A Boston la private bank è di comunità

Massimiliano Carrà

Non solo numeri. Le strategie di Boston Private sono un benchmark per tutta l’industria del wealth management per la capacità della società americana di cavalcare i mutamenti del mercato.

Guidata dal ceo e presidente Anthony DeChellis (già presidente di OurCrowd Venture Capital dal 2014 al 2016 e ceo di Credit Suisse Private Banking – Americas dal 2006 al 2013), sul finire dello scorso anno è finita sotto i riflettori per diverse importanti operazioni economiche. In primis, tre società di investimento, Wasatch Advisors, Blackrock Fund Advisors e The Vanguard Group, hanno acquistato circa 1,5 milioni di titoli della holding (quotato all’interno dell’indice Nasdaq di Wall Street), dimostrando di credere molto nel potenziale della banca focalizzata sulla gestione dei grandi patrimoni. Il pacchetto più consistente è stato quello acquistato da Wasatch Advisors: 864mila azioni.

Sicurezza e stabilità

L’investimento dei tre big ha ulteriormente focalizzato l’attenzione sui conti della banca di Boston, che tra l’altro, ha ottenuto due riconoscimenti importanti in termini di sicurezza e stabilità: uno da Financial Publishing e l’altro da Bankrate. Secondo i primi, il gruppo statunitense si colloca all’interno della classifica dei “Superior”; per i secondi, è riuscito ad ottenere, sempre dal punto di vista di sicurezza e stabilità, il punteggio di quattro stelle su cinque.
Per entrare invece nel merito del giro d’affari della banca americana, è necessario prendere a riferimento gli ultimi dati di bilancio resi noti dallo stesso gruppo, ossia quelli al 31 dicembre 2019. Da essi si evince che Boston Private ha riportato 15,2 miliardi di dollari di totale attivo gestito, 7,3 miliardi di dollari di depositi totali e 7 miliardi di prestiti totali. Numeri record, che dimostrano una vera e propria crescita esponenziale della banca americana. Per fare un esempio, esattamente un anno prima, ossia al 31 dicembre 2018, il totale attivo gestito dalla Boston Private era meno della metà, 6,9 miliardi di dollari.
Tralasciando i dati economici, è interessante evidenziare quanto il gruppo bancario sia attento alla parità di genere. Come si evince dalla sezione “Who We Are” del loro sito ufficiale, il 48% dei ruoli di leadership all’interno dell’azienda sono affidati a manager donne. Importante anche la presenza delle quote rosa all’interno del cda: il 45%.

 

Linee di business
Private banking, prestiti, gestione patrimoniale, family office, servizi fiduciari e immobiliari. Sono tanti i settori in cui è attiva Boston Private – nata il 2 settembre 1987 – che attualmente conta più di 800 dipendenti in oltre 20 uffici dislocati in diversi stati: a partire dal New England fino ad arrivare allo stato di New York e a quello della Florida.

 

Sostegno a chi è in difficoltà

Se da una parte il segmento del private banking fornisce servizi alle imprese private, alle partnership private e alle organizzazioni senza scopo di lucro, dall’altra, quello del wealth management & trust offre strategie finanziarie basate sulla gestione patrimoniale, family office, pianificazione finanziaria e fiscale e servizi fiduciari a privati, famiglie e istituzioni con o senza scopo di lucro.
Il motto della società è “aiutarti a vivere la vita che desideri”, con un focus sulle comunità in cui opera. Così, al di là del core business, il gruppo si impegna ad aiutare: chi acquista una casa per la prima volta; organizzazioni senza scopo di lucro al servizio di persone e comunità a basso e moderato reddito, comprese le organizzazioni abitative e di sviluppo economico, i fornitori di servizi sociali e sanitari, le organizzazioni che promuovono la rivitalizzazione del vicinato, lo sviluppo della comunità, la creazione di posti di lavoro, le scuole charter e altri servizi di investimento della comunità; infine Pmi. Inoltre, a partire dal 2000 il programma di investimento comunitario di Boston Private ha investito oltre 2 miliardi di dollari nei quartieri di Greater Boston, San Francisco Bay Area e Los Angeles.

 

Tradizione e innovazione

Considerando tutti questi fattori, Boston Private può essere definita una “traditional private bank”, ossia una banca nata non per vendere dei prodotti finanziari, aspetto molto comune per le banche tradizionali italiane che si aprono a questo mondo, ma per poter gestire in maniera personalizzata le attività finanziarie e le esigenze familiari dei propri clienti. Non a caso, uno dei claim dell’istituto americano è: “Sul piano finanziario devo destreggiarmi tra un’azienda in crescita e una famiglia in crescita. La mia private bank ha le competenze per aiutarmi a pianificare entrambi”.

 

Gli effetti del coronavirus
Come tutte le aziende mondiali, anche Boston Private nelle ultime settimane sta risentendo degli effetti negativi scatenati dalla pandemia da coronavirus. Per fare un esempio, dalla seduta di Borsa del 20 febbraio a quella del 20 marzo il titolo della holding ha ceduto a Wall Street il 47%, con le azioni che sono crollate da 11,88 dollari per azione a 6,28 dollari per azione.
Ovviamente, non bisogna dimenticare che proprio in questo arco temporale Wall Street è andata incontro, in termini percentuali, alla peggior seduta della sua storia dal 1987, ossia da quel fatidico lunedì nero. Non a caso, il Nasdaq, listino all’interno del quale è quotata la holding del gruppo, proprio nel mese analizzato ha perso circa il 27%.
L’istituto di credito americano, oltre ad aver iniziato a sensibilizzare i propri clienti all’uso del portale digitale online della banca – mantenendo comunque aperte le filiali -, ha anche indicato le principali misure economiche assunte in risposte all’emergenza sanitaria.
Tra queste, vista la difficoltà da parte dei clienti di continuare il pagamento delle rate dei prestiti, Boston Private – in collaborazione con agenzie di regolamentazione e altri gruppi – ha immediatamente deciso di rinunciare agli eventuali addebiti tardivi che altrimenti sarebbero stati applicati ai pagamenti del prestito di marzo.

 

 

 

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