I leading indicators rispecchiano la realtà?

A cura di Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas
In Europa, tutte le strade portano a Parigi in questo momento. La Francia è un paese diviso che attualmente sta attraversando una crisi istituzionale… Anche se la vittoria della Le Pen ci sembri poco probabile, il prossimo presidente difficilmente avrà “carta bianca”. Secondo le differenti proiezioni, qualora Macron venisse eletto, avrebbe a che fare con un’Assemblea Nazionale frammentata con almeno 60 parlamentari provenienti dal Front National (su un totale di 577 parlamentari) e potrebbe aver bisogno dei repubblicani per formare una coalizione. In caso di vittoria dei repubblicani, le attuali divisioni all’interno del partito potrebbero pesare sulla capacità del presidente di implementare le riforme necessarie.
L’Europa starà con il fiato fino al risultato finale delle elezioni presidenziali francesi. Anche dall’altra parte dell’Atlantico c’è dell’inerzia a livello politico. Fino ad ora, Trump non è ancora riuscito ad implementare alcune delle riforme chiave, diversamente dagli altri presidenti che a questo punto del loro mandato erano riusciti ad attuare la maggior parte delle riforme prefissate. Ad esempio Obama era riuscito ad implementare uno stimolo fiscale di 800 miliardi di dollari mentre Bush aveva fornito la maggior parte delle informazioni sul suo programma fiscale. Nonostante ciò, gli investitori non sembrano essere preoccupati dato che i leading indicators continuano ad essere solidi e superiori alle stime.
Sicuramente, la reflazione evidenziata dai leading indicators è più forte rispetto a quanto da noi stimato. Il nostro leading indicator sul commercio globale (ELIT) ha registrato un ulteriore rialzo a febbraio. Contrariamente alle proiezioni, le condizioni finanziarie a livello globale non hanno registrato un peggioramento negli ultimi due trimestri grazie all’ottimismo presente di cui hanno beneficiato anche i mercati, in particolare quello USA e emergente. Tale situazione spiega anche perché i mercati stanno prezzando una probabilità dell’86% che la FED innalzi i tassi di interesse a marzo, una probabilità in linea con il discorso tenuto dalla Yellen lo scorso venerdì.
La cosa più interessante è la disconnessione tra i leading indicators e gli hard data. Si potrebbe pensare che una maggiore fiducia potrebbe agire come un circolo virtuoso auto-realizzatore e i leading indicators potrebbero innescare un’accelerazione ciclica più marcata rispetto a quanto suggerito dai fondamentali. Dato che le società e gli investitori sono stati molto preoccupati dal tema della deflazione negli ultimi anni, uno spiraglio (seppur ciclico) potrebbe esercitare una pressione al rialzo sull’investimento societario. Al riguardo, è interessante evidenziare che il Nowcast della Fed mostra un marcato aumento degli investimenti nel primo trimestre.
Una diversa interpretazione è che i leading indicators potrebbero registrare un rialzo smisurato. Ad esempio, l’ISM manifatturiero questa settimana è stato più elevato delle attese ma, tuttavia, situazioni analoghe si erano registrate anche in passato (si veda il grafico sottostante). In altre parole, il cielo ha dei limiti e il rialzo dei prezzi del petrolio congiuntamente ad una FED sempre più aggressiva potrebbero limitare il potenziale della crescita globale nel breve termine. Nei prossimi trimestri, va, inoltre, osservato lo stimolo fiscale cinese. Più in generale, l’economia globale sta registrando dei buoni risultati dalla scorsa estate grazie al rilancio fiscale cinese e alle accomodanti condizioni finanziarie. I due fattori incideranno, dunque, sulla reflazione futura.
Alla fine siamo stati tra i primi ad aver spinto il tema della reflazione (da un anno a questa parte), stimando, lo scorso anno, uno scenario simile a quanto avvenuto nel 1999. Dall’inizio dell’anno siamo stati più prudenti, segnalando che l’inflazione e gli indici di sorprese economiche erano prossimi ad un picco. Pensiamo comunque che l’inflazione dovrebbe diminuire nel secondo trimestre. I leading indicators rimarranno robusti ma potrebbero presto raggiungere i limiti.
Una situazione analoga si è già registrata sull’indice US Markit Manufacturing PMI. La crescita mensile del nostro indice ELIT si sta riducendo e l’ELIT relativo all’Asia è stato in leggero calo a febbraio. Non dimentichiamoci che nel 2000 i leading indicators hanno superato gli hard dato e l’anno si è concluso male. Questo è il motivo per cui siamo ad un punto di svolta con l’economia globale che potrebbe registrare un’ulteriore accelerazione grazie alla maggiore fiducia o con i leading indicators che cominceranno a deludere.

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