Aste: l’arte Old Master è un evergreen

Di Giacomo Nicolella Maschietti

 

Investire in opere d’arte antiche può rappresentare una strategia interessante per diversificare un portafoglio di investimenti. Tuttavia, considerati i recenti record milionari delle aste a New York, nelle vendite di Christie’s e Sotheby’s, e la contestuale stagnazione della fascia media sotto i 100 mila euro, occorre considerare alcuni punti importanti prima di impegnare risorse significative in questo settore. Innanzitutto la stabilità e valore nel tempo: alcune opere d’arte antiche, specialmente quelle di artisti rinomati o opere iconiche, hanno dimostrato di mantenere o aumentare il loro valore nel tempo. Non tutte le opere però si apprezzano allo stesso modo. È necessario fare una ricerca approfondita sull’artista, lo stile e la provenienza dell’opera specifica prima di investire. Non è in effetti particolarmente saggio allocare tutti i fondi in un’unica opera d’arte, piuttosto conviene diversificare con una varietà di opere, stili e periodi artistici. Le opere possono infatti rivelarsi investimenti illiquidi, il che significa che potrebbe essere difficile convertire rapidamente l’investimento in contanti se necessario.

 

Investimenti complessi

Gli investimenti nell’arte antica sono complessi e richiedono una conoscenza approfondita del mercato dell’arte. È importante considerare se si sta acquistando un’opera d’arte principalmente per il suo valore finanziario o perché la si apprezza veramente. Sebbene possano sovrapporsi, l’aspetto estetico e personale dovrebbe sempre essere un fattore importante nella decisione di investimento. Ecco perché PRIVATE ha deciso di interpellare due esperti di una casa d’aste italiana, Wannenes, con sedi a Milano, Genova, Roma e Montecarlo. Cominciamo con Antonio Gesino, responsabile del dipartimento Dipinti Antichi.

 

Questo segmento rappresenta da sempre il core business della vostra casa d’aste. Come si è evoluto negli anni e come definirebbe il momento attuale, tra vendite internazionali milionarie e quadri che, pur validi, restano al palo?

Negli ultimi anni il mercato dei dipinti antichi si è particolarmente selezionato e da parte nostra siamo sempre più attenti alle valenze qualitative e critiche delle opere che presentiamo alle nostre aste, prediligendo altresì, dipinti che possiedono bibliografie e provenienze precise. Per quanto riguarda le vendite milionarie ne prendiamo atto, ma sappiamo altrettanto bene che la Storia dell’arte offre autori e opere affatto minori dal punto di vista estetico-culturale e che è anche compito del mercato valorizzarli. La rincorsa al capolavoro assoluto o al solo grande nome non produce solo benefici e dal punto di vista della comunicazione rischia sempre più di generare una sorta di pettegolezzo che poco ha a che fare con la realtà oggettiva dell’arte e dei suoi sistemi. In poche parole, è necessario volgersi al mercato con uno sguardo culturale più ampio.

 

 

Ci può raccontare qualche vendita eccellente che avete fatto nelle ultime aste?

Studiare le opere vuol dire valorizzarle e contestualizzarle nella maniera più precisa possibile e in questi anni la ricerca storico-artistica sta facendo enormi progressi. Questo sicuramente è il segnale più importante per il futuro, che deve essere improntato alla ricerca. Solo partendo dalla ricerca si può dare la giusta importanza all’arte e al suo mercato, poiché la cultura è un insieme di beni ricco di virtù che necessità di essere valorizzato con le giuste metodologie. Questo è il corretto approccio alle opere che compongono i nostri cataloghi che sorrette da questo background di conoscenza attraggono l’interesse del collezionismo italiano e internazionale.

Quattro esempi mi appaiono illuminati per comprendere questo metodo di ricerca. Nel settembre 2021 era presente un dipinto raffigurante l’Allegoria della Prudenza che abbiamo attribuito alla mano di Bernardino Mei, elegante protagonista del Seicento senese che dopo un’accesa disputa è stato battuto a 275.000 euro.

Nel giugno 2022 due strepitosi ritratti di Bernardo Strozzi delle Sante Apollonia e Cecilia provenienti dalla collezione Chigi, insieme sono stati esitati insieme a 275.200 euro. Nell’asta di maggio 2023 la spigliatezza delle cromie e la luce rapida e vibrante del settecentesco Giacomo Bazzani – artista mantovano dal grande talento ma non ancora conosciuto al mercato dell’arte – è stato aggiudicato con un’intensa Annunciazione a 100.100 euro. Infine, il carattere manieristico ed italianizzante di ascendenza raffaellesca e una storia delle provenienze di illustre lignaggio ha dettato l’ottimo risultato del Riposo durante la fuga in Egitto dei fiamminghi Henderick de Clerck e Denis van Aalsloot, olio su tavola che è stato acquistato a 118.850 euro.

 

Può darci qualche anticipazione sulle prossime vendite da non mancare per tutti gli appassionati di Old Masters?

Tre opere spiccano per qualità e bellezza: la prima è una Santa Caterina d’Alessandria di Bernardo Strozzi del 1640 circa (lotto 116, stima 30 mila euro), ovvero opera da riferirsi alla produzione tarda dell’artista dove si rivela appieno una qualità e una scioltezza di notevole sprezzatura, la medesima che riscontriamo nelle migliori creazioni, in virtù di una libertà gestuale del dipingere in cui l’autore costruisce i volumi e tratta le superfici con pennellate grasse di colore, connotando il carattere distintivo della sua arte.

Il secondo lotto da segnalare è sicuramente un Capriccio con musicista e contadini davanti ad un altare portatile con Sant’Antonio da Padova di Alessandro Magnasco (lotto 117, stima 30 mila – 50 mila euro) dove l’artista genovese impiega un’inconsueta tonalità chiara e l’iconografia coniuga il gusto picaresco a una tematica di devozione popolare, conseguita con una scrittura pittorica veloce e spezzata. Si può infatti intuire l’influenza di Jacques Callot e delle opere “in piccolo” collezionate dal principe che indussero l’autore a precise scelte linguistiche e culturali, permettendogli di modulare la severità lombarda e le raffinatezze dell’arte genovese d’età barocca in maniera personalissima.

Merita una menzione particolare un intenso San Girolamo che nel 2003 da Gianni Papi e Nicola Spinosa segnalarono come rilevante e precoce opera di Giuseppe Ribera, realizzata verosimilmente al 1612 quando l’artista era appena giunto a Roma e influenzato dai seguaci francesi e fiamminghi di Caravaggio (lotto 118, stima 40 mila – 70 mila euro).

 

La seconda esperta intervistata è Rosanna Nobilitato, responsabile del dipartimento Dipinti del XIX Secolo.

Dopo anni di mercato interlocutorio, l’Ottocento sembra oggi offrire più soddisfazione ai collezionisti: quali i soggetti più apprezzati?

La pittura dell’Ottocento sta vivendo un momento molto positivo sul mercato dell’arte suscitando sempre maggiore interesse da parte dei collezionisti e appassionati che cercano in un’opera il piacere estetico e la sicurezza dell’investimento. Il nostro compito è quello di intercettare il gusto in continua evoluzione dei più grandi collezionisti italiani e internazionali e proporre opere giuste a cifre corrette e interessanti  Le correnti artistiche attualmente più richieste, oltre al romanticismo ormai consolidato, sono il  simbolismo e il  divisionismo; tra gli artisti  protagonisti delle ultime aste possiamo menzionare un bellissimo dipinto intriso di romanticismo  del pittore Cesare Saccaggi intitolato Anime Solitarie, mentre per la corrente divisionista si è distinto una luminoso e vibrante paesaggio dell’Inverno in Engadina di Gottardo Segantini, dove l’artista realizza un capolavoro coloristico che unisce elementi del simbolismo e del divisionismo di suo padre Giovanni, da lui intensamente studiato.

 

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