Unicredit, la crisi non intacca il buyback

Da un lato la seconda tranche del buyback da un miliardo di euro, dall’altra la volontà di proseguire con la politica dei dividendi seguita fino ad oggi, che dopo aver visto la distribuzione di 3,75 miliardi di valore sul 2021 ne prevede altrettanti a valere sul 2022.

Nel mezzo del cammino di Unicredit, il ceo Andrea Orcel, ottimista sul futuro della banca italiana nonostante il difficile scenario internazionale. Nonostante le preoccupazioni derivanti dal caro energia e dall’escalation bellica tra Russia e Ucraina, il manager evidenzia evidenziare i punti di forza di Unicredit, pronta ad assorbire gli shock economici in arrivo. “Abbiamo il capitale più alto del settore e generiamo capitale, abbiamo ridotto le sofferenze abbiamo ulteriori buffer anticiclici. Inoltre l’aumento dei tassi fa salire i ricavi”.

Il cambio di marcia della Bce può infatti rivelarsi un’importante boccata di ossigeno per il margine di interesse. “Ogni 100 punti di tassi in più si traducono in un miliardo in più di ricavi” afferma Orcel.
Con un Cet1 di partenza al 15,7% – destinato a scendere di 32 punti base per il buyback appena varato su 200 milioni di azioni, pari a circa il 9,89% del capital – e una capacità di generare capitale per 1,5 miliardi, Unicredit ha il lusso di entrare in questa crisi “da una posizione di forza”, ed ha anche “riserve nello zaino per distribuzione del dividendo”.

Rimane però il tema delle potenziali aggregazioni. Su questo tema la linea del ceo, come già riportato, è nota: aggregazioni sì, ma a patto che creino valore. “Se c’è un’opportunità che accelera la nostra trasformazione, noi la faremo”. E visto che la banca tiene monitorate tutte le opportunità sul campo, non è neanche da escludere un ritorno di fiamma su Banco Bpm, così come una riapertura del dossier Mps.

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