Anche a livello di performance borsistica le italiane se la sono cavata meglio delle colleghe continentali. Fatto 100 l’indice azionario a inizio 2019, le imprese del Bel Paese alla fine del primo trimestre hanno raggiunto quota 160 contro un 145 della media europea. Inoltre, quello assicurativo è stato finora un comparto d’oro anche rispetto alle banche. Le compagnie hanno accresciuto in cinque anni le quotazioni mediamente del 20,4%, contro il meno 25,5% delle banche. Anche a tre anni permane una differenza a favore delle compagnie: più 9% contro più 7,6%. Le ragioni? “Il deterioramento delle prospettive di crescita – dicono all’Ivass, l’ente di vigilanza sulle assicurazioni – il calo dell’attività produttiva, il deterioramento della qualità dei prestiti si riflettono in modo immediato sul sistema bancario, la cui redditività è strettamente connessa alla qualità dei crediti. Il settore assicurativo offre protezione dalle conseguenze economiche derivanti dal verificarsi di eventi avversi, investe sui mercati finanziari e in questo senso svolge una funzione essenziale di sostegno all’economia reale, ma non eroga finanziamenti diretti. Di conseguenza ne subisce gli effetti di un negativo andamento in modo limitato”.
Il business delle assicurazioni sembra invece uscire indenne dalle criticità degli ultimi anni. Inoltre, cosa ancora più sorprendente, le imprese italiane guadagnano di più, in media, di quelle europee. La spiegazione sta, paradossalmente, nel loro modello di business un po’ antiquato. “Nel nostro Paese – dicono all’Ivass – è scarsa la diffusione di coperture assicurative per danni, auto esclusa. Sono poco diffuse le assicurazioni a copertura dei rischi delle Pmi e quelle contro le catastrofi naturali, come terremoti e inondazioni. La quota di premi relativi a quelle coperture assicurative tipicamente impattate da pandemia e conflitti militari (cancellazione di viaggi, interruzione di attività lavorative, escussione delle garanzie delle polizze dei rami credito) è solo il 14% del totale premi del settore danni rispetto al 29% delle compagnie europee”. Inoltre sempre nei danni, “nel 2020, i profitti erano cresciuti del 45% grazie al comparto Rc auto dove gli oneri relativi ai sinistri erano diminuiti quasi del 20% riflettendo la riduzione degli incidenti stradali determinata dal calo della circolazione. Il fenomeno non ha avuto la stessa rilevanza in tutta Europa. Per le assicurazioni di alcuni grandi paesi europei, Francia e Germania in particolare, il ritorno eccezionalmente positivo del settore auto è stato in gran parte compensato da oneri altrettanto eccezionali per sinistri relativi ad altri rischi, connessi direttamente all’andamento dell’economia”.