Lo spettro della liquidità

Uno spettro si aggira per l’Europa. Si chiama liquidità. Per essere precisi, due terzi del Pil dell’Eurozona non è investita e non produce ricchezza. Considerando le consistenze dei conti correnti italiani, tedeschi, francesi e spagnoli tanti risparmiatori, sia piccoli sia grandi, finiscono per preferire una perdita certa nel valore reale dei loro patrimoni a un investimento. Al contempo, molti gruppi bancari, pur contenti del notevole livello di raccolta degli scorsi anni, si trovano oggi con il bilancio gravato dai costi della liquidità non impiegata, e dai relativi mancati guadagni commissionali. Questa situazione è motivata da una profonda avversione al rischio dell’investitore? Dalla mancanza di alternative di investimento? Da una scarsa cultura finanziaria o da gestori non più performanti? Da una scarsa fiducia nei confronti dei consulenti? Di questo si è discusso, nel corso della conferenza dal titolo ‘Chi paga il conto?’ organizzata da Axa IM, con il Premio Nobel Joseph Stiglitz (nella foto) nel corso delle giornate del Salone del Risparmio, tenutosi al Mico di Milano e organizzato da Assogestioni. Alla conferenza hanno partecipato Chris Iggo, direttore investimenti globale di Axa IM, Alessandro Tentori chief investment officer di Axa IM e Pietro Martorella, head of Southern Europe Axa IM.

 

«La liquidità accumulata sui conti correnti dai risparmiatori europei è arrivata alla cifra monstre di 2mila miliardi di euro, segno che i risparmiatori preferiscono la prudenza. Peccato che i soldi sul conto corrente costino mentre l’inflazione sta crescendo», commenta il premio Nobel. Ecco, l’inflazione. Continua: «avremo un’inflazione transitoria. In ogni caso ci sono gli strumenti per abbassarne il livello visto che le banche centrali sono brave a reprimere la domanda. Inoltre, abbandonare i tassi zero non è un male in quanto il tasso zero porta a un eccesso di distorsioni sui prezzi degli asset. Andare verso un’economia più normale, con tassi più elevati, sarebbe una cosa non solo auspicabile ma anche sana. Questo comunque avverrà molto lentamente». Quanto al presidente della Fed, Jerome Powell, e al fatto che stia per scadere il suo mandato, dice: «ci sono buone possibilità che, quando scadrà il suo mandato, venga sostituito da un presidente della Fed più focalizzato sull’Europa, su tematiche più industriali e più green. Come ad esempio il cambiamento climatico, le normative e l’impatto della politica monetaria sulle diseguaglianze. Chi lo sostituirà si preoccuperà di più di lavoro e disoccupazione e terrà i tassi di interesse bassi». Il premio Nobel per l’economia del 2001 ha voluto toccare il tema della transizione energetica e delle sue opportunità. A mio avviso occorre puntare «sull’energia rinnovabile che ha un potenziale enorme, sulle auto elettriche e ibride e sul design dell’edilizia. Certo, gli investimenti saranno più selettivi e difficili. Oggi sono il prezzo del gas e della benzina il problema. I paesi che non convertono la produzione di petrolio avranno problemi. In questo campo, la Norvegia è il modello da seguire dal punto di vista della gestione dei combustibili fossili».

A quali aziende guardare allora? «Occorre identificare i leader della transizione energetica. Ovvero le aziende virtuose impegnate nella produzione dell’idrogeno, dell’eolico, del solare e in settori come l’aviazione a cui guarda con attenzione il venture capital. Poi vedo opportunità di rendimenti interessanti nelle imprese che producono veicoli elettronici e batterie», continua Stiglitz. «Le tematiche sociali e ambientali sono al centro, con un boom dei flussi di investimento nei prodotti Esg», aggiunge Iggo. E conclude: «dal punto di vista geografico ci sono di nuovo molte opportunità nei mercati emergenti. Il Cile su tutti perché è considerato il miglior luogo al mondo per sfruttare i raggi solari e potrebbe diventare la potenza energetica del futuro». Dice ancora Stiglitz: «l’ambiente dovrebbe essere prioritario nel momento in cui scegliamo di fare un investimento, le aziende più sensibili a questo tema faranno meglio. Basti guardare a Facebook: ha ignorato le problematiche legate alla cattiva informazione e ora la società fa fatica a trovare gente valida perché ha una pessima reputazione». Conclude: «le vere incertezze sul futuro oggi sono più politiche che altro. Io ho già espresso il mio ottimismo sulla tecnologia. Sono poi fautore di nuovi strumenti per dare slancio all’economia, a cominciare dai green bond. Stiamo inoltre lavorando molto per far conoscere i Tips». Il riferimento va a un tipo di obbligazione strutturata emessa da uno Stato sovrano, che incorpora una garanzia di salvaguardia del valore reale delle prestazioni dell’obbligazione stessa. Sono immesse sul mercato dal Tesoro degli Stati Uniti per offrire agli investitori un titolo a basso rischio, che in particolare tutela completamente dal rischio di inflazione.

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