Australia: isola felice?

Dagli States abbiamo avuto la contrapposizione fra dati positivi, come il CaseShiller Home Price Index e la fiducia dei consumatori (rispettivamente 147.97 da 146.47 e 53.5 da 51) e il PMI proveniente dall’area di Chicago, la più industrializzata e che quindi fornisce un bello spaccato della situazione del paese in generale, che ha mostrato la peggior rilevazione dal 2009 (giunto a 56.7 da 62.3).

A rincarare la dose di incertezza è giunta anche la pubblicazione delle minute dell’ultima riunione del FOMC, dal quale molti si aspettavano un tono molto più accomodante. Alcuni membri hanno manifestato il proprio scetticismo riguardo al mantenimento della politica di acquisto di assets, secondo loro in grado di fornire un messaggio errato agli operatori, allontanando di fatti un intervento in questo senso.

Anche in questo caso, come già evidenziato dal presidente Bernanke sul finire della settimana scorsa, si è parlato di un modesto miglioramento del panorama economico nel secondo semestre con livelli accettabili di inflazione.
Per fortuna però ci sono ancora nazioni in grado di stupire gli operatori. È il caso dell’Australia dove abbiamo assistito alla pubblicazione del PIL con il maggior aumento da tre anni a questa parte.

Il GDP è infatti risultato in crescita del 1.2% nei tre mesi conclusi a giugno, rispetto ad un dato atteso a 0.9%. Già la situazione del dollaro australiano si stava presentando favorevole per la rilevazione del PMI manifatturiero cinese in deciso aumento, a cui l’Australia è legata a doppio filo per le relazioni di acquisto dei prodotti minerari australiani e forse questo tassello in più giustifica un’osservazione più nel dettaglio della configurazione tecnica per notare se sotto questo aspetto si possano prefigurare occasioni interessanti.

AudUsd – Grafico giornaliero

Per una volta quindi uno strappo alla regola (dettata dal fatto che la maggioranza degli operatori è maggiormente orientata verso la moneta unica ed il dollaro) ed incominciamo proprio dal cambio AudUsd la nostra analisi tecnica quotidiana.
In questo caso un grafico giornaliero crediamo che non lasci molto spazio alle interpretazioni: ci troviamo in una fase, iniziata con il triplo minimo di giugno a 0.8080, favorevole al dollaro australiano.

La trendline inferiore che regge questo movimento di salita è stata anche confermata di recente, rafforzandone quindi l’importanza. L‘idea di fondo quindi potrebbe essere di continuazione del trend evidenziato sino a che questa non dovesse essere oltrepassata, il che significa per le prossime ore attenzione al livello di supporto a 0.8850. L’obiettivo primario in questo caso può essere ricercato vicino al precedente massimo relativo di iniziato agosto, a 0.9220.

Vediamo ora l’eurodollaro, che fra rapide salite e discese si trova in una situazione di stallo da almeno una decina di giorni. Ci troviamo di nuovo a 1.27 figura e la sensazione, come più volte comunicato, è la futura permanenza, ancora per un paio di giorni, in questa fase. I livelli interessanti per la giornata sono dati dall’area di supporto a 1.2660 e dalla prima resistenza a 1.2740. Ricorderete però la nostra preferenza per l’area intorno a 1.2920 come la più importante resistenza nei prossimi giorni, in grado crediamo di cambiare lo scenario velocemente.

Nulla di nuovo sul cambio UsdJpy: la tendenza ribassista di lungo tiene perfettamente e l’estensione a ribasso è sempre in agguato. Per oggi possiamo tenere in considerazione la zona di doppio massimo, quindi resistenza, a 84.55 con un punto di arrivo posizionato a 83.75.
L’euro nei confronti della moneta del Sol Levante suggerisce invece, purtroppo, un range più ampio quindi di più complicato utilizzo.

Comunque i punti si trovano a 107.75 e sul preciso doppio minimo (su candele orarie) a 106.20.
Parlavamo di stabilità del cable ieri e subito siamo stati accontentati con una rottura a ribasso del livello di supporto a 1.5375, con estensione sino a 1.5325. I livelli sono rientrati comunque nella notte ed è previsto un possibile storno del movimento visto ieri in grado di riportare il cambio di nuovo verso la resistenza di 1.5450.

Vediamo ora il cambio UsdChf, in direzione ancora della parità. Per vedere una svolta rialzista dobbiamo attendere un breakout di 1.0175, in grado di spingere i prezzi in ripresa per circa 70 punti nel breve, in area quindi della resistenza a 1.0240.
L’euro invece,nei confronti del franco, non ha molto da dire. Il senso, come più volte comunicato negli ultimi giorni, è di una possibile estensione ribassista, e anche ieri ne è stato una prova, in qualsiasi momento.

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