Le conseguenze dello short squeeze

Roberto Falzoni

 

 

L’inizio del 2021 è stato caratterizzato non solo dal rialzo prolungato e indiscriminato di alcuni titoli dei settori tecnologico e auto elettriche,

ma anche dallo short squeeze avvenuto sui titoli più venduti allo scoperto.

 

Trader all’attacco

Grazie alle piattaforme di trading on line, ai day traders e a i social networks tipo Reddit, un brusco movimento al rialzo ha caratterizzato titoli presi di mira dai fondi hedge. Alcuni operatori che fin qui si erano distinti per essersi mossi sostanzialmente senza freni, si sono fatti prendere di sorpresa dagli acquisti in massa dei piccoli e sono stati costretti a correre ai ripari ricomprandoli. Il risultato è che questi titoli hanno restrato balzi tra il 100% e il 500% in due-tre sedute, facendo subire pesanti perdite ai fondi.

 

I precedenti

Il fenomeno dello short squeeze lo avevamo gia vissuto in passato su alcuni titoli specifici come per esempio Vw o più recentemente Tesla, ma non era mai diventato un movimento così ampio da poter influenzare Wall Street.

Infatti, l’accumularsi di perdite e margin call ha costretto alcuni hedge fund a liquidare anche posizioni long e ha generato un ribasso generale del 3-4% per i principali indici di settore. Vedremo nel prossimo futuro se ci sarà un seguito dato che il diffondersi di questo ‘virus’ a tutte le posizioni allo scoperto e in leva potrebbe provocare dei danni ben maggiori anche alla credibilità delle strategie long short e di alcune delle star di Wall Street.

 

Nuovi criteri di selezione

Questo ci porta a rivalutare l’efficacia delle strategie long short equity e a dover selezionare con attenzione i fondi e i manager in funzione del loro possibile rischio. Cerchiamo quindi di evitare chi opera con troppa leva e nei settori delle small-mid size cap che sono più esposti a questo tipo di problematica.

Infatti, alcuni di questi fondi che si dichiarano market neutral o con bassa esposizione al mercato hanno le loro posizioni long che sono controbilanciate in exposure assoluta da quelle short. Ma questo, in momenti specifici come l’attuale, potrebbe non funzionare dato che le posizioni short possono soffrire perdite molto elevate causate da short squeeze, mentre le posizioni long potrebbero non reagire. Quindi meglio prendere in conto – per le nostre decisioni di investimento – il total maximum exposure(100% long position +100% short position uguale a 200% total exposure) per ogni fondo piuttosto che il net exposure.

 

Il rischio di una tempesta perfetta

Si intuisce subito che le variazioni mensili possono diventare molto importanti quando invece pensavamo che questa strategia potesse ridurre la volatilità dei risultati.

Se poi a questi risultati negativi dovesssero aggiungersi domande di rimborso degli investitori preoccupati dalle perdite importanti in un tempo cosi ristretto, questi fondi e i loro gestori si ritroverebbero nella tempesta perfetta.

Prendiamo come esempio il fondo Cooper Creek Partners North America LS Equity Ucits gestito da Rob Schwartz e dal suo team, che hanno più di dodici anni di ottimo track record. Il fondo, che aveva chiuso il 2020 con un’ottima performance del +11,7%, e che conta aum per circa 180 milioni di dollari gestione, aveva una net exposure del 6,4% e circa 87% long e 81% short.

Il fondo era ben diversificato per settori e nomi, ma soprattutto attivo su small e mid cap Usa. L’ultima settimana di gennaio è stata fatale con una perdita del 9%.

Per farsi un’idea più chiara, nel mese di marzo 2020, durante il Covid crash, Cooper Creek aveva guadagnato quasi il 4% e il peggior mese era stato agosto a -3,1%. Ma gennaio 2021 costringe ad aggiornare queste valutazioni.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!