T. Rowe Price: tre idee per un portafoglio protetto dal rischio inflazione

A cura di Yoram Lustig, Head of EMEA MultiAsset Solutions e Michael Walsh, MultiAsset Solutions
Strategist, T. Rowe Price

Per oltre un decennio, l’inflazione non è stata considerata tra i principali rischi d’investimento: dalla crisi finanziaria globale in poi, la deflazione ne ha modificato la percezione. Ora che le pressioni inflazionistiche stanno aumentando in tutto il mondo, lo scenario potrebbe cambiare, anche se è opinione diffusa che il rialzo sia temporaneo.
Gli effetti di un’elevata inflazione sui mercati. Se l’inflazione dovesse rimanere elevata a lungo, sarebbe un problema per i mercati finanziari.

Generalmente, un’alta inflazione comporta tassi d’interesse più elevati, il che può portare i mercati obbligazionari a un sell-off; in passato, anche le valutazioni azionarie si sono abbassate a causa di un’elevata inflazione. In queste condizioni, la maggiore correlazione tra azioni e obbligazioni può ridurre i benefici della diversificazione di un portafoglio multi-asset.

A nostro avviso, l’inflazione a breve termine degli USA sarà più alta rispetto agli ultimi dieci anni, ma non abbastanza per essere una grande preoccupazione. I recenti dati sull’inflazione sono stati fortemente influenzati dall’estremo rialzo dei prezzi nei settori che hanno visto una brusca interruzione e una conseguente ripresa a causa della pandemia, come auto e viaggi. Guardando nel dettaglio i driver dell’innalzamento dell’inflazione, riteniamo che questi dovrebbero attenuarsi nel breve termine.

Per esempio, un driver chiave sul lato della domanda è stata la riapertura delle principali economie dopo
le restrizioni per la pandemia. Non pensiamo che questo possa succedere di nuovo, e perciò riteniamo
che l’attuale impulso alla spesa si attenuerà nel tempo.

Le disruption nelle filiere di produzione sono state un secondo driver: con il ritorno alla normalità, o ad
una sorta di normalità, l’offerta e la produzione dovrebbero riavvicinarsi ai livelli pre-pandemia.
Un terzo fattore è stato l’effetto di base. Solitamente, l’inflazione è misurata su base annua: i prezzi di
oggi sono comparati a quelli dell’anno scorso. Nel 2020, il mondo è stato rallentato dalla pandemia, che
ha fatto crollare domanda e prezzi: non dovrebbe dunque sorprendere una variazione annuale così
rilevante, essendo la base di partenza così bassa.
L’incertezza sull’inflazione impone cautela. Tuttavia, per quanto l’evidenza indichi che il picco di inflazione sia temporaneo, non ve ne è certezza, e non si può escludere un lungo periodo di prezzi in crescita. Di conseguenza, stiamo monitorando attentamente i costi degli alloggi, componente significativa dei prezzi al consumo, e l’inflazione salariale: incrementi duraturi di queste due componenti potrebbero alimentare l’inflazione.
Inoltre, i rallentamenti logistici e di fornitura potrebbero permanere, con i programmi di vaccinazione
che differiscono tra Paesi, e alcuni settori potrebbero essere più lenti di altri a tornare a pieno regime.
Anche se ci auguriamo livelli ragionevoli di inflazione – non troppo bassa da diventare deflazione, non
troppo alta da ostacolare la crescita degli investimenti – i portafogli dovrebbero includere una certa
protezione, in equilibrio con il suo costo.

Tre modi per proteggere i portafogli dall’inflazione

Posizionare il portafoglio alla luce di un’inflazione potenzialmente persistente è possibile in tre modi:

1. Acquistando bond sovrani inflation-linked (ILB). Pensati per aiutare gli investitori a proteggere i
portafogli dall’inflazione, gli ILB sono indicizzati al livello dei prezzi, così che i pagamenti in linea capitale
e gli interessi seguano l’andamento dell’inflazione. Un problema è il loro costo, che in molti mercati è
alto. Questo significa che offrono rendimenti al netto dell’inflazione bassi o negativi, portando a un
rischio di ritorni totali negativi in termini reali. Soprattutto, gli ILB sovraperformano i titoli di Stato
nominali standard con duration simile solo se l’inflazione effettiva è più alta rispetto al tasso d’inflazione
breakeven (riflesso nella differenza tra il rendimento delle obbligazioni nominali e gli ILB). Ora, i tassi
breakeven sono piuttosto alti, il che rende difficile per gli ILB sovraperformare.

2. Investendo in azioni cicliche, che tendono a performare bene in un contesto di prezzi crescenti.
Generalmente, l’inflazione aumenta nei periodi di espansione economica, quando gli asset ciclici vanno
bene. Tra questi vi sono titoli value, titoli a bassa capitalizzazione, e titoli giapponesi, europei e dei
mercati emergenti.

3. Acquistando asset ad alto rendimento con una duration relativamente breve, come i bond globali
high yield e il debito dei mercati emergenti. I rendimenti più alti rappresentano un cuscinetto da
aggiungere ai ricavi totali, rispetto al riscatto dei coupon tradizionali. I due caveat sono il fatto che
entrambi gli asset sono collegati ai mercati azionari, e quindi non diversificano il rischio, ma implicano al
contempo anche un rischio di credito, rendendo quindi l’analisi creditizia necessaria per mitigare le
perdite.

Il vantaggio delle idee di investimento al punto 2 e 3 è che dovrebbero performare bene durante periodi
di inflazione alta e bassa, non necessariamente in periodi di inflazione elevata. In altre parole,
potrebbero fornire protezione contro l’inflazione senza il costo di una riduzione dei ricavi attesi. Essendo
impossibile avere certezze sul livello di inflazione dei prossimi anni, le strategie di investimento come
quelle elencate potrebbero essere particolarmente utili.

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