Banca Generali amplia i servizi nella governance

Vito Andreola

 

Banca Generali porta l’advisory alle Pmi non solo sulla sfera degli investimenti e corporate finance, ma anche sulle sfide della governance. L’istituto guidato dall’ad Gian Maria Mossa punta alle imprese con i servizi corporate e in questo contesto la governance diventa la chiave per raccogliere le opportunità dall’apertura del mercato dei capitali e l’interesse degli investitori.

 

Percorso condiviso

Oggi infatti le Pmi si trovano di fronte all’opportunità di intraprendere per tempo percorsi strategici dal punto di vista ambientale, sociale e di governance, posizionandosi efficacemente nei confronti di tutti gli stakeholders e garantendosi cosi una crescente competitività nel proprio settore.

E in questa direzione Banca Generali punta ad accompagnare i clienti in maniera olistica tutte le componenti che riguardano la crescita dell’impresa mostrando le best practice e ponendosi come partner in grado di far dialogare le molteplici competenze.

Ma perché in questo contesto la governance diventa così importante? Perché una governance non allineata alle aspettative di mercato risulta penalizzante sotto molteplici punti di vista, come dimostra una ricerca condotta dalla Sda Bocconi che vede la banca del Leone al suo fianco nell’osservstorio dedicato.

 

Il tesoro nascosto

“Nella governance si nasconde un vero tesoro e sarebbe un peccato per le aziende lasciarselo sfuggire. Perché governance significa anche progettare, pianificare e attrarre talenti: aspetti che le imprese italiane non possono trascurare per crescere”, afferma Marzio Albonico, responsabile Family Protection& Planning di Banca Generali e presidente della fiduciaria Generfid.

Al centro dell’attenzione, il tema del passaggio generazionale e il contributo del governo societario al successo aziendale. “La visione d’insieme sulle esigenze patrimoniali e aziendali degli esperti del settore si esplicita infatti in possibili sbocchi a lungo termine e mosse d’anticipo costruttive per la tutela del patrimonio. Consulenza corporate significa infatti dare valore; dare valore richiede approfondimenti e aggiornamenti continui”, sottolinea Albonico. Da qui l’idea di supportare la ricerca di Sda Bocconi “Corporate Governance Lab”, unica in Italia per suo genere, che dal 2019 canalizza il tema della governance societaria delle imprese non quotate da diversi punti di vista.

L’analisi, effettuata su 6.156 aziende italiane, con fatturato superiore ai 50 milioni di euro, non lascia spazio a dubbi. Il mancato passaggio dimensionale comporta una ridotta competitività a livello di “sistema Paese”, una ridotta capacità di investimento, istruzione e digitalizzazione, una ridotta produttività del lavoro, un mercato dell’equity asfittico e una certa ritrosia alle operazioni di m&a.

 

 

Le pietre miliardi

Ma quali sono le pietre miliari della buona governance? “La ricerca ne individua cinque: la presenza di un consiglio di amministrazione, la diversity del board in termini di caratteristiche personali (l’età, il genere e la provenienza geografica), la leadership individuale, la presenza di consiglieri outsider e la separazione dei ruoli di presidente e amministratore delegato”, sottolinea il manager.

Oggi, per fortuna, gli strumenti che incentivano e facilitano il passaggio generazionale ci sono e si concretizzano, per esempio, nel patto di famiglia, nella donazione, nel testamento e nei patti parasociali. Aleggia tuttavia il rischio che le agevolazioni fiscali vengano ridotte in futuro (vista una recente sentenza della Corte Costituzionale e gli interpelli recenti), per cui è importante agire ora.

Centrale è poi lo statuto, che in molti casi gli imprenditori non rileggono da anni (se non decenni) ma che pone le basi sui meccanismi per il corretto funzionamento dell’azienda, compreso il tema successorio e di continuità aziendale. Anche la fiduciaria, inoltre, può avere un ruolo centrale nella definizione delle regole e nella certezza del rispetto delle stesse.

“In questo contesto l’advieory di Banca Generali risponde all’esigenza di mettere a disposizione della clientela una gamma completa di prodotti e servizi con tutti gli asset che compongono il patrimonio, in coerenza con la filosofia di valorizzazione, protezione e trasmissione della ricchezza globale del cliente declinata in tutti i suoi profili: finanziario, societario, immobiliare, artistico e di protezione e trasmissione del patrimonio”, aggiunge.

 

Competenze integrate

Il team di consulenza corporate, in particolare, si occupa di affiancare gli imprenditori in momenti di discontinuità aziendale, che spaziano dal supporto alla realizzazione di operazioni di finanza straordinaria (m&a, private equity, ipo, emissione di bond) alla consulenza sulla posizione debitoria, passando per il monitoraggio di soluzioni di finanza agevolata, l’accesso ai servizi di credito e l’attuazione di percorsi di sostenibilità di lungo periodo.

Il modello di business vede l’erogazione dei servizi alla clientela attraverso un modello di architettura aperta, nel quale la banca cura in prima persona l’origination dell’operazione e monitoral’esecuzione dei servizi svolta attraverso partnership con operatori “best-in-class” per le singole tipologie di attività.

“L’operatività del team è incentrata sull’affiancamento a consulenti e clienti imprenditori direttamente sul territorio, come dimostrano le numerose attività di formazione e incontri sul che vengono costantemente portate avanti dalla banca private”, conclude.

 

 

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