Commodity, petrolio: la soglia dei 100 dollari non è più una chimera

Lo scorso 12 aprile l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha ridotto le stime di crescita della domanda di petrolio da 1,3 milioni di barili al giorno (bpd) a 1,2 milioni nel 2024, e a 1,1 milioni per il 2025. L’AIE prevede una crescita economica più lenta nel 2024 e nel 2025 e una crescente popolarità dei veicoli elettrici (EV), che influenzerebbero i prezzi del greggio.

Aumento dell’offerta globale

Inoltre, l’Agenzia prevede che i Paesi non-OPEC aumenteranno considerevolmente l’offerta globale di petrolio. L’AIE prevede che la produzione globale di petrolio aumenterà di 770.000 barili al giorno fino a 120 milioni nel 2024. Per il 2025, si prevede un ulteriore aumento dell’offerta globale di 1,6 milioni di barili al giorno, con i Paesi non-OPEC+ che potrebbero aumentare la produzione di 1,4 milioni e gli OPEC+ che contribuiranno con 220.000 barili al giorno, in base ai tagli alla produzione in corso.

Le prospettive ribassiste dell’AIE sono in contrasto con le previsioni dell’OPEC che vede invece una robusta crescita della domanda per quest’anno e per il 2025. Nel suo rapporto mensile sul mercato petrolifero dell’11 aprile, l’OPEC ha mantenuto le sue stime di una crescita della domanda globale di 2,2 milioni di barili al giorno nel 2024, che rallenteranno a 1,8 milioni nel 2025.

Nonostante la visione ribassista sulla domanda di petrolio, l’AIE prevede ancora una diminuzione delle scorte per gran parte di quest’anno, se l’OPEC+ manterrà gli attuali tagli alla produzione. Il calo maggiore delle scorte dovrebbe verificarsi nel terzo trimestre, periodo che coincide con il picco della domanda estiva nell’emisfero settentrionale.

L’11 aprile l’OPEC ha rivisto al ribasso la crescita della produzione non-Opec attesa nel 2024 e 2025.

Inoltre, prevede una forte domanda di petrolio nei mesi estivi e vede la Cina, il Medio Oriente e altri Paesi asiatici aumentare la domanda nel 2024.

Riviste al rialzo le previsioni sui prezzi del petrolio

Il rapporto dell’AIE ha fatto luce anche sugli aggiustamenti delle previsioni sui prezzi del petrolio a livello mondiale. I prezzi del Brent dovrebbero raggiungere una media di 88,55 dollari al barile nell’anno in corso, rispetto alla precedente stima di 87,00 dollari. Allo stesso modo, i prezzi del WTI dovrebbero raggiungere una media di 83,78 dollari al barile nel 2024, rispetto agli 82,15 dollari stimati a marzo.

La revisione dei prezzi è dovuta alle aspettative di una maggiore riduzione delle scorte di petrolio e ai rischi geopolitici in corso.

Le tensioni geopolitiche sono il rischio principale per i prezzi

Nel 2023, la forte crescita della produzione di greggio degli Stati Uniti e di altri Paesi non appartenenti all’OPEC+ ha contribuito a compensare l’impatto dei tagli alla produzione dell’OPEC+. I prezzi del petrolio hanno subito una forte impennata dall’inizio del 2024, grazie all’escalation delle tensioni in Medio Oriente, agli attacchi alle raffinerie russe, all’estensione dei tagli alla produzione dell’OPEC+ fino a giugno e ai segnali di un potenziale aumento della domanda di greggio. Il conflitto geopolitico in Medio Oriente è considerato uno dei principali fattori alla base del rally del petrolio, in quanto un’ulteriore escalation potrebbe portare a interruzioni dell’offerta, che manterrebbero elevati i prezzi del petrolio nel 2024.

Analisi tecnica

La forza percepita della domanda di petrolio è stata uno dei principali fattori alla base dei guadagni del 18% del Brent fino ad oggi, insieme alle forniture più limitate e alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Dopo aver toccato i minimi a 73,01 dollari a metà dicembre 2023, i prezzi del Brent sono rimbalzati fortemente dal supporto e sembrano diretti verso un nuovo test della precedente resistenza chiave di 97,43 dollari.

A nostro avviso è molto probabile una successiva rottura al di sopra di questa resistenza, dato che il greggio si sta avvicinando al suo periodo di forza, ovvero i mesi estivi nell’emisfero settentrionale.

Conclusioni

Sebbene i rapporti dell’AIE e dell’OPEC offrano preziose indicazioni sulla produzione, sulle previsioni di crescita della domanda e sulle stime del prezzo medio del petrolio, l’influenza delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente rimane un rischio fondamentale per i mercati petroliferi. Un’ulteriore escalation del conflitto nella regione eserciterebbe senza dubbio una pressione al rialzo sui prezzi del petrolio.

A cura di Violeta Todorova, Senior Research Analyst di Leverage Shares

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