Conoscenza e fiducia

Eileen Hoffmann, analista di Janus, ha effettuato un esame sul panorama del commercio e ha fornito un’analisi che illustra il cambiamento che i retailers stanno attuando per restare a galla nel corso di questa fase discendente della spesa di consumo.
Secondo Hoffmann i consumatori sono ancora sotto shock a causa delle congiunture economiche dello scorso anno e il loro livello di spesa si mantiene basso. L’importo totale del settore retail si mantiene infatti in negativo dal settembre 2008, quando vi fu il collasso della Lehman Brothers e i consumi precipitarono. La Hoffmann specifica che da parte degli analisti di Janus non esistono previsioni che indichino una vera e propria ripresa della domanda fino al 2011, questo perché prima è necessario che si risollevi il mercato del lavoro in modo che vi sia un sostegno stabile al potere d’acquisto.C’è bisogno di occupazione per risollevare i consumi, quindi gli analisti restano in osservazione dei dati inerenti l’impiego per cogliere il momento in cui si registrerà una ripresa, perché solo allora si potrà pronosticare un rilancio del consumo. La Hoffmann tuttavia non crede che la congiuntura economica attuale abbia cambiato i comportamenti dei consumatori a lungo termine. La gente, prima della crisi, non spendeva unicamente i soldi che guadagnava, ma entrava in gioco il forte elemento dei prestiti. Il problema attuale, secondo Eileen Hoffman, è che ora i consumatori non sono più in grado di ottenere prestiti, quindi il loro livello di spesa non può essere pari a quello degli anni passati. Secondo gli operatori del settore questa è la fase discendente peggiore che si sia mai vista; non esiste più il fattore di sviluppo delle compagnie retail, non si aprono nuovi negozi e le vendite di quelli ancora aperti risultano in negativo. La maggior parte delle compagnie non ha in programma di aprire nuovi esercizi per i prossimi due o tre anni, il che è un fattore che blocca totalmente la crescita del settore. La strategia che ora i retailers hanno applicato è l’abbassamento dei prezzi, in questo modo si sono adattati alla poca fiducia dei consumatori, abbassando le cifre fino al 20%. Per mantenere una posizione competitiva, infatti, i prezzi devono essere bassi ma, nonostante ciò, le compagnie di fascia alta si sono mantenute le più costose e comunque le più forti. Questo perché, secondo Hoffmann, se le grandi firme hanno abbassato i prezzi del 20% anche i discount e i grandi magazzini lo hanno fatto, ma i prodotti di marca hanno continuato lo stesso ad attirare più clientela garantendo la qualità, mentre la concorrenza di venditori più economici ha offerto prodotti unicamente più economici.
Quindi, sebbene il settore stia arrancando da due anni, le compagnie che prima si trovavano in cima alla classifica di gradimento da parte dei consumatori sono rimaste sul podio anche oggi. I retailers più forti sono ancora tali, anche in questa fase discendente del mercato, perché conoscono bene il target della loro clientela e si sono guadagnati la loro fiducia.

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