Ragaini (Aipb): “Il private banking è una questione di fiducia”

Luigi dell’Olio

 

Una vera e propria industria del risparmio, che gestisce il 50% della ricchezza finanziaria in capo alle famiglie italiano. È la fotografia del private banking in Italia, che negli anni è cresciuto a ritmo accelerato sia rispetto all’economia nazionale, sia al settore del risparmio gestito in generale. Della situazione attuale e delle prospettive del comparto abbiamo parlato con Andrea Ragaini, da qualche mese presidente dell’Associazione italiana private banking (Aipb), nonché vice direttore generale di Banca Generali.

 

Se volgiamo lo sguardo all’indietro, al 2004 anno di nascita di Aipb, di strada ne è stata fatta tanta.

È così. Abbiamo raggiunto risultati difficilmente prevedibili, anche dai più entusiasti. Diciotto anni fa si trattava di un piccolo segmento di mercato; oggi siamo un’industria, anzi potremmo dire una filiera che comprende le fabbriche prodotto, le compagnie assicurative, i distributori e ovviamente i risparmiatori/investitori. Se abbiamo raggiunto il 50% delle ricchezza investita dalle famiglie italiane significa che il modello di servizio, caratterizzato dalla professionalità dei private banker e dalla vicinanza alla clientela, è stato vincente. Ma non ci sediamo sugli allori.

 

Anche perché ora si tratta di fare i conti con uno scenario dei mercati tutt’altro che florido. Quali sono oggi le principali preoccupazioni della clientela?

Per la prima volta da tanti anni, il 2022 sta facendo registrare performance negativa sia sul fronte equity, sia su quello dei bond, con una performance cumulata tra le peggiori ultimi 40 anni. Finora la clientela del private banking ha reagito con razionalità: i riscatti sono stati limitati e questo è un grande segno di maturità per gli investitori. Significa che si sta imparando a gestire l’emotività e, dal canto nostro, siamo orgogliosi di questo approccio. Dopo le recenti strette delle banche centrali e il ridimensionamento dei corsi azionari, oggi ci sono le condizioni per ottenere rendimenti interessanti nel medio periodo.

 

La sfida è ridurre il risparmio fermo sui conti correnti, che non solo è improduttivo, ma produce una perdita sicura a fronte di un’inflazione che non smette di correre.

Il risparmio delle famiglie, che ammonta a circa 1.250 miliardi di euro, oggi può trovare nuove strade proprio alla luce dei rialzi dei tassi. Abbiamo iniziato il 2022 con il bund decennale in terreno negativo e il BTp di analoga durata intorno all’1%, oggi rendono rispettivamente l’1% e oltre il 3%. Questo significa che si può tornare a investire senza rimetterci anche in campo obbligazionario.

 

Da tempo chiedete una revisione della normativa fiscale per favorire gli investimenti di lungo termine. Non bastano le agevolazioni previste per i Pir?

I Pir sono stati una grande innovazione che risponde a un’esigenza del Paese, quella di far affluire nuovi capitali sulle imprese, per aiutarle a investire, a diventare più grandi e quindi più competitive nello scenario globale. Occorre proseguire su questa strada. Siamo attivi nel dialogo con le istituzioni in primo luogo perché venga riconosciuto il valore della gestione professionale del risparmio, proprio alla luce delle dimensioni raggiunte dalla nostra industria. L’autorevolezza che ci siamo guadagnati sul campo ci consente di proporre una differenziazione della fiscalità tra operazioni finanziarie di breve termine e

investimenti di medio-lungo periodo. Oggi esiste una tassazione unitaria al 26%, che non aiuta né la pianificazione delle famiglie, né lo sviluppo del mercato finanziario e delle imprese.

Sul fronte dei Pir, vediamo margini di intervento ulteriore, ad esempio ampliando la platea degli investimenti ammessi o consentendo di detrarre le perdite.

 

Su quest’ultimo punto chiedete anche la parificazione tra risparmio gestito e amministrato. In che modo?

Non si tratterebbe di introdurre misure di favore, ma solo di garantire un livellamento nel campo di gioco tra vari strumenti di investimento. Compensare eventuali perdite generate con il risparmio gestito con eventuali guadagni nel risparmio amministrato, così come eliminare l’Iva sui servizi di gestione patrimoniale va in questa direzione.

 

Ci sono poi battaglie che si giocano a livello internazionale, dato che la regolamentazione comunitaria diventa sempre più pressante?

Su questo versante stiamo lavorando molto insieme con le altre organizzazioni come la nostra. Puntiamo al riconoscimento nella normativa comunitaria della figura di investitore semi professionale, al quale consentire un più ampio spettro di investimenti alla luce del rapporto di vicinanza con i consulenti professionali.

 

Insiste molto sul tema della professionalità, ma occorre considerare che l’età media dei private banker oggi è piuttosto avanzata e non sono molti i giovani che scelgono di avviarsi a questa professione.

È vero quello che dice. Proprio perché il nostro settore è giovane, i private banker in attività arrivano tutti da altri percorsi, dalle direzioni bancarie alla gestione della clientela affluent, in alcuni casi anche dal corporate. Riteniamo perciò fondamentale un percorso di formazione ad hoc (si veda box in pagina sul master), che consenta di inserire giovani professionalità provenienti dal mondo universitario.

 

Oggi i neolaureati più brillanti di solito scelgono di lavorare nell’investment banking o nei consumer goods. Come pensate di convincerli a entrare nel private banking?

Innanzitutto raccontando quello che fa questo professionista. Non si tratta solo di affiancare il cliente nelle scelte di investimento, ma di creare un rapporto di fiducia destinato a durare negli anni. E la fiducia si crea e si rafforza mostrando competenza, vicinanza, capacità di fornire risposte adeguate.

In definitiva, quello di private banker è un lavoro bellissimo, che richiede capacità non solo di interpretazione commerciale, ma anche tecnica, e di aggregazione delle informazioni provenienti da tante fonti. È un lavoro di squadra, nel quale le individualità possono esprimersi al meglio.

 

Box-Il master

Dal 2 novembre sono aperte le iscrizioni all’edizione 2023 del master Aipb in Private Banking & Wealth Management, che durerà nove mesi, di cui tre di formazione in modalità prevalentemente online sincrona e sei di stage remunerati presso 25 istituti finanziari associati ad Aipb che hanno aderito all’iniziativa.

Il master avvicina giovani neolaureati al mondo del lavoro, attraverso un percorso formativo che li introdurrà nel mondo del private banking e nel wealth management.

Il corpo docente è composto da circa 140 relatori fra docenti universitari, studi professionali e rappresentanti dell’industria direttamente o indirettamente collegati al Private Banking e al Wealth Management

Il corso è rivolto a: neolaureati ai corsi di laurea magistrale in economia, ingegneria gestionale, giurisprudenza e scienze statistiche, che abbiano ottenuto come voto minimo di laurea 99/110 e siano nati dal 1995 (compreso);

laureandi magistrali ai corsi di laurea magistrale in economia, ingegneria gestionale, giurisprudenza e scienze statistiche, che ultimeranno tutti gli esami entro l’inizio del corso (con tolleranza di un esame arretrato) e una votazione media di tutti gli esami sostenuti che assicuri il voto finale pari almeno a 99/110, che discutano la tesi entro il 31/12/2023 e siano nati dal 1995 (compreso).

 

Il programma, sviluppato in circa 312 ore di didattica, affronta sia tematiche finanziarie tecniche che inerenti alle attitudini trasversali della gestione della relazione con il Cliente. Verranno trattati: l’evoluzione degli strumenti e dei servizi finanziari dai più tradizionali ai più tecnologicamente avanzati, l’approccio alla sostenibilità, le soluzioni digitali, il Fintech collegato al Private Banking, la finanza comportamentale, l’empatia e l’approccio neuroscientifico.

Per approfondire:

Master.aipb.it

[email protected]

 

 

Box-Il forum annuale

“Fiducia, innovazione, protezione: il valore della consulenza private”. Si intitola così la diciottesima edizione del forum di Aipb in programma il 23 novembre prossimo. L’evento si svolgerà a Milano presso Palazzo Mezzanotte, con ingresso riservato agli associati e possibilità per gli altri di seguire la diretta streaming collegandosi al sito internet Forumprivatebanking.it.

Fiducia, innovazione e protezione sono i valori guida ai quali il private banking ha fatto riferimento nel corso della sua evoluzione, facendo emergere l’importanza di una gestione professionale della ricchezza delle famiglie private. Il futuro porta sfide importanti, in parte legate allo scenario macroeconomico globale e in parte determinate dall’evoluzione della società, in particolare dai comportamenti e dalle attese degli investitori. Come rinsaldare la fiducia dopo l’ennesima (ma diversa) crisi, quali leve attivare per intercettare e soddisfare i bisogni dei clienti private di domani, come ingaggiare la nuova generazione di professionisti, quali possono essere gli ingredienti di successo per i nuovi modelli di servizio. Di questi temi, e di molto altro, se ne parlerà in occasione del forum.

Nelle passate edizioni dell’evento, esponenti dell’industria e del sistema finanziario, opinion leader ed economisti si sono confrontati sul posizionamento del private banking italiano rispetto alle altre piazze finanziarie globali, sul contributo del risparmio private a supporto della crescita economica e sul ruolo del settore nel “rinascimento” economico e culturale del Paese.

Questa folta rappresentanza e la portata dei temi affrontati ha permesso di raggiungere un pubblico estremamente ampio – che ha potuto seguire l’evento da remoto – formato anche da clientela finale e da studenti universitari che si avvicinano alla professione in questo settore.

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