Banca Carige: dopo l’aumento, il crollo

Banca Carige cade ancora

Banca Carige in deciso calo a Piazza Affari, dove il titolo della banca genovese cade a 0,81 centesimi di euro per azione (-7,95%), dopo che venerdì sera erano stati ufficializzati i dati relativi all’aumento di capitale che ha consentito al gruppo bancario ligure di rafforzare il patrimonio di 544,357 milioni di euro circa, di cui circa 119 milioni grazie alla sottoscrizione, proporzionalmente alla propria quota di spettanza, da parte dei sub-garanti di prima allocazione e 46,38 milioni grazie alla sottoscrizione della tranche riservata, in cambio di obbligazioni senior per un valore nominale complessivo di circa 188,8 milioni. Da ricordare che l’aumento di capitale si inseriva in un piano più ampio destinato a rafforzare il capitale per circa un miliardo di euro.

Con aumento raccolti 544 milioni

Il capitale sociale di Banca Carige risulta ora pari a 2.845.857.461,21 euro suddiviso in 55.265.881.015 azioni prive dell’indicazione del valore nominale, di cui 55.265.855.473 titoli ordinari e 25.542 azioni di risparmio convertibili. La capitalizzazione di borsa resta peraltro malinconicamente al di sotto dei 300 milioni di euro, con una perdita per chi avesse comprato il titolo in borsa un anno fa del 70% circa (alla chiusura di venerdì), ovvero di oltre il 55% rispetto a soli tre mesi fa. Già venerdì scorso il titolo Banca Carige aveva vissuto una seduta fortemente altalenante, arrivando a perdere il 12,9% a fine giornata.

Malacalza sopra il 20%

Notizie che non possono certamente fare piacere a chi come la famiglia Malacalza ha approfittato dell’operazione per arrotondare ulteriormente la propria partecipazione, salendo così sopra il 20%, soglia per il cui superamento aveva chiesto e ottenuto il via libera da parte della Bce. L’attuale valorizzazione del titolo porta alcuni trader a ipotizzare una possibile operazione di raggruppamento, mentre altri operatori sono scettici, ricordando come tale operazione sia già stata realizzata nel maggio 2015 (nel rapporto di 1 nuovo titolo ogni 100 preesistenti) e dunque un eventuale “bis” finirebbe col suonare come una conferma del fatto che la banca in poco più di due anni e mezzo ha sostanzialmente visto vaporizzato l’intero suo valore.

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