USD: Che sorpresa

Rimaniamo comunque scettici: le dinamiche fondamentali dietro al dollaro non sono cambiate, ma allo stesso tempo dobbiamo rispettare la price action ed il fatto che movimenti del genere spesso proseguono. Il dollaro ha recuperato terreno contro tutte le major con i maggiori guadagni ottenuti contro euro, aussie e Cad. Ci sono forse tre principali driver dietro al movimento: la Cina, la Fed, le altre banche centrali.

In primo luogo, la Cina ha optato per un rialzo dei tassi di interesse “a sorpresa” di 0,25%. Non ci sono state spiegazioni o dichiarazioni in merito a questa mossa, da parte degli ufficiali cinesi ma il tempismo fornisce alcuni spunti: stasera escono diversi dati cinesi e può darsi che sia una mossa preventiva per bloccare l’inflazione e per calmierare anche il settore immobiliare che è salito del 9% dal settembre 2009.

Per quanto concerne la Fed, Fisher e Kocherlakota hanno espresso il loro scetticismo sulla necessità del QE II. Peccato che non siano membri votanti della Fed, e che i membri votanti che hanno rilasciato dichiarazioni fino ad ora sono tutti pro-QE II. Allo stesso tempo, le altre banche centrali agiscono con più cautela.

La BoC ieri ha mantenuto i tassi stabili, la RBA ha lasciato da parte la spavalderia che ha caratterizzato la corsa fino al 4,5%, la BoE si sta convincendo ad innescare un QE II “inglese” e sembra che solo il buon Trichet stia comodo all1%.  Questo anche se lo ZEW di ieri ha mostrato come ci sia più fiducia nella situazione attuale ma meno fiducia nel futuro, da parte degli investitori europei.

L’eurozona ha anche sofferto un peggioramento della bilancia commerciale ma era facilmente prevedibile con il rialzo dell’euro a 1,40. Anche la sterlina ieri ha ritracciato nei confronti del dollaro, ma oggi ne capiremo sostanzialmente di più: la BoE rilascia le minute dell’ultimo MPC oggi e potremo vedere quanto vicini siamo al QE II inglese. Parliamo anche della BoC, che ha lasciato i tassi invariati, come da attese, anche perché gli indicatori macroeconomici  sono solo peggiorati da settembre sulla base delle tensioni valutarie, un recupero meno rapido del previsto negli USA e stime a ribasso per l’immobiliare.

EurUsd – grafico 60 minuti

Comunque la BoC ha già normalizzato parzialmente la propria politica monetaria, alzando i tassi dello 0,75% da gennaio e quindi ora dovrebbero sostare fino al primo trimestre 2011 quando (si spera) anche gli USA riprenderanno a crescere. E lo Yen? Continua a rafforzarsi contro le major, tranne contro il USD, e le previsioni sul futuro dell’economia nipponica sono peggiorate di conseguenza. Essendo un’economia fortemente basata sulle esportazioni, il Giappone soffre terribilmente la forza dello Yen. Oramai neanche il ministro delle finanze  Noda può cambiare le carte in tavola: speriamo tutti che il G20 possa dare qualche scossone alla situazione.

La consueta sezione dedicata all’analisi tecnica ci porta a osservare la profonda flessione del cambio eurodollaro messa a segno in tre giornate. Dal nuovo massimo a 1.4155 siamo giunti sino ad un minimo esattamente coincidente con 1.37 figura. Per le prossime ore sembra poter essere interessante l’eventuale rottura a rialzo del livello attuale di resistenza a 1.3790-1.38, oltre al quale è previsto un aumento di volatilità sino a 1.39 (livello peraltro confermato dalla trendline discendente dal nuovo massimo di venerdì): a ribasso invece consideriamo il minimo di questa notte, appunto 1.37, mentre su grafico daily il primo livello è rappresentato da 1.3580 (primo obiettivo suggerito dal 38.2% di ritracciamento di Fibonacci della salita compresa fra 1.2680 e 1.4155).

La ripresa del dollaro nei confronti della moneta del Sol Levante si è dimostrata decisamente inferiore e meno incisiva. Ci troviamo infatti in questo momento solamente a 50 punti dal doppio minimo visto la settimana scorsa, fra giovedì e venerdì, a 80.85. Per interpretare i prossimi movimenti si è aggiunto un ulteriore spunto interessante.

Oltre al livello statico di 83, che monitorizziamo da giorni, si è aggiunto ieri un livello dinamico molto preciso. La trendline infatti che guida la discesa, su grafico orario, è stata perfettamente confermata dal picco di volatilità a 81.80. La stessa linea transita per le prossime ore vicino a 81.75: attenzione quindi ad una sua eventuale rottura. Ovviamente il doppio minimo è il livello da considerare per rivedere, con buona probabilità, il minimo storico a 79.80, ancora decisamente a portata di tiro.

Il cambio EurJpy non è riuscito ad oltrepassare 114.70 capitolando successivamente e ripercorrendo quanto fatto dalla moneta unica contro il dollaro. Per le prossime ore notiamo un livello che potrebbe rivelarsi interessante, per chiudere questa parentesi ribassista: 112.30 potrebbe rappresentare infatti il trampolino di lancio per una ripresa sino a 113-113.20.

La profonda discesa del cable rende complesso ricercare livelli vicini ai prezzi attuali. Siamo portati a pensare, osservando un grafico a 4 ore che i livelli più importanti potrebbero essere 1.5610, come supporto e 1.5830 come resistenza. L’unico spunto rilevante nel breve (grafico 5 minuti ) è dato dalla fase di congestione da ieri pomeriggio con una resistenza statica prossima a 1.5745-50.

Passiamo ora al cambio GbpJpy, che continua la propria tendenza con un’accelerazione ribassista sino a toccare e oltrepassare di qualche punto il precedente minimo di riferimento in area 127.70. Il primo campanello di allarme per un inizio della ripresa della sterlina è dato da 128.50 oggi. Ricordiamo che il livello superiore più importante, quello oltre il quale ci si attende una vera ripresa del cambio, si trova in area 131.

Concludiamo con il franco, prima nei confronti del dollaro per notare la vicinanza di due livelli chiave. Stiamo parlando di 0.9750, suggerito da alcune settimana dalla trendline che risale a giugno, toccato per un istante ieri e che ha dimostrato di essere molto considerato dal mercato.
Nei confronti della moneta unica invece continuiamo a sottolineare come l’area di 1.35 sia da considerare il livello più importante degli ultimi mesi. È innegabile come il mercato l’abbia e lo stia tuttora prendendo come riferimento per valutare una ripresa o meno della moneta unica.

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