale AIFI e professore ordinario LIUC – Università Cattaneo, “per il contesto economico italiano, è possibile porsi obiettivi maggiormente ambiziosi attraverso l’aumento degli operatori attivi nel settore, la creazione di un ecosistema ancora più incentivante e un incisivo ruolo delle Università e dei centri di ricerca, che, come accade nei contesti più virtuosi, sono in grado di fungere da traino della ricerca e dell’innovazione”.

Tipologia ed ammontare Per quanto riguarda le operazioni di seed capital, l’ammontare medio investito è di 0,3 milioni di euro per l’acquisizione di una quota media pari al 50%. Nelle operazioni di startup, l’ammontare medio, per il 2014, è stato di 1,4 milioni di euro per acquisire una quota media di partecipazione apri al 23%.

Distribuzione geografica e settoriale Come per gli anni passati, la Lombardia è la regione in cui si concentra il maggior numero di operazioni e che continua a crescere coprendo il 49% del mercato (era il 26% nel 2013). Seguono Lazio con l’11% e, a pari merito, Piemonte e Veneto con il 7% del totale delle operazioni realizzate in Italia.

“Lo studio mostra come la Lombardia abbia vissuto un 2014 importante mentre al Sud l’attività di venture capital ha subito una flessione rispetto al 2013” afferma Francesco Bollazzi, responsabile dell’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeMTM. “La contrazione dipende soprattutto dall’esaurimento del Fondo HT per il Mezzogiorno. Il numero di operazioni resta comunque più elevato rispetto agli anni antecedenti la misura, segno che questi interventi se ben strutturati possono offrire impulso al mercato in modo stabile”.

Dal punto di vista settoriale, l’ICT monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital che cresce, negli investimenti, del 56% (era il 50% nel 2013); in questa categoria si segnala la diffusione di applicazioni web e mobile riconducibili ad app innovative. In aumento il terziario avanzato con il 21% rispetto al 6% del 2013 e il settore della grande distribuzione che arriva al 6% rispetto al 2% dell’anno precedente.

 

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