Investimenti: temi chiave e opportunità per il 2024 secondo AllianzGI

Siamo giunti ormai quasi al termine del 2023, un anno che per gli investitori è stato più soddisfacente di quanto ci si potesse aspettare, per lo meno sino a fine novembre. Restano aperte alcune questioni per l’anno che verrà, il quale a sua volta ce ne riserverà di nuove. Cosa possiamo aspettarci per il 2024 e quali opportunità di investimento potrebbero presentarsi? Ecco di seguito la view si Stefan Rondorf, senior investment strategist, global economics & strategy di Allianz Global Investors.

Il primo fattore chiave da prendere in considerazione è l’andamento dell’inflazione. Ultimamente la corsa dei prezzi ha mostrato una tendenza alla decelerazione. L’inflazione core (che esclude energia e generi alimentari) è diminuita su entrambe le sponde dell’Atlantico. Tuttavia i tassi di variazione annua si attestano ancora abbondantemente sopra il target del 2% fissato da diverse banche centrali. In caso di conferma dei recenti segnali di allentamento nella crescita dei salari e, negli Stati Uniti, dei canoni di affitto, nel 2024 i tassi di inflazione potrebbero avvicinarsi, anche solo temporaneamente, alla soglia del 2%. Tuttavia non vi è alcuna certezza.

La storia insegna che ad un anno circa dal raggiungimento del picco dell’inflazione, il suo tasso di rallentamento diminuisce notevolmente e che i cali dei tassi di inflazione sono spesso interrotti da nuove ondate di aumento. Al contrario, le attese inflazionistiche dei consumatori restano elevate. L’inflazione rallenta, ma non è ancora stata sconfitta.

Un fattore strettamente collegato all’inflazione è la politica monetaria. Secondo la stragrande maggioranza degli investitori, i tassi di riferimento delle banche centrali occidentali hanno raggiunto il picco. Sorge quindi l’inevitabile domanda circa la possibile entità di una riduzione dei tassi il prossimo anno. Prima però occorre chiarire un’altra questione: se le banche centrali siano davvero riuscite a ridurre la domanda sufficientemente e in modo sostenibile. La risposta è positiva per quanto riguarda l’area euro, un po’ meno per gli Stati Uniti, per quanto anche oltreoceano si scorgano i primi segni di un rallentamento dell’economia.

Quindi un tema chiave del 2024 sarà anche la possibilità di una riduzione dei tassi da parte di alcune banche centrali. Detto ciò, i tagli dei tassi scontati al momento dal mercato sembrano già molto ambiziosi (quasi 100 punti base nel caso della Federal Reserve).

Infine le prospettive sulla crescita economica. La maggior parte degli investitori sembra desiderare ardentemente un “soft landing” per l’economia USA, e le stime di economisti ed analisti societari in merito a crescita e utili vanno in questa stessa direzione. Affinché tali speranze si avverino occorre una concomitanza di inflazione stabilmente “domata” e di crescita frenata ma non “soffocata”. Un difficile gioco di equilibri per tutti gli attori, che potrebbe essere agevolato da un elemento in particolare: l’aumento della produttività. L’offerta di beni e servizi aumenterebbe senza alimentare l’inflazione a fronte di una domanda crescente. Di conseguenza trend strutturali come intelligenza artificiale, automatizzazione e digitalizzazione resteranno al centro dell’attenzione degli investitori anche nel 2024 e oltre.

Insieme alle speranze di un atterraggio morbido permane però il rischio di un raffreddamento eccessivo dell’economia, che non va trascurato. Probabilmente l’impatto del rialzo dei tassi si farà sentire, anche se questa volta l’effetto “frenante” potrebbe manifestarsi con un maggiore ritardo temporale, soprattutto negli USA.

A questo proposito il prossimo anno sarà interessante osservare l’evoluzione del mercato del lavoro. Un sensibile aumento della disoccupazione avrebbe delle conseguenze anzitutto sui consumi, ma anche sulla capacità di servizio del debito.

I mercati dovrebbero inoltre monitorare la situazione geopolitica. Nel migliore dei casi basteranno degli sguardi fugaci. Oltre al conflitto in Medio Oriente e alla guerra in Ucraina, ricordiamo che a novembre 2024 negli Stati Uniti si terranno le elezioni presidenziali, le quali rappresentano un’importante e ben nota incognita. A seconda dell’esito delle urne ci saranno dei cambiamenti importanti, soprattutto per l’Europa, ad esempio in termini di spesa per la difesa.

Opportunità per il 2024: azioni, obbligazioni e Asia

Nel corso dell’anno le obbligazioni governative potrebbero beneficiare delle speranze di un calo dei tassi di interesse. Al principio sarà indifferente se le banche centrali prenderanno in considerazione un’eventuale riduzione dei tassi in ragione di sviluppi favorevoli dell’inflazione e/o di un consistente rallentamento dell’economia. Per gli investitori in euro che scelgono i Bund a 10 anni non vi è alcuna garanzia di preservazione del capitale reale in caso di detenzione dei titoli sino a scadenza. Gli investitori in dollari statunitensi potrebbero invece ottenere rendimenti reali positivi tramite i titoli governativi USA a 10 anni, mentre gli investitori internazionali dovrebbero fare attenzione al rischio di cambio. Soprattutto in uno scenario di recessione occorre mettere in conto la possibilità di un calo dei rendimenti a breve termine e di un irripidimento della curva.

I mercati azionari, soprattutto negli Stati Uniti, saranno influenzati principalmente dall’andamento della crescita. Un atterraggio morbido dell’economia USA potrebbe spingere le azioni verso nuovi massimi. Il mercato potrebbe così crescere in ampiezza, a vantaggio in particolare di segmenti trascurati come i titoli delle società a piccola capitalizzazione (small cap). In caso di recessione, invece, eventuali correzioni nel corso dell’anno potrebbero offrire dei buoni punti di ingresso.

In entrambi gli scenari le società di consolidata qualità con potere di determinazione dei prezzi potrebbero contribuire alla stabilità del portafoglio. L’azionario giapponese sembra promettente, per lo meno rispetto ad altri mercati, poiché, almeno all’inizio dell’anno, godrà di una politica monetaria ancora molto espansiva e di tassi reali negativi. Nel lungo periodo le azioni, miglior esempio di asset reali, potrebbero essere la scelta migliore per la preservazione del capitale reale.

Ora che i tassi sono aumentati, si può tornare a parlare di costo del denaro. Coloro che investono in obbligazioni societarie dovranno quindi operare un’attenta selezione tra “buoni” e “cattivi” emittenti. Tale situazione dovrebbe offrire buone opportunità per i gestori attivi in questo segmento.

I mercati obbligazionari asiatici, in particolare al di fuori di quello cinese, sembrano interessanti. Dovrebbero essere favoriti dalla prospettiva che i tassi della Federal Reserve statunitense abbiano raggiunto il picco. Diversi Paesi asiatici che gravitano attorno alla Cina possono contare su solide prospettive di crescita, poiché beneficiano della diversificazione e della regionalizzazione delle filiere, nonché di una popolazione attiva giovane.

L’aumento dei rendimenti obbligazionari rivitalizza i portafogli multi asset e le prospettive di rendimento delle diverse asset class sono nuovamente simili. La carta vincente resta quella della diversificazione. Si raccomanda tuttora di privilegiare gli investimenti sostenibili, dato che possono contribuire a migliorare il profilo di rischio/rendimento dei portafogli.

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