
Dunque, Dr. Foti, per Fineco si apre un nuovo capitolo…
Diciamo che stiamo ampliando un progetto già avviato sul quale adesso ci impegniamo, per la prima volta, con un’ apposita campagna promozionale.
Su quali servizi punterete?
Come nella nostra tradizione, procederemo per gradi, adattandoci naturalmente alla realtà locale. Utilizzeremo cioè come testa di ponte la nostra piattaforma avanzata per i servizi di brokerage e di trading multicurrency per poi passare in un momento successivo all’offerta di servizi di investimento con la distribuzione di fondi.
Nessuna rete di consulenti finanziari?
No. Fin dall’ arrivo in Gran Bretagna, abbiamo manifestato l’intenzione di replicare il nostro modello di business italiano, senza però la rete dei financial advisor. Dobbiamo infatti tenere conto delle peculiarità del mercato inglese, dove l’industria della consulenza finanziaria è popolata per lo più da professionisti indipendenti. Qui in Italia, come sa bene chi conosce il settore, le reti di consulenti operano attraverso contratti di tied agent, di agenzia con mono-mandato. Questo assetto di mercato è stato a mio avviso una risorsa perché ha creato un legame stretto tra gli intermediari e le reti, che sono anche responsabili in solido nei confronti della clientela. E’ proprio grazie a queste peculiarità che l’industria della consulenza finanziaria nel nostro paese è diventata florida e ha raggiunto il grado di sviluppo che ha oggi, con circa 600 miliardi di euro di masse.
Quanti clienti avete già in Gran Bretagna?
Attorno a 7mila, ma stiamo crescendo. Inizialmente i nostri correntisti erano per lo più italiani residenti nel Regno Unito che già conoscevano il nostro brand. Oggi, invece, circa il 90-95% della nuova clientela è rappresentata da cittadini britannici.
Parliamo del vostro business in Italia: perché è fiducioso anche sui risultati del prossimo trimestre?
Più volte ho sottolineato la forza del modello di business di Fineco, che mostra una certa forza anche in contesti di mercato diversi. I nostri ricavi si basano principalmente su tre pilastri: i servizi bancari, quelli di trading e la consulenza finanziaria. Nel primo trimestre dell’anno, in un contesto di ripresa della volatilità dei mercati, i servizi di trading hanno rappresentato una importante fonte di commissioni. Nei prossimi mesi probabilmente non sarà più così e forse dobbiamo anche auspicarcelo perché significherebbe che sui mercati finanziari tornerà un po’ più di tranquillità. Ma Fineco continuerà con il suo modello di business flessibile, che può contare appunto anche sull’apporto, in termini di ricavi, dei servizi bancari e di consulenza.
L’effetto-pandemia ha cambiato le abitudini di molti italiani. È mutato qualcosa nel rapporto consulente-cliente nella rete di Fineco?
Per quanto riguarda le relazioni con la clientela, posso dire che la nostra rete era già pienamente attrezzata per avere un rapporto anche a distanza, grazie alla tecnologia.
Ci sono prodotti sui quali punterete di più nei prossimi mesi?
Siamo molto impegnati nella distribuzione di prodotti di decumulo e Target Boost che aiutano i clienti a investire in maniera razionale e a non sbagliare il market timing. Si tratta cioè di prodotti che, utilizzando degli algoritmi e dei meccanismi automatici, consentono di aumentare l’esposizione sul mercato azionario durante le fasi di ribasso quando i prezzi sono convenienti e di ridurle quando invece le quotazioni sono più elevate e meno convenienti.