Porsche, il miglior fondo hedge dell'anno

COME UN HEDGE FUND

“E’ una Porsche, non è un hedge fund”. La battuta risale al 2007 ed è attribuita a Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Group.  L’occasione gli fu suggerita dai risultati del 13 novembre 2007 dell’omonimo gruppo automobilistico Porsche. In quella data, il gruppo con sede a Zuffenhausen riportò profitti per 5,86 miliardi di euro di cui 3,6 miliardi legati all’operatività sui derivati. Al tempo la casa di macchine sportive deteneva il 31% del capital di [s]Volkswagen[/s]. Ieri la casa tedesca ha portato la quota di possesso su VW al 74,1% grazie all’uso dei derivati, facendo raddoppiare il titolo e causando perdite immense tra i gestori hedge.

IL RAID

Porsche domenica pomeriggio ha annunciato di essere salita al 42,6% dal precedente 35% e di avere in portafoglio opzioni per acquistare un altro 31,5% del capitale della Volkswagen raggiungendo così il 74,1% del capitale. L’escamotage utilizzato da Porsche per compiere il raid è legato alla natura dei prodotti con cui deteneva il secondo 31,5%. Infatti la società non era legalmente costretta a denunciare la quota del 31,5% in carico dato che i derivati (secondo una recente disposizione della Bafin) sono considerati alla stregua del cash che ovviamente non è sottoposto a nessun controllo.

IL DISASTRO

L’annuncio di Porsche ha provocato un terremoto tra gli investitori che nelle settimane scorse avevano venduto allo scoperto puntando su un ribasso del titolo con l’obiettivo di ricomprarlo successivamente ma non così in fretta. Il 12,9% dei titoli Porsche, martedì scorso, era in mano ai cosidetti shortisiti, ossia investitori che prendono a prestito titoli dagli azionisti (dietro il pagamento di un lauto interesse) per poi venderli allo scoperto.

Ovviamente tra questi investitori c’erano sicuramente un folto gruppo di hedge fund che, dopo la notizia di ieri, hanno chiuso la posizione e perso miliardi (la cifra persa si aggira sui 10-15 miliardi di dollari).

L’operazione portata avanti da molti gestori hedge consisteva di shortare l’azione ordinaria e andare lunghi sul quella privilegiata, speculando sul differenziale in vista di un riallineamento dei due titoli. Questo però non è accaduto, visto che dall’inizio dell’anno le azioni ordinarie di VW sono continuate a salire fino mentre le privilegiate a scendere.

A gettare benzina sul fuoco la bassa liquidità del titolo dato che il 20,1% del capitale è in mano alla regione della Bassa Sassonia, limitando così il flottante disponibile per le ricoperture dei fondi al 5,7% dell’intero pacchetto azionario. Addirittura un’operazione low-risk secondo alcuni gestori che però si è tradotta in una perdita secca di 10-15 miliardi di euro.

CONTROLLI INESISTENTI

Durante tutta la vicenda la BaFin non ha mai alzato un dito, limitandosi a registrare i continui rialzi di VW senza però trovare alcuna anomalia ne alcuna manipolazione del mercato. L’unico vero vincitore di questa scalata in tipico stile hedge, è Porsche. La casa automobilistica che produce 100.000 auto all’anno per 7 miliardi di euro di ricavi, è riuscita a impossessarsi del colosso tedesco VW che sforna 6 milioni di auto l’anno per 100 miliardi di euro fatturato.

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