Euro ancora rialzista

La situazione sui mercati non è cambiata rispetto a quella che abbiamo inquadrato gli scorsi giorni. Arriva però un tassello da aggiungere al già complicato quadro che abbiamo disegnato: il downgrade della Grecia di ben tre gradini da parte di Moody’s. La situazione del Paese la conosciamo ed un downgrade era atteso, anche se non di tre livelli contemporaneamente. Il problema ora non diventa tanto il downgrade in sé, ma più che altro il momento in cui è arrivato.

Si sta infatti discutendo per rivedere i piani di stabilità dell’Unione Europea ed un fatto del genere potrebbe ulteriormente destabilizzare la situazione. Questo sarebbe chiaramente negativo per la moneta unica europea, che potrebbe andare a perdere terreno su queste rinnovate tensioni legate ai Paesi Periferici. Ci sembra però che il mercato, almeno per ora, si stia concentrando ancora sulle aspettative che vedono l’euro in testa alla lista delle valute che potrebbero essere in grado, prima delle altre, di offrire agli investitori dei rendimenti più alti.

E in quest’ottica la tendenza rialzista della moneta unica contro il dollaro americano, che fino a che non si rompono i supporti che vedremo più avanti, rimane intatta. Quello che bisognerà considerare è se il mercato sta facendo la scelta giusta. Cerchiamo di spiegarci meglio. La situazione sui debiti sovrani europei rimane molto delicata e quello che è successo ieri ci fa comprendere come perdurerà nel tempo e non si risolverà a breve.

Il problema dunque perdurerà e verrà, a volte rievocato con forza, a volte quasi dimenticato dai media e dagli investitori, che come sappiamo, soprattutto ultimamente, hanno dei livelli di attenzione per il breve termine molto più alti rispetto al medio ed al lungo periodo. Questo potrebbe portare a vivere delle tensioni sui tassi overnight legati all’euro, i quali in certi momenti potrebbero, tra il livello nominale di quotazione e gli spreads richiesti, far si che non si riesca a beneficiare di accrediti dai meccanismi di rollover delle posizioni, ma si debba addirittura pagare su entrambi i lati del deal.

Riteniamo però che, allo stato dell’arte attuale, quella appena descritta possa ritenersi come una situazione eccezionale, che potrebbe verificarsi ma che non dovrebbe caratterizzare i prossimi mesi di trading. Se spostiamo la nostra attenzione dall’euro alle altre valute, non notiamo movimenti particolari legati a qualche componente macro e dunque ci affidiamo all’analisi tecnica per poter interpretare i movimenti visti e da vedere. Per quanto riguarda invece le commodities ed il petrolio, inutile ribadire la forza dei trend in atto, che non accennano a mostrare segnali di termine. Abbastanza lontani i punti di supporto che devono essere rotti per poter iniziare ad ipotizzare la fine del loro trend.

 
EurChf– grafico 240 minuti

Passiamo a dare uno sguardo ai cambi, come di consueto, incominciando dal più osservato eurodollaro. Dal punto di vista della tendenza in atto possiamo valutare, osservando un qualsiasi tipo di timeframe di medio-lungo, come ci si trovi ancora in un movimento favorevole alla moneta unica. Per di più ieri abbiamo assistito alla rottura del livello tabu di 1.40 (seppur solamente di 40 pips) con tutte le prerogative per un ulteriore continuazione del rialzo.

Il posizionamento del mercato sta incominciando ad aumentare a favore di una ipotetica inversione, per cui una rottura del massimo precedente visto ieri (1.4040) potrebbe innescare gli stop delle posizioni corte, andando ad arrivare, come dicevamo ieri, sino al primo obiettivo a 1.4080 e al più ambizioso 1.4250. Affinché questo avvenga, ci permettiamo di ricordare come non dovrebbe essere oltrepassato a ribasso il livello dinamico suggerito dalla trendline con origine a gennaio, 1.38 per le prossime ore, coincidente peraltro con la media di breve (21 periodi esponenziale) su grafico giornaliero.

Passando al cambio UsdJpy ci accorgiamo che, nonostante il superamento ieri a ribasso del supporto di breve a 82.20, ci troviamo nuovamento su livelli noti. Nel breve sembra si stia creando una sorta di area laterale ancora più stretta di quella a cui eravamo abituati i cui due livelli di supporto e resistenza transitano a 82.20 e 82.40, massimo da venerdì provato in almeno quattro occasioni osservando candele infragiornaliere.

Pochi spunti di novità anche per quanto riguarda il cambio EurJpy che mantiene il livello conquistato venerdì nei pressi di 115 senza impensierie nè la resistenza chiave a 116 nè il supporto a 114. Osservando più nel breve, un timeframe a qualche minuto magari, è possibile scorgere un’area di congestione ancora più stretta che con buon precisione indica un livello di resistenza a 115.30 ed un supporto in area 114.75.

La volatilità mancante su altre major sembra si sia integralmente trasferita sul cable. In questo caso abbiamo avuto un nuovo tentativo di rottura del più importante livello di resistenza di lungo periodo a 1.6345, salvo successivamente assistere ad un calo di più di una figura e mezza andando ad oltrepassare tutte le area di supporto di breve in poche ore.

Se i prezzi non dovessero essere sostenuti oltre dal supporto di breve a 1.6180, potremmo asssitere alla continuazione della profonda inversione incominciata perfettamente dal doppio massimo, un movimento potenzialmente in grado di riportarci a 1.60 in poche candere giornaliere (attendiamo qualche conferma comunque prima di considerare la sterlina definitivamente in crisi nell’immediato futuro).

Nel frattempo il cambio EurGbp ha approfittato per continuare il movimento rialzista incominciato la settimana passata. Manca davvero poco al precedente massimo di 0.8675, che peraltro è anche il massimo da novembre a questa parte. La nostra attenzione è evidentemente rivolta verso questo livello, trovando poco al di sotto di 0.86 il primo livello utile di supporto.

Diamo uno sguardo al cambio EurChf che ha dato prova ieri di aver notato il livello di supporto prossimo a 1.29. Questo è stato seguito da un ritorno sulla parte alta dell’area di trading mantenuta nelle ultime settimane, 1.3025, alla cui rottura siamo portati a pensare che possa esserci una ripresa totale dei prezzi verso il massimo della prima metà di febbraio, a 1.32 figura.

Anche il cambio UsdChf potrebbe essere prossimo ad una svolta, seppure più lieve. Ci troviamo infatti alla prova di rottura della resistenza di 0.9320 a cui tanto ci siamo affidati i giorni scorsi. In questo caso gli obiettivi si potrebbero trovare al di sopra di 0.94 figura, proiettando l’ampiezza mantenuta dagli scambi delle ultime settimane oltre la conferma di rottura di 0.9320.

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