Risparmio gestito – America oggi

Il rimbalzo dell’indice ISM manifatturiero è proseguito in luglio con una progressione superiore alle aspettative: +4.1 a 48.9, a dispetto dell’opinione del consensus che lo dava a 46.5. Sette mesi dopo aver toccato i minimi degli ultimi 30 anni (28.9), l’indice è pressoché tornato al punto neutro che segna il limite fra contrazione ed espansione. La buona notizia viene soprattutto dalle voci «nuovi ordini» e «produzione», che lo scorso mese erano in netta progressione. Come abbiamo detto, il rimbalzo è in gran parte dovuto al tuffo precedente: le scorte sono state esaurite in seguito alla brutale frenata dell’attività e le industrie devono riprendere la produzione per soddisfare la domanda, che finalmente si è stabilizzata. Nel settore terziario, per definizione meno ciclico, il rimbalzo sembra peraltro più stentato: l’indice ISM non manifatturiero è addirittura leggermente calato in luglio, passando da 47.0 a 46.4.

Ma la notizia incoraggiante è che il settore dei servizi è meno esposto dell’industria o del mercato immobiliare. In altri termini, i segnali di miglioramento sono meno evidenti perché il crollo è stato meno brutale. Un’altra notizia che suggerisce che siamo vicini all’uscita dal tunnel è che la distruzione di posti di lavoro sta rallentando: « solo » 247’000 in luglio, contro 443’000 in giugno e oltre 700’000 all’inizio dell’anno. Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione è momentaneamente sceso da 9.5% a 9.4%. Le paghe orarie e le ore lavorate sono aumentate e il fenomeno, anche se limitato, è ugualmente di buon auspicio.

CRESCITA TRIMESTRALE DEL PIL DEGLI STATI UNITI E INDICE COMPOSITO ISM (80% SERVIZI + 20% INDUSTRIA)

Il nostro indice composito ISM dovrebbe superare i 50 punti nei prossimi mesi segnalando la fine della recessione. Il PIL statunitense sarà rientrerà probabilmente in territorio positivo già in questo trimestre (+2.5% secondo le nostre stime), in particolare grazie al forte contributo della ricostituzione delle scorte.

Riassumendo, i dati sembrano confermare che per la prima economia mondiale la fine del tunnel è molto vicina. D’altronde il PIL dovrebbe crescere sensibilmente questo trimestre (2.5% secondo le nostre stime, in particolare grazie alla ricostituzione delle scorte). Ma se i dubbi sull’imminente fine della recessione sono stati rapidamente superati negli ultimi mesi, ora è la solidità della ripresa a destare preoccupazione. Il consumo delle famiglie americane è stretto in una morsa (forte indebitamento da un lato e diminuzione del reddito dall’altro) come segnalano gli ultimi dati – deludenti – sulle vendite al dettaglio e sulla fiducia delle famiglie. Dal canto loro, gli investimenti produttivi non potranno ripartire se mancano segnali tangibili di una ripresa della domanda. In altre parole, non è certo che all’uscita del tunnel ci aspetti il sole!

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