Fondazione Antonveneta con Telemaco Signorini in mostra a Padova

La Fondazione Bano e la Fondazione Antonveneta, che per questa grande impresa culturale hanno unite le forze, hanno affidato questo nuovo, importante capitolo dell’attività espositiva di Palazzo Zabarella di Padova a un autorevole Comitato Scientifico composto dai maggiori studiosi della pittura italiana del XIX secolo.
Alla Mostra, il Presidente della Repubblica ha voluto conferire il suo Alto Patronato.

La loro scelta è stata quella di proporre i massimi capolavori dell’artista toscano (ben oltre 100 le opere esposte, un album di prestatori internazionale che allinea anche il parigino Museo d’Orsay, che per l’occasione presta il famoso quadro di Edgar Degas L’Absinthe, l’Hermitage di San Pietroburgo e il Pushkin di Mosca) vis a vis con quelli di altri grandi maestri della pittura europea del momento, da Degas a Tissot, Decamps, Troyon, Toulouse-Lautrec, Corot, Courbet, Rousseau, Stevens, Sisley.

Ne emergerà la grandezza del fiorentino, unico, o quasi, tra i Macchiaioli a godere, già in vita, di un successo e di un mercato veramente internazionali, appezzatissimo dal collezionismo raffinato, tanto che le sue opere vengono battute in asta a cifre molto importanti.  Di questa “attenzione al sociale”, per dirla con un linguaggio d’oggi, è emblema lo splendido, fortissimo olio scelto come “logo” della mostra. Capolavoro assoluto per intensità la  celeberrima “Alzaia” del 1864, dove tre giovani maschi sono raffigurati nello sforzo bruto di trascinare controcorrente, piegati dalla fatica, un naviglio che nel quadro non compare ma di cui si intuisce la resistenza oltre che l’esistenza. L’opera fu acquistata da un anonimo compratore  da Sotheby’s a Londra nel 2003 per ben 2.800.000 sterline.

A suo favore giocarono, oltre all’indubbia maestria, la frequentazione dell’ambiente inglese di Firenze, i numerosi soggiorni prima in Italia e poi in Francia e Inghilterra dove entra in contatto con un ambiente artistico in pieno fermento che certamente influenzò il suo stile.
Fine intellettuale, Telemaco Signorini venne riconosciuto in Italia e in Europa anche per le sue qualità di critico militante, attento a ciò che accadeva nel mondo dell’arte ma anche nella società.

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