Clausola di non concorrenza, che problema per i promotori

LA CLAUSOLA – “La clausola anti concorrenza? È certamente un elemento che limita la mobilità del lavoro e dunque non piace ai puristi della concorrenza – conferma a BLUERATING il professor Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia e Imprenditorialità alla Sda Bocconi di Milano, contattato telefonicamente – ma nello specifico dei rapporti che legano i promotori finanziari alle loro mandanti si giustifica, al momento, per lo squilibrio della normativa sul lavoro a favore dei lavoratori e per il sistema retributivo basato su una ripartizione delle commissioni di distribuzione”.

L’EVOLUZIONE NORMATIVA
– Proprio quest’ultimo elemento appare centrale, secondo Carnevale Maffè: “se si dovesse affermare un nuovo modello distributivo verso cui sembra voler andare il legislatore, tanto che si inizia a parlare di consulente finanziario e non più di promotore finanziario, le cose potrebbero cambiare radicalmente”. L’evoluzione normativa a cui fa riferimento l’esperto, ossia l’emendamento 16.0.3 al decreto legge 66 recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale (convertito nella legge 89/2014 dopo il voto della Camera il 23 giugno scorso), presentato dalla senatrice Lucrezia Ricchiuti (Pd), è stato tuttavia ritirato.

LE MODIFICHE –
Esso prevedeva effettivamente l’introduzione, dopo l’art. 16 del decreto medesimo, di un articolo 16-bis denominato “Riorganizzazione dell’attività di consulenza finanziaria” che sarebbe andato a modificare il decreto legislativo 24 febbraio 1998, numero 58 e le successive modificazioni, prevedendo, tra l’altro, che “le parole “promotori finanziari”, ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: “consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede”, e le parole: “promotore finanziario”, ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: “consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede”.

RETRIBUZIONE A PARCELLA –
Tutto di nuovo fermo dunque, ma se il provvedimento fosse passato, quanto si sarebbe dovuto attendere perché la novità normativa potesse avere un impatto sulla clausola di non concorrenza? Impossibile dare una risposta precisa, la sensazione raccolta da BLUERATING presso alcuni esperti del settore è che sarebbero comunque stati necessari almeno un paio d’anni perché si avviasse concretamente la riforma del sistema distributivo finanziario italiano, con un ridimensionamento del peso della retribuzione “a commissioni” in favore di una maggiore diffusione di quello “a parcella” e dunque il venir meno dell’interesse pubblico verso quest’ultima. Per il momento, insomma, la clausola di non concorrenza mantiene intatto il suo significato economico e giuridico, ma il futuro sembra comunque destinato a restringerne sempre più il campo di applicazione, anche nel caso degli attuali promotori e futuri consulenti finanziari italiani.

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