Petrolio, rialzo limitato nel lungo periodo

A cura di Névine Pollini, Senior commodity analyst di Ubp

Lunedì il petrolio Brent ha chiuso con un prezzo più alto del 14,60% dopo gli attacchi di droni (di cui i ribelli Houthi hanno rivendicato la responsabilità) ad alcuni impianti sauditi (un giacimento petrolifero e un impianto di lavorazione) che sabato scorso hanno distrutto l’equivalente prodotto di 5,7 milioni di barili di petrolio (circa il 6% della produzione mondiale).

L’incidente dovrebbe spingere al rialzo il prezzo del greggio nel breve termine. Anche se l’entità del danno e la durata dei disagi non sono chiare, stando a quanto riportato da Bloomberg, l’Arabia Saudita “potrebbe già in pochi giorni ripristinare un volume significativo della propria capacità produttiva momentaneamente interrotta, ma ha bisogno di settimane per tornare a pieno regime”

Nel frattempo Aramco ha fatto sapere che rispetterà i termini di consegna dei propri clienti ricorrendo alle scorte esistenti. Nel medio-lungo termine, ci aspettiamo che l’incidente avrà un impatto limitato sugli equilibri dell’offerta a livello globale.

Riteniamo che l’andamento del prezzo del petrolio potrebbe influenzare l’esito delle elezioni negli Stati Uniti, in quanto interruzioni importanti e prolungate dell’offerta potrebbero minacciare la già fragile economia statunitense. In quest’ottica, il presidente Trump, che corre per la rielezione, ha chiesto ai produttori nazionali di aumentare la loro produzione e ha acconsentito al ricorso alle riserve strategiche di petrolio statunitensi, se necessario.

A nostro avviso, nell’attuale contesto macroeconomico in rallentamento, molti Paesi temono l’impatto dell’escalation del conflitto in Medio Oriente, specialmente quelli che fanno affidamento sulle importazioni di energia – tra cui Cina e Giappone – che sarebbero i più esposti all’impennata dei prezzi del petrolio.

 

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