Le peculiarità del cc all’estero

Aprire un conto corrente bancario all’estero è divenuta una pratica legale a partire dagli anni ’90, quando il legislatore italiano ha abolito il reato di esportazione di valuta. Allo stesso tempo è stato elaborato un sistema di controlli, che avevano lo scopo di limitare e soprattutto impedire l’evasione fiscale nei confronti dello Stato Italiano. Questi controlli sono rivolti, tutt’ora, alle transazioni monetarie da e verso l’estero, alle azioni finanziarie e al patrimonio posseduto all’estero.

Perché all’estero
Le cause che portano ad allocare i propri capitali al di fuori dell’Italia possono essere le più svariate, e il più delle volte sono legate a motivi lavorativi e/o personali. Il primo passo sarà quello di valutare il paese più adatto: scegliere un paese con una politica economica forte e stabile, e un governo solido è la mossa giusta, senza sottovalutare i costi e i tassi d’interessi applicati. In certi paesi, soprattutto quelli europei, è possibile aprire i conti deposito anche online, mentre in altri casi è necessario recarsi di persona nello Stato prescelto
I requisiti fondamentali sono relativi all’identificazione e naturalmente ogni nazione richiederà i propri. Si potrà utilizzare la carta d’identità con valore europeo se ci si trova all’interno dell’Unione Europea, altrimenti potrebbe servire il passaporto.

Le comunicazioni necessarie
Prima di partire sarà opportuno accertarsi, contattando la banca alla quale si vuole trasferire il capitale, e chiedendo l’elenco di tutti i documenti necessari. Anche l’Italia richiede delle certificazioni in merito. Infatti se il il deposito estero è superiore ai 10mila euro, sarà necessario compilare il “quadro RW”, della dichiarazione dei redditi.
L’apertura di un conto corrente all’estero è un’operazione legale secondo la normativa sia italiana che europea. L’mportante è che il correntista disponga le apposite dichiarazioni fiscali nel proprio paese di residenza, in piena trasparenza. I vantaggi possono essere numerosi, soprattutto in questo particolare momento, ove fondato potrebbe essere il sospetto sulla solidità del sistema finanziario italiano.
I cittadini della Comunità Europea hanno diritto di aprire un conto corrente in qualsiasi altro stato membro, e anche in banche di paesi non appartenenti all’Ue. Ovviamente anche il trasferimento di somme di denaro su tale conto estero è un atto perfettamente legale purché le somme trasferite vengano versate tramite canale bancario, o in contanti entro il limite concesso per l’esportazione di valuta.

Base imponibile e aliquote

Il conto corrente all’estero, dal punto di vista della tassazione, subirà l’imposta denominata Ivafe. L’imposta, calcolata sul valore dei prodotti finanziari e dovuta proporzionalmente alla quota di possesso e al periodo di detenzione, è pari al 2 per mille a decorrere dal 2014.
Per i conti correnti e i libretti di risparmio detenuti all’estero l’imposta è stabilita nella misura fissa di 34,20 euro per ciascun conto corrente o libretto di risparmio, non dovuta quando il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti conto e dai libretti è inferiore a 5mila euro. Occorre tener conto di tutti i conti o libretti detenuti all’estero dal contribuente presso lo stesso intermediario, a nulla rilevando il periodo di detenzione del rapporto durante l’anno. Se il contribuente possiede rapporti cointestati si tiene conto degli importi a lui riferibili pro quota.

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