Il paradosso del consulente indipendente collocatore

di Fabrizio Tedeschi

È un documento d’indirizzo giuridico-organizzativo, con una valutazione del rapporto costi/benefici, così come richiesto dalla legge. Tutto ineccepibile. Definiti gli aspetti giuridico/organizzativi, vediamo quali possono essere le conseguenze di mercato di una simile innovazione.
Naturalmente le autorità non potevano entrare più di tanto nel merito di questioni di mercato, ma certamente ne avranno tenuto conto, e soprattutto le associazioni imprenditoriali e dei promotori le avranno ben valutate. Nel novero dei soggetti partecipanti ai lavori non sono stati invitati, perché ancora formalmente inesistenti, coloro che potrebbero essere i veri beneficiari dell’iniziativa: i consulenti finanziari persone fisiche. Difatti il loro albo, il loro organismo, la loro stessa figura giuridica non sono stati ancora ben definiti, ma in questa occasione la loro presenza sarebbe stata utile per approfondire alcuni aspetti, specie prospettici. Il cuore del progetto consiste nella costruzione di una piattaforma informatica unica sulla quale far confluire tutte le operazioni sulle quote dei fondi comuni sia italiani sia esteri (ovviamente il progetto é molto più completo e complesso, ma lo semplifichiamo a fini espositivi). I problemi da superare sono tanti, ma con buona volontà da parte di tutti, compreso il legislatore fiscale, il risultato potrebbe essere raggiunto. Ma sarà solo il primo passo, perché la costruzione di una comune piattaforma è propedeutica alla nascita del relativo mercato. Nel documento é esclusa la quotazione delle quote di fondi, ma non si potrà impedire che qualcuno lo faccia. Con ogni probabilità, in capo a qualche anno dalla realizzazione del progetto, avremo un mercato delle quote dei fondi o un sistema multilaterale di negoziazione. Con tutte le conseguenze del caso. E non saranno poche.

Ad esempio, se sarà più facile la “portabilità” dei fondi da parte dei clienti, sarà in pari misura più facile cambiare casacca da parte dei promotori. Questo può avere aspetti negativi e positivi per gli investitori, ma sicuramente determinerà instabilità nelle reti di vendita. Le più attrezzate reagiranno migliorando i servizi ai promotori e alla clientela; le altre molto probabilmente vivacchieranno o scompariranno. Vi saranno problemi di stabilità, anche patrimoniale, che dovranno essere valutati e affrontati per tempo, con operazioni straordinarie quali fusioni, cessioni, liquidazioni.
Dal punto di vista giuridico non è stato ancora soppesato completamente l’effetto che la dematerializzazione potrà avere in merito all’applicazione della normativa sugli inducement. Divenendo tutto il sistema più trasparente e meno costoso, sarà sempre più difficile trovare le motivazioni adeguate per l’applicazione delle vecchie commissioni di collocamento, oggi denominate nella maniera più fantasiosa, spesso nascoste dietro una formale consulenza o altri servizi, non sempre prestati nella maniera più efficace. E qui si apre probabilmente il vero punto critico della dematerializzazione. Se dovesse nascere un mercato delle quote di Oicr, se la loro distribuzione fosse sempre più diffusa tramite i diversi canali e i vari soggetti, si potrebbe verificare un distacco tra gestori e distributori e questi ultimi tenderanno sempre più a divenire consulenti veri anziché semplici collocatori. Così facendo si avrà una selezione a danno di quanti non riescano a stare al passo con i migliori del mercato.

Quindi avremo meno protagonisti e contemporaneamente si può pensare che sarà valorizzata (e parecchio) la figura del consulente indipendente, quello vero. In un precedente documento di Banca d’Italia e Consob, redatto con la partecipazione delle stesse associazioni che hanno partecipato al gruppo di lavoro sulla dematerializzazione e relativo alla crisi degli Oicr, tra le varie proposte ve n’era una semplice, ma nello stesso tempo incisiva. Il consulente indipendente era visto come una delle possibili soluzioni alla crisi di mercato e si suggeriva di consentirgli di svolgere, oltre al servizio di consulenza, anche quello di raccolta e trasmissione degli ordini. In breve il consulente, senza mai toccare denaro o strumenti finanziari, senza avere nulla in deposito presso di sé, avrebbe potuto, dopo la prestazione della propria consulenza, raccogliere l’ordine del proprio cliente e passarlo a un intermediario autorizzato. Una simile pratica comporta rischi elevati di abusi, ma con rigidi controlli da parte sia dell’intermediario controparte sia delle autorità, ma soprattutto da parte dei clienti, le situazioni critiche possono essere limitate a pochi episodi. Qualora una simile nuova figura di consulente collocatore prendesse piede, lo scenario di mercato cambierà con una pesante riduzione degli spazi del collocatore a totale vantaggio della nuova figura. Ovviamente tutto questo richiede che l’impasse sull’albo e organismo dei consulenti sia superata, che ci sia una modifica del TUF in una parte che non ha ancora avuto attuazione e a seguire una rigida disciplina regolamentare. Tempi lunghi quindi, ma il mercato ha sempre tempi lunghi. C’é un’altra soluzione, molto più immediata e diretta per risolvere una parte dei problemi del mercato degli Oicr: la modifica degli assetti proprietari delle Sgr. In breve la cessione delle Sgr da parte delle banche. Ma questo, nonostante gli inviti del Governatore Draghi, non è ancora avvenuto.

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