Le sei fasi evolutive del consulente

La professionalità del consulente può essere valutata per le competenze tecniche (sapere), relazionali (saper fare) e morali (saper essere) e la letteratura indica che la sua evoluzione è guidata  dal grado morale che si sviluppa su diverse fasi (Kegan, Kohlberg, McCuen):
– Fase 1: il professionista svolge la propria attività rispettando le regole per evitare violazioni e punizioni. La motivazione è il guadagno, e c’è poca preoccupazione degli esiti sul cliente, la professione o la società. – Fase 2: l’attività è intesa in termini commerciali e la motivazione è principalmente di auto-promozione. Una attività professionale vale l’altra purché generi reddito e avanzamenti.
– Fase 3: si perseguono i valori di fedeltà aziendale, della fiducia del cliente e delle buone relazioni e non si tiene conto delle istanze della società.
– Fase 4: la professionalità è intesa quale libero impegno e partecipazione alla comunità e si fonda sulla pratica riflessiva della propria attività. La lealtà aziendale è contemplata insieme alla lealtà verso la professione ma non necessariamente verso la società.
– Fase 5: si considera la professione come contratto sociale con la comunità ed è preminente il perseguimento del benessere della società sulle istanze professionali e sulla fedeltà aziendale.
– Fase 6: si riconosce l’interdipendenza della professione con le persone e i sistemi e si hanno aspirazioni umanistiche e sensibilità universali.
L’attività è guidata da equità e preoccupazione per la società e l’ambiente.  Howard Gardner, neuro-scienziato teorico delle intelligenze multiple, ha dichiarato: “una persona immorale non diventerà mai un bravo professionista.  Senza principi etici si può certo diventare ricchi e avere una buona competenza tecnica ma non si eccelle”.

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