Prima candelina per Amaranto

Compie un anno Amaranto Italian Market, il primo fondo azionario dedicato alle società quotate sull’Aim. Creato dalla Sicav di diritto lussemburghese Main Tower e gestito con l’advisory di Amaranto Investment Sim, che da anni segue il mercato delle ”small e micro cap”, il fondo sconta un contesto di mercato fortemente penalizzante. Non solo la capitalizzazione complessiva del segmento promosso da Borsa Italiana è oggi di soli 2,8 miliardi di euro, ma anche l’andamento appare poco premiante anche se in linea con Piazza Affari: l’indice Ftse Aim Italia ha subito un calo negli ultimi 12 mesi del 24,6% rispetto al 22,8% del Ftse Mib rispetto al quale però ha fatto meglio da inizio 2016 registrando un meno 9,3 contro il 14,4%.

Mercato secondario ancora limitato
Perché questo segmento stenta a decollare? Quali sono gli ostacoli? Ne parliamo con l’amministratore delegato Gian Paolo Rivano che coordina il team di advisory del fondo che oggi è investito in società come Expert System, Enertronica, EnergyLab, Giglio TV, Modelleria Brambilla e Digital Magics. “In primo luogo l’Aim è un mercato regolamentato da Borsa Italiana ma non sottoposto alla vigilanza della Consob, una caratteristica che per alcuni soggetti rappresenta un freno. Le Ipo si configurano come una sorta di club deal in grado di attrarre di solito dai quattro ai cinque soggetti strutturali. Il problema fondamentale è che non c’è un numero adeguato di attori sul mercato secondario in grado di animare gli scambi che restano sotto tono. I controvalori dell’aziende quotate sull’Aim ne risentono indipendentemente dalla bontà del sottostante e quindi della validità del piano industriale dell’impresa emittente”.
Secondo Rivano tuttavia il segmento è destinato a diventare più efficiente nei prossimi anni anche in assenza di interventi normativi. “In Francia attraverso un intervento di tipo regolamentare hanno stabilito per i fondi assicurativi e previdenziali un obbligo di investire una percentuale marginale degli asset in aziende con caratteristiche simile a quelle quotate sull’Aim. Noi crediamo invece che il mercato abbia già tutte le carte in regola per crescere purché l’investimento abbia una durata almeno pari a quella del piano industriale delle società. L’Aim non rappresenta un tema di trading, bensì di sostegno ai buoni fondamentali di molte imprese italiane”.

Rosaria Barrile

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