Bain (Pictet AM): ecco cosa pensiamo dei titoli russi

LA RISPOSTA RUSSA ALLE SANZIONI – L’annessione della Crimea da parte della Russia ha creato preoccupazioni fra gli investitori, che temono che le azioni del Presidente Vladimir Putin possano ripercuotersi sia a livello geopolitico, economico e finanziario. In questo articolo Hugo Bain, senior Russian equity investment manager di Pictet Asset Management, illustra quanto visto durante il suo ultimo viaggio in Russia, fatto pochi giorni prima che la Russia annettesse la penisola della Crimea.  Nell’analizzare l’attitudine russa alle minacce di sanzioni da parte dell’occidente, è importante riconoscere che ci sono gruppi di interesse in competizione all’interno dell’elite che controlla il Paese. Ci sono gli estremisti del governo Putin che tradizionalmente sono sempre stati sospettosi dei rapporti della Russia con l’Occidente; questo gruppo ha sempre volute un’economia più chiusa così, per loro, le sanzioni – anche quelle più severe che potrebbero avere un impatto sull’economia – non sono un problema. Addirittura gli analisti politici con i quali abbiamo parlato hanno confermato che questi falchi avrebbero gradito le sanzioni: questo fatto avrebbe reso l’occidente una scusa conveniente per i problemi economici russi. Dall’altro lato, c’è un altro gruppo influente che crede che il futuro dell’economia russa può essere salvaguardato solo con una profonda integrazione all’interno del tessuto economico globale. Nelle nostre conversazioni con gli esponenti politici che condividono questa linea di pensiero, le sanzioni rappresenterebbero un serio problema per l’economia che dovrebbe essere evitato ad ogni costo. Mentre le misure punitive contro una lista di individui potrebbe essere gestibile, l’estensione delle penalizzazioni alle istituzioni finanziarie russe sarebbero un problema più grave. Ci è stato detto che le autorità russe si stanno già preparando per il caso peggiore, stilando una lista delle società più vulnerabili alle sanzioni. Pensiamo che questo sia in linea con quanto il governo aveva fatto durante la crisi finanziaria del 2008. Ad ogni modo, nessuna persona con la quale abbiamo parlato crede che l’annessione della Crimea possa essere una scusa sufficiente a mettere in piede sanzioni troppo esagerate. Mentre gli Stati Uniti hanno spinto per sanzioni economiche alte – Le autorità americane hanno messo in piedi azioni profonde per misurare l’esposizione delle società americane in Russia, così da poter valutare l’effetto delle sanzioni sui loro bilanci – l’impressione che abbiamo dell’Europa è che la dipendenza energetica continui a scoraggiare l’occidente dal prendere azioni drastiche. (Certamente, la risposta americana ed europea che abbiamo visto fino adesso, non dovrebbero disturbare il sonno di Putin). La situazione potrebbe cambiare qualora la Russia si spingesse oltre all’interno del territorio Ucraino, ma questo scenario al momento è improbabile.

OBBLIGAZIONARI GOVERNATIVI PAESI EMERGENTI – I titoli di debito russi ed il rublo sono scesi a livelli molto bassi, che contrastano fortemente con il profilo di credito e le caratteristiche economiche del paese. I titoli russi denominati in dollari, ad esempio, hanno uno spread di circa 130 basis point sul Treasury Americano in più, rispetto alla media dei titoli governativi investment grade emessi dai paesi emergenti. In circostanze normali, questa potrebbe essere un’ottima occasione di acquisto, ma queste non sono circostanze normali. L’annessione della Crimea ha spinto molti investitori ad uscire dall’area e rimaniamo preoccupati sulle possibile sanzioni che potrebbero essere imposte contro il regime di Putin. Per questo motivo, rimaniamo neutrali sulla Russia – consapevoli dei rischi, ma anche convinti che un miglioramento della situazione geopolitica potrebbe portare ad un sostanziale rimbalzo dei corsi. In generale, la crisi russa ci ha portati a mantenere un approccio molto attento sui nostri portafogli e di conseguenza a mantenere i nostri investimenti all’interno delle aree del mercato più liquide.

OBBLIGAZIONARI SOCIETARI PAESI EMERGENTI – I titoli russi emessi dalle società hanno sofferto e questo poterebbe portarci a ritenere le attuali valutazioni molto convenienti, considerando il profilo di credito di queste società ed il contesto macroeconomico. Anche se c’è il rischio di ulteriori sanzioni, continuiamo a mantenere un’esposizione sulle società russe, dato che sono una risorsa fondamentale per lo stato. Questo è stato il nostro punto di vista negli ultimi mesi. Continueremo comunque a mantenere uno stretto controllo sulle nostre posizioni per il futuro, così da essere pronti a reagire tempestivamente all’occorrenza. Da notare come al momento l’effetto di un allargamento degli spread ha colpito la Russia, ma non ha coinvolto le altre regioni limitrofe.

AZIONARI PAESI EMERGENTI – All’interno dei nostri portafogli che contengono azioni dei paesi emergenti, abbiamo ridotto l’esposizione alla Russia, in quelle aree che riteniamo più vulnerabili, come le banche domestiche che potrebbero essere penalizzate in caso di sanzioni più severe. Alcune di queste posizioni sono state sostituite da investimenti sul settore energetico. Il deprezzamento del rublo ha reso queste società più competitive.

AZIONARI PAESI SVILUPPATI – Abbiamo anche ridotto la nostra esposizione su quelle società che hanno buona parte dei propri ricavi provenienti dalla Russia quale protezione contro un rallentamento dell’economia russa. Dall’altro lato, i titoli azionari americani rimangono interessanti – non solo perché gli utili attesi delle società americane sono più visibili, ma anche perché ci aspettiamo che gli eventi in Russia possano generare un premio più elevato ai progressi che gli Stati Uniti hanno fatto verso l’indipendenza energetica.

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