Un bond green firmato OVS

Una posizione finanziaria netta addirittura migliore rispetto a quelle del pre-Covid, negozi rinnovati, investimento nel prodotto e una strategia di gruppo tutta orientata alla sostenibilità. OVS, che ha chiuso il primo semestre 2021 con vendite pari a 599,2 milioni, in aumento del 59% rispetto al medesimo periodo del 2020, ora lancia un bond legato a parametri di sostenibilità.

Il prestito obbligazionario sarà senior unrated, non garantito, non convertibile e non subordinato per un controvalore che va tra un minimo di euro 150 milioni e massimo di euro 200 milioni. La particolarità dell’operazione è che prevede un collocamento anche al retail. Il prestito, infatti, è destinato sia agli investitori qualificati italiani e stranieri, sia al retail italiano e il taglio minimo è stato fissato in mille euro. La cedola minima sarà fissa e del 2% lordo annuo e la durata del prestito sarà di 6 anni. L’offerta avrà inizio il 27 ottobre 2021 e si concluderà il 3 novembre 2021, salvo proroga, chiusura anticipata o modifica disposte dalla società e dal placement agent Equita sim.

OVS ha incaricato Sustainalytics come terza parte al fine di fornire una Second Party Opinion indipendente sul Sustainability-Linked Bond Framework, documento che verrà pubblicato dalla società e che conterrà gli obiettivi di sostenibilità prefissati. «I proventi serviranno a rifinanziare il debito esistente e per attivare iniziative di innovazione tecnologica finalizzate al risparmio energetico tra le quali la realizzazione di pannelli fotovoltaici, la sostituzione di sistemi illuminanti con altri a minor dispersione di calore, la digitalizzazione dei sistemi di controllo e della gestione energetica dei negozi», ha spiegato l’ad Stefano Beraldo (nella foto) durante una conferenza stampa che si è tenuta a Milano presso la sede di OVS di via Giulini 2.

L’azionista di riferimento, Tamburi Investment Partners (che ha il 23% del capitale), ha già espresso interesse a sottoscrivere il bond. «Siamo molto contenti perché questa emissione rappresenta la chiusura di un cerchio. L’azienda torna a essere normale, in un rapporto debito/ebitda gradito dal mercato e dagli azionisti, senza più una leva finanziaria così alta come nel passato», ha precisa il manager che ha aggiunto: «sono cresciuti i giudizi degli analisti e di questo ci rallegriamo. L’azienda è in salute rispetto ai target e esce, dopo 15 anni, dalla situazione di finanziamento tipica da leverage buyout». La posizione finanziaria è migliorata, anche rispetto al pre-Covid. «Abbiamo assorbito 400 milioni di euro di venite perdute con i negozi chiusi dei centri commerciali. Il fatturato oggi è di 1 miliardo e siamo orgogliosi di dire che l’aumento di capitale da 80 milioni di euro è stato sottoscritto al 100% senza consorzio di garanzia», continua Beraldo (che ha l’1% di capitale di OVS). Secondo gli esperti i dati del primo trimestre 2021 (ebitda a 5 milioni circa nonostante i lockdown) e le indicazioni sul secondo trimestre (forte recupero delle vendite a maggio, con recupero del budget da inizio anno) lasciano infatti molta fiducia sulle prospettive di normalizzazione del business. In base a queste, gli analisti vedono l’ebitda per il 2021 a 125 milioni di euro mentre quello per il 2022 a 146 milioni.

«L’aumento di capitale rafforza patrimonialmente l’azienda consentendo di cogliere opportunità di consolidamento del mercato, come già avvenuto nel caso di Stefanel a inizio anno», sottolinea l’ad. Prima dell’arrivo di Beraldo, la quota di mercato del gruppo (che ha anche acquisito Upim) era del 2%. «Oggi è al 9,3% e intendiamo crescere ancora. Upim ha un grande spazio di crescita sul segmento del digitale e su Stefanel sta andando molto bene il nostro lavoro di rilancio. Continueremo con la logica di essere piattaforma aggregante che ospiterà icone internazionali e nuovi marchi», continua. Il secondo trimestre dell’anno ha visto una generazione di cassa pari a 75,7 milioni di euro, ai quali si aggiungono gli 80 milioni derivanti dall’aumento di capitale conclusosi a luglio per un totale di 155,7 milioni. Anche in virtù del rafforzamento sul capitale, quindi, il gruppo dispone elle risorse per eventuali operazioni di fusioni e acquisizioni. «Certamente consideriamo nuove acquisizioni ma la logica non è quella di comprare a tutti i costi ma di puntare su aziende che siano complementari al nostro business. Adesso intendiamo consolidare gli acquisti fatti», ha aggiunnto l’ad. Infine, sempre nel concetto di Esg, un discorso a parte merita la governance. «La dinamica di gestione dà spazio ai comitati classici delle società quotate ma tengo a dire che il consiglio è molto articolato, composto da figure di varia provenienza e di grande struttura manageriale, oltre che orientate alla sostenibilità», ha concluso Beraldo.

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