Npl, il problema è politico

LE PRIORITA’ – Numero uno: liberare i bilanci dalle sofferenze, anche a costo di pesantissime svalutazioni. Numero due: fare in modo di rilanciare il credito. Sono queste le priorità europee in ambito bancario. Ma «non esiste un’evidenza statistica che colleghi la capacità di erogare credito e il gli Npl. L’offerta di credito, in altre parole, non è causalmente determinata dal livello degli Npl», ha detto Gabriele Barbaresco dell’area studi Mediobanca durante un convegno organizzato da Nextam partners per dibattere del tema, insieme all’onorevole Giorgio La Malfa e al senatore Massimo Mucchetti. «La correlazione negativa tra Npl e la crescita del credito è principalmente riconducibile a variazioni nelle condizioni economico-finanziarie delle imprese, ovvero da quanto sono in forma, dalle dimensioni e alla contrazione nella loro domanda di credito». In altre parola, anche le banche con molti crediti deteriorati continuano a fare prestiti, se sono erogati ad aziende sane. L’analisi è stata condotta sulle banche italiane tra il 2007 e il 2015. Una finestra in cui il rapporto tra non performing loans e prestiti totali (Npl ratio) è raddoppiato, il credito si è contratto e l’economia del Paese ha vissuto una doppia recessione. Ma perché gli Npl italiani sono così alti? Si legge nel documento di Mediobanca che «il Npl ratio italiano è elevato da molti anni, già prima della crisi. Molte le cause: fiscalità svantaggiosa, giustizia civile inefficiente, difformità nel riconoscimento degli Npl e dove la crisi è stata più severa gli Npl sono cresciuti di più». Secondo l’Abi, l’80% della crescita degli Npl italiani tra il 2007 e il 2014 è dipesa da tre spread italiani: giustizia (49%), bassa crescita (34%) e tassi (17%). Quello degli Npl  è un tema enorme che determina lo stato di salute dei singoli istituti e dell’intera economia. Peccato che In Italia «il mercato degli Npl non esista a oggi», ha tagliato corto l’ad di Nextam Partners, Carlo Gentili. «Avrebbe però senso che ci fosse perché, in questo caso, nel futuro si andrebbe verso le dismissioni a pacchetto di tutta questa mole di roba. Ma occorre prepararsi». Intanto, a oggi, a fare soldi sono i fondi specializzati che investono in Npl. Spiega Gentili: «comprano a prezzi molto bassi e lo spazio di manovra è alto considerando che i dati sui portafogli di crediti in sofferenza sui bilanci delle banche italiane sono ancora per la gran parte cartacei e quindi poco controllabili». È dunque la scarsissima trasparenza nei dati a mettere i fondi nella condizione di chiedere sconti elevati.

Il problema è politico. E non di rapida soluzione. Dall’analisi di Mediobanca, l’Italia ha il quadruplo del Npl rispetto al resto del mondo. Si chiede l’onorevole Giorgio La Malfa, presente alla tavola rotonda: «ma siamo sicuri che il cattivo sistema Italia giustifichi il quadruplo degli Npl rispetto al resto del mondo? Non è che ci sono anche dei principi contabili molto diversi? Del resto, la Germania non è certo priva di crediti deteriorati. Eppure…». A fare da eco è il senatore Massimo Mucchetti, «qui c’è una classe politica che non è intervenuta mai. Si sono incrociate volubilità del regolatore europeo (incongruenza dei tempi) e le incertezze legali di regolatore italiano e governo . Ci vorrebbero meno algoritmi e più memoria storica. Fazio con il Banco di Napoli è stato più efficiente di quanto sta accadendo con Mps. Oggi le banche sono chiamate a svenarsi per salvare il concorrente per poi trovarsi in situazioni complicatissime». E continua: «è stato un atto irresponsabile per un partito di governo aver promosso una commissione di inchiesta parlamentare sulle banche. O è una farsa oppure per prima cosa bisognerebbe chiedere le carte e entrare nei cda, facendo quello che fa la magistratura. Hanno chiesto una commissione di inchiesta solo per conquistarsi un titolo sui giornali quando tutto ciò ha creato solo delle situazioni di vantaggio per investitori particolari appartenenti ai grossi sistemi internazionali. Spero che il governo Gentiloni che ha fatto passare il decreto bancario abbia poi la cura che ci vuole nel metterlo in esecuzione».

 

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