Reti, basta slogan. La verità messa a nudo sui giovani consulenti

Il problema del ricambio generazionale nel mercato italiano della consulenza finanziaria è uno di quei temi che metti tutti d’accordo. Non a caso è stato ripreso più e più volte anche in occasioni istituzionali, come nell’ultima edizione romana di ConsulenTia, dove se ne è discusso durante il convegno di apertura “Tra continuità e cambiamento”, così come durante conferenza dedicata “Re-generation: largo ai giovani”. Tra il dire e il fare, mette in allerta il detto, c’è però di mezzo il mare. L’ultima relazione annuale Ocf, relativa al 2018, ha evidenziato che il 56,6% degli iscritti all’Albo aveva almeno 50 anni, mentre l’1,6% aveva meno di 30 anni. Uno scenario poco incoraggiante, sul quale è necessario intervenire massicciamente. A parole tutte le reti sembrano pronte a fare il passo in avanti, a impegnarsi come mentori per le nuove leve dell’advisory… ma sarà davvero così?

Per verificare la coerenza tra intenti dichiarati e azioni concrete, la redazione di BLUERATING ha voluto analizzare empiricamente tutte le delibere 2019 di iscrizione all’Albo unico dei consulenti finanziari, sezione consulenti abilitati all’offerta fuori sede, andando a verificare per quali mandanti hanno deciso di lavorare tutti i neo iscritti nati dopo il 1989. Sulla base di queste evidenze, in prima analisi abbiamo costruito la classifica di neo consulenti under 30 per intermediario (considerando esclusivamente quelle realtà che comunicano mensilmente i propri dati di raccolta e organico ad Assoreti) per poi valutare gli stessi in funzione dell’incidenza sull’organico. L’obiettivo era quello di capire quali realtà si siano impegnate maggiormente nel 2019 nell’accompagnare i giovani alla professione. La lettura dei dati mostra che praticamente quasi tutte le società coinvolte hanno accolto e/o fatto da chioccia a neo consulenti under 30 per una frazione inferiore all’1% dei professionisti nel proprio organico. Concedendo la buona fede d’ufficio alle reti nostrane, la riflessione che ne nasce è comunque inevitabile: nella giungla delle buone intenzioni, i fatti sembrano essersi persi. L’Italia della consulenza, non è (ancora) un paese per giovani.

 

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