Frodi creditizie: nel 2016 danni per oltre 152 milioni di euro

a cura di Crif

L’Osservatorio sui Furti d’Identità e le Frodi Creditizie, realizzato da CRIF e giunto alla 24^ edizione, nell’ultimo aggiornamento stima che nell’intero anno 2016 i casi di frode creditizia o emissione di cambiali e assegni a nome altrui perpetrati mediante furto di identità siano stati più di 26.100 con una perdita economica che supera i 152 milioni di Euro.

Questo dato, che per altro risulta in ulteriore crescita a fronte dei circa 25.300 casi rilevati nel corso dell’anno precedente a conferma di un fenomeno in costante espansione, appare oltremodo eclatante rispetto, ad esempio, alle circa 300 rapine che sono state commesse ai danni di istituti di credito, crimine per i quali l’allarme sociale appare ben più elevato malgrado una casistica contenuta oltre che in sensibile contrazione (-28%).

Nello specifico, l’Osservatorio CRIF prende in esame le frodi creditizie perpetrate attraverso un furto di identità, con il successivo utilizzo illecito dei dati personali e finanziari altrui per ottenere credito o acquisire beni con l’intenzione premeditata di non rimborsare il finanziamento e non pagare il bene.

Il profilo delle vittime

La distribuzione delle frodi per sesso evidenzia che la maggioranza delle vittime sono uomini (nel 64,3% dei casi per la precisione) mentre l’incidenza delle donne risulta in leggera diminuzione (-0,5%) rispetto alla precedente rilevazione.

Osservando la distribuzione delle frodi per classi di età, quella in cui si rileva il maggior numero di casi risulta essere ancor auna volta quella compresa tra i 41 e i 50 anni con il 26,3% del totale, seppur in calo del -5,7% rispetto all’anno precedente. Il maggior peso delle classi più mature trova spiegazione nella tendenza da parte dei frodatori di individuare vittime che si caratterizzano per stabilità reddituale, una storia creditizia consolidata ed elevata propensione agli acquisti di beni durevoli.

Da sottolineare, invece, come la fascia di età nella quale si rileva il maggior incremento sia quella degli under 30 (+11,3%) a dimostrazione che, rispetto a quanto si potrebbe pensare, i giovani spesso si caratterizzano per abitudini poco prudenti e una ridotta attenzione verso comportamenti virtuosi che potrebbero contribuire a ridurre il rischio di subire un furto d’identità finalizzato a realizzare una frode.

Distinguendo le classi di età per sesso, si osserva una leggera prevalenza di donne nelle fasce più giovani, mentre nella fascia over 60 sono gli uomini ad essere sovra rappresentati.

Tipologia di finanziamento oggetto di frode

Anche nell’anno 2016 il prestito finalizzato continua ad essere di gran lunga la tipologia di prodotto di credito maggiormente colpito: il 64,3% dei casi, infatti, riguarda questa forma tecnica, seppure si registri un notevole calo rispetto all’anno precedente (-13,48%).

In linea con il trend degli ultimi anni, invece, si registra un aumento significativo per le frodi perpetrate sulle carte di credito (+79%), che arrivano a spiegare il 18,5% dei casi totali.

La tipologia dei beni oggetto di frode

Nell’ambito dei prestiti finalizzati, il 39,8% dei casi di frode creditizia rilevati nel corso dell’ultimo anno ha avuto per oggetto l’acquisto di elettrodomestici; una quota rilevante riguarda anche i comparti auto-moto (12,1%), le spese per la casa immobili e ristrutturazione (10,4%) e l’arredamento (8,9%) e gli articoli di elettronica, informatica e telefonia (6,2%). Rispetto ai volumi di prestiti finalizzati erogati spicca però l’elevata incidenza delle frodi che coinvolgono il settore travel & entertainment e quello delle spese per la casa.

La distribuzione delle frodi per fascia d’importo

Relativamente alla distribuzione delle frodi per importo, dallo studio CRIF emerge che nel 2016 il 20,9% dei casi ha riguardato un valore inferiore ai 1.500 Euro (con un peso di questa classe in calo del -36,3% rispetto all’anno precedente) ma il 13,5% dei casi ha visto un importo superiore ai 10.000 Euro.

Nel complesso, nell’ultimo anno sono cresciuti soprattutto i casi di importo compreso tra 1.500 e 3.000 euro (+57,1%) e quelli tra i 5.000 a 10.000 (+21,4%).

I tempi di scoperta

I tempi di scoperta delle frodi sono rimasti pressoché stabili rispetto all’anno precedente, con circa il 50% dei casi che viene rilevato entro 6 mesi (in calo del -5,7%, rispetto al 2015).

Va però sottolineato come il 19,3% dei casi venga scoperto addirittura dopo 3 anni o più, con una impennata dei casi di detection superiore ai 5 anni (+26,8%).

È evidente che tanto più tempo passa dopo l’evento fraudolento quanto maggiori saranno i disagi che la vittima dovrà sostenere per rimediare a fronte di crescenti difficoltà nel ricostruire la vicenda e individuare i responsabili.

Tipicamente l’ignara vittima scopre di aver subito una frode nel momento in cui riceve il sollecito da parte di un istituto di credito o di una società di recupero per il pagamento delle rate del finanziamento attraverso il quale sono stati acquistati beni o servizi a suo nome.

Risulta però in crescita il numero di soggetti che rilevano la situazione anomala attraverso l’attenta verifica dei propri estratti conto oppure grazie a sistemi di alert che segnalano tempestivamente indebite transazioni o l’accensione di un finanziamento a proprio nome.

Andando a verificare i tempi di scoperta rispetto agli importi, emerge che la maggior parte dei casi scoperti entro i 6 mesi riguardano finanziamenti ‘small ticket’, mentre i casi di frode con importi superiori ai 10.000 Euro spesso comportano tempi di scoperta più lunghi (nel 55% oltre 5 anni) a dimostrare una maggiore sofisticazione delle tecniche adottate dai criminali.

“I ladri non solo più solo coloro che entrano in casa per rubare oggetti di valore, ma sono sempre più interessati ai nostri ben più preziosi dati che possono aprire loro le porte dei nostri account di posta elettronica e social network, conti correnti e carte di credito, con pesanti conseguenze per chi subisce frodi e furti d’identità – commenta Beatrice Rubini, Direttore della linea Mister Credit di CRIF –. Durante il periodo estivo, poi, questo fenomeno si intensifica ulteriormente con le truffe legate alle vacanze, con tante persone che rispondono ad annunci apparentemente vantaggiosi, fornendo persino copia dei propri documenti senza pensare che possano finire nelle mani di un malintenzionato. Pertanto, allo stesso modo in cui per difendere la nostra casa mettiamo un sistema di allarme, anche per proteggere i nostri dati e la nostra identità bisognerebbe adottare comportamenti accorti ma anche adeguati servizi di protezione in grado di allertarci al primo segnale di pericolo”.

L’approfondimento monografico sui tentativi di frode intercettati dalle banche dati del sistema SCIPAFI

Il progetto SCIPAFI (riferimento al decreto legislativo 64/2011 – Sistema Pubblico di Prevenzione delle Frodi – e il DECRETO 19/05/2014, N.95 – Regolamento Attuativo del Ministero dell’economia e delle Finanze) dà la possibilità agli istituti di credito di verificare i dati anagrafici e reddituali dei propri clienti, infatti il sistema pubblico per la prevenzione delle frodi riunisce all’interno di unico punto di accesso, gestito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), alcune importanti fonti istituzionali (Agenzia delle Entrate, Ministero dell’Interno, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, INPS, INAIL). In seguito alla circolare del MEF del 17/07/2014, queste fonti possono essere consultate anche per gli adempimenti antiriciclaggio ai fini di adeguata verifica.

L’Osservatorio sulle Frodi Creditizie presenta al suo interno anche un approfondimento basato sui dati relativi agli alert più significativi emersi dalle interrogazioni fatte ai servizi di prevenzione frodi gestiti da CRIF con anche la tramitazione delle banche dati Scipafi.

Un’evidenza interessante è rappresentata dal codice fiscale inesistente, quindi mai rilasciato dall’Agenzia delle Entrate, cosa che potrebbe far ipotizzare un tentativo di frode utilizzando una identità inesistente.

Nel complesso, come già rilevato anche nel 2015 si conferma l’utilizzo della carta di identità come documento identificativo principale utilizzato nei casi di impersonificazione. Nello specifico, in fase di identificazione anagrafica vengono utilizzate carte di identità contraffatte oppure valide ma non riconducibile alla vittima del tentativo di frode, o ancora, documenti per i quali risulta una denuncia per furto o smarrimento.

Per quanto riguarda patenti, passaporti e permessi di soggiorno (ad oggi le tipologie di documenti identificativi verificabili da SCIPAFI) è da sottolineare come circa il 7% delle patenti oggetto di verifica siano risultate inesistenti o non appartenenti al soggetto, mentre tra i passaporti l’incidenza è risultata pari a circa il 3,4%. Tra le altre anomalie rilevate vanno citati gli assegni recanti una firma di traenza relativa al correntista ma contraffatta e/o non conforme, firme false, titoli rubati o smarriti con firma falsa oppure titoli colpiti da decreto di sequestro per firma falsa, truffa o altro.

Nel 2016 i protesti con le causali prese in considerazione e riferibili a persone fisiche o ditte individuali sono stati oltre 1.400, per un importo complessivo di pari a quasi 4,5 milioni di Euro.

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