Promotori – Ippopotamo mille proroghe

di Fabrizio Tedeschi
 
Nel capiente ventre dell’ippopotamo “Mille proroghe” ci si può trovare di tutto. Bisogna però cercare con molta attenzione affinché non sfugga qualche comma di poche righe con conseguenze impressionanti sul sistema. Com’è il caso dell’accorciamento dei termini di prescrizione delle azioni contro le banche per anatocismo. Solo un operatore giudiziario può comprendere il significato della norma, inserita dalla solita mano lobbista, per agevolare il sistema bancario. Di fronte a una prescrizione speciale per oggetto (conto corrente) e soggetto (banca) ci si chiede dove siano finiti i principi illuministi di generalità e astrattezza della legislazione e l’autonomia della magistratura, che si vede imporre per legge modifiche alle proprie sentenze. Non poche norme riguardano il settore finanziario, ma ne segnaliamo un paio per la loro valenza sintomatica di quanto il sistema sia in crisi e di come cerchi di uscirne più con i provvedimenti formali che con azioni decise e concrete. Il primo riguarda le assicurazioni. A esse è concesso un privilegio già attribuito lo scorso anno alle banche: potranno valutare i titoli di stati europei in portafoglio al prezzo di carico anziché al loro valore di mercato. Questo in considerazione delle turbolenze del mercato finanziario e proprio per questa ragione una simile misura potrà essere prorogata con semplice decreto ministeriale. In breve le assicurazioni sono in difficoltà: se valutassero i loro asset ai valore di mercato non rispetterebbero tutti i ratio dovuti, magari dovrebbero ricorrere ad aumenti di capitale o alla cessione di partecipazioni pudicamente definite non strategiche. Il problema si risolve molto facilmente non tenendo conto dei prezzi di mercato, bensì di quelli di acquisto, perché tutti sono sicuri che quei titoli verranno rimborsati alla pari. Ipotesi della quale non sono convinti tutti i mercati, anzi il mercato dei CDS prospera proprio su questo. Ci si chiede perché il provvedimento non sia stato preso per tutte le imprese, in fondo avrebbe spostato di pochissimo la situazione, perché non sono molte le imprese che hanno in portafoglio titoli governativi europei, ma almeno avremmo rispettato per principio di generalità e astrattezza che è buona regola di legislazione e di libertà. Viene facile una riflessione su quanto il nostro capitalismo aborra dal mercato. Nessuno ha pensato di rivolgersi al mercato per integrare i capitali esangui di qualche gruppo assicurativo. Sarebbe stata una buona occasione per mettere alla prova la tenuta dei gruppi e magari di scalzare qualche azionista non più in grado di gestire la propria azienda. Ovviamente si è preferito rinviare il tutto pur di mantenere lo status quo. La seconda norma è ancora più privilegiata. Saltiamo i tecnicismi e andiamo al sodo. Si consente alla banche, a particolari condizioni, di trasformare le imposte anticipate in crediti d’imposta. Questi crediti possono essere ceduti, di conseguenza fare cassa.È un provvedimento di natura straordinaria riservato alle banche con perdite d’esercizio, che quindi hanno bisogno di liquidità e non possono reperirla sul mercato. È una norma non estendibile ad altri settori, si presterebbe con troppa facilità ad attività fraudolente.
È comunque un provvedimento, per quanto motivato dal difficile momento economico e finanziario, di grande favore per il sistema che può rendere liquida una parte delle proprie sofferenze, almeno quella riferita alle perdite fiscali. Anche in questo caso bisogna sottolineare la mancanza di coraggio del sistema che non si rivolge al mercato, che forse lo punirebbe pesantemente, ma ancora una volta si aggrappa alle gonne di mamma governo per coprire le proprie inefficienze. Il coraggioso aumento di capitale del Banco Popolare rischia di rimanere un caso isolato e non ripetibile. Entrambi i provvedimenti sono la prova della gravità della crisi in atto, della fragilità del nostro sistema e scarsa apertura al mercato di banche e assicurazioni. 

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