Bitcoin ancora in rally ma JP Morgan mette in guardia per il post halving

Non si ferma il rally del Bitcoin (salito oggi fino a quota 68.645 salvo poi ritracciare parzialmente in area 66.635) che da inizio anno sta registrando un incremento del 50,85% e del 197% a 12 mesi.

Attenzione però: secondo una recente analisi di JP Morgan, il prezzo del Bitcoin scenderà a 42.000 dollari dopo l’halving di aprile.

E questa, come riportato da Cryptonomist.ch, non è l’unica previsione simile che circola, perchè in diversi si aspettano una correzione, e l’halving potrebbe essere il momento giusto perchè avvenga.

In altre parole è possibile che i mercati stiano già prezzando l’halving ed i suoi effetti sul prezzo, dato che è un evento inevitabile e prevedibile. E sebbene non si sappia ancora di preciso la data in cui avverrà, si sa già invece con precisione e certezza assoluta che avverrà al blocco numero 840.000. Dato che mancano meno di 7.000 blocchi, e ne viene minato uno ogni circa dieci minuti, o poco meno, si stima che l’halving dovrebbe avvenire dopo la metà di aprile.

In passato dopo tutti e tra gli halving già effettuati il prezzo di Bitcoin ha iniziato a salire, sebbene lo abbia fatto dopo diversi mesi. Molto probabilmente i mercati si aspettano una dinamica simile anche questa volta, ed è possibile che la stiano già prezzando.

Tuttavia l’impatto dell’halving sul prezzo di Bitcoin non è immediato, pertanto al momento del suo avvenimento potrebbe scattare una sorta di sell the news.

L’ipotesi di JPMorgan

L’analista di JP Morgan, Nikolaos Panigirtzoglou, aggiunge un altro elemento a questo ragionamento: con l’halving si ridurranno di molto gli introiti per i miner di Bitcoin, dato che il loro premio verrà dimezzato. Le fee sulle transazioni, ovvero la loro altra fonte di introiti, probabilmente invece non si ridurranno, ma si tratta di importi di molto inferiori.

Attualmente il premio consiste in 6,25 Bitcoin, che vengono creati e dati al miner che riesce a convalidare un singolo blocco, ma dopo l’halving verrà portato a 3,125 Bitcoin.

Le fee invece sono variabili, ma in questo periodo raramente superano gli 0,5 Bitcoin per blocco. Quindi gli introiti dei miner passeranno da poco meno di 7 Bitcoin a poco più di 3,5 Bitcoin a blocco, quasi dimezzandosi.  Inoltre Panigirtzoglou ipotizza anche un aumento dei costi di estrazione, dovuto alla risalita del valore di mercato del Bitcoin.

I costi del mining

I maggiori costi che devono affrontare i miner sono di tre tipologie.  Il costo in assoluto maggiore è quello relativo al consumo di energia elettrica. Un’altra voce di costo importante è quella relativa al raffreddamento degli impianti di estrazione degli hash. La terza voce di costo rilevante è la spesa per l’acquisto delle macchine per il mining.

Il primo costo, quello relativo all’energia consumata, è legato solo ed esclusivamente a decisioni autonome e totalmente indipendenti dei miner stessi.

Quindi in teoria potrebbero anche decidere di tagliarlo, solo che meno energia si consuma meno hash si estraggono, riducendole possibilità di incasso. Il mining è a tutti gli effetti una competizione in cui vince chi estrae più hash, quindi ai miner non conviene estrarne meno.  Il secondo costo è legato al primo, perchè meno energia si consuma meno calore si deve smaltire. La terza voce è decisiva nel momento dell’halving. Infatti riducendosi inevitabilmente gli introiti, i miner saranno costretti a tagliare i costi, e lo faranno semplicemente spegnendo le macchine meno efficienti – quelle che a parità di energia consumata estraggono meno hash.

Spegnendo le macchine però diventano meno competitivi, quindi gli converrà sostituire le vecchie macchine poco efficienti con nuove macchine molto efficienti che hanno però un costo notevole.

Quindi sebbene in realtà i costi nel complesso dovrebbero ridursi, dovrebbero aumentare in proporzione ai ricavi, dato che questi quasi dimezzeranno.

La previsione di JPMorgan sul prezzo di Bitcoin dopo l’halving

Panigirtzoglou sostiene che il costo di estrazione del Bitcoin ha empiricamente agito nel corso del tempo come un limite inferiore per il prezzo di mercato di Bitcoin.

Utilizza correttamente il termine “empiricamente” perchè in realtà non c’è alcun legame diretto tra il costo medio di estrazione di un Bitcoin ed il suo valore di mercato.

Semplicemente ai miner potrebbe non convenire vendere Bitcoin a prezzo inferiore rispetto al loro costo di estrazione, ma a tutti gli altri invece potrebbe anche convenire.

Non va dimenticato che attualmente tutti i miner estraggono complessivamente circa 900 Bitcoin al giorno, mentre ad esempio il solo ETF di Grayscale negli ultimi giorni ne ha venduti circa 3.000 al giorno.

Le vendite dei miner però, che sono costanti, influiscono sul prezzo di Bitcoin sul medio/lungo periodo, così come hanno fatto dopo tutti e tre i precedenti halving, sebbene mesi dopo il loro avvenimento.

Secondo Panigirtzoglou, attualmente il costo di estrazione medio di un Bitcoin sarebbe pari a circa 26.500 dollari, che oltretutto è anche la cifra attorno alla quale ha oscillato il prezzo di Bitcoin per buona parte del 2023. Dopo l’halving questa cifra dovrebbe raddoppiare, secondo l’analista di JP Morgan, salendo a 53.000 dollari.

Ma Panigirtzoglou aggiunge che, una volta che l’euforia su Bitcoin si sarà attenuata, dopo l’halving di aprile, stimano che il prezzo della criptovaluta potrebbe scendere anche a 42.000 dollari.

Questo ragionamento sembra avere senso, a patto però che prima dell’halving il prezzo di Bitcoin non schizzi ulteriormente verso l’alto.

Ovvero, un crollo del 30% del valore del prezzo di Bitcoin dopo l’halving ci starebbe tutto, ma se nel frattempo dovesse essere salito a 70.000, o addirittura ad 80.000 dollari come qualcuno ipotizza, una discesa del 30% potrebbe farlo scendere anche solo a 50.000 o 55.000 dollari.

Pertanto non conterà solamente l’impatto del possibile sell the news e del dissipamento dell’attuale euforia, perchè questi due fattore combinati potrebbero portare a un calo del 30%.

Conterà anche e soprattutto il livello di prezzo da cui inizierà questo ritracciamento, perchè all’halving mancano ancora quasi un mese e mezzo, durante il quale il prezzo in teoria potrebbe anche salire ulteriormente.

Va comunque sottolineato, infine, che nulla vieta al prezzo di Bitcoin di ritracciare di una percentuale anche superiore al 30%, come accaduto ad esempio a maggio 2021.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!