Prova di forza dell’euro

Dopo aver raggiunto i punti di resistenza contro il dollaro, l’euro ha ritracciato fermandosi sopra i punti di supporto, che come vedremo nella sezione dedicata all’analisi dei livelli più importanti, hanno impedito alla moneta unica quella che in linea teorica dovrebbe essere la propria naturale evoluzione: scendere. Già, perché di fronte ad una situazione dove l’euro è messo seriamente ed ufficialmente in discussione per la prima volta nella sua storia, la moneta unica non scende e rimane saldamente sopra quota 1.3600. L’ipotesi paventata ieri circa l’effettivo significato del referendum greco è stata confermata ieri dalla Merkel e da Sarkozy.

I due leader politici di Germania e Francia hanno dichiarato senza mezzi termini che ascoltare la volontà popolare è chiaramente importantissimo, ma è altrettanto chiaro che il referendum deve essere portato a termine nel minor breve tempo possibile in quanto la situazione di incertezza non può continuare a lungo e deve essere risolta il prima possibile. E, all’interno di questo referendum dovrebbe essere espressa soltanto una domanda: la Grecia vuole continuare a rimanere nell’euro?

Più chiaro di così… Il messaggio forte che arriva da parte dell’asse franco-tedesco riguarda la volontà delle prime due economie europee di difendere l’esistenza e la stabilità della moneta unica europea, obiettivo molto più importante rispetto al salvataggio di uno stato membro (che, dobbiamo dirlo, ha truccato i propri conti per riuscire ad entrare nel sistema monetario europeo prima di essere effettivamente preparata a questo passo, fatto che però non lava via il nostro scetticismo circa l’unione monetaria stessa che contempla membri troppo diversi tra loro, da tutti i punti di vista). In un quadro di incertezza del genere l’euro dovrebbe scendere e ritornare bid soltanto nel caso in cui i si greci prevalgano sui no, fatto che allo stato attuale dell’arte sembra leggermente più improbabile (circa 40% a 60%).

Questo però è il mercato e da che mondo è mondo è proprio esso ad avere sempre ragione. Questi movimenti ci confermano che gli investitori, in base alla notizie che giungono dal fronte macroeconomico, vedono più o meno stimolato il proprio appetito per il rischio, che come detto nelle scorse giornate, si manifesta con vendite di dollari ed acquisti di valute ad alto rendimento e attività di rischio mentre in caso di avversione al rischio accade il contrario. Ora ci troviamo in una fase di pausa dei mercati, che tra oggi pomeriggio sulla prima conferenza stampa di Draghi come presidente della BCE ed il pomeriggio di domani, quando verranno rilasciati i dati sulla disoccupazione americana, potrebbe interrompersi e portare a nuovi aumenti di volatilità.

Ultima nota prima di passare a vedere i livelli tecnici riguarda il meeting del FOMC di ieri. Molto velocemente la cosa che occorre notare da subito riguarda la mancanza di comunicazioni significative per quanto concerne i nuovi piani di stimolo per l’economia ed il mancato cambiamento delle strategie di comunicazione a riguardo. Un niente di fatto che, dati i problemi più scottanti dell’area euro, non ha prodotto effetti negativi sui mercati, che si prenderanno un mesetto di tempo per digerire le nuove stime sulla crescita Usa riviste a ribasso dall’Istituto Centrale (dalla forchetta 2.7/2.9% a 1.6/1.7% per il 2011 mentre da 3.3/3.7% a 2.5/2.9% per il 2012) e le nuove aspettative di inflazione (da 2.3/2.5% a 2.7/2.9%).

Andiamo ora a dare uno sguardo ai cambi potendo notare come, da ieri, i livelli non siano cambiati particolarmente. L’eurodollaro, dopo la correzione di due giorni fa, si mantiene sulla parte bassa di un grafico settimanale. La tendenza di fondo appare ribassista, data la rottura del trend a rialzo avvenuta lunedì. 1.3820, livello già osservato ieri, è stato confermato nella sua validità come resistenza ed è anche per le prossime ore il livello a cui guardiamo con maggiore attenzione: 1.3615, il minimo di due giornate fa, rimane il livello di supporto più interessante. Il cambio UsdJpy ha confermato l’interesse verso il supporto che si trova compreso fra 77.80 e 78 figura. Se quest’area dovesse tenere, alla pressione ribassista che si è venuta a creare come risposta all’intervento del Ministero delle Finanze nipponico, gli obiettivi sono ancora indicati in 79.50.

Anche il cambio EurJpy ha drasticamente ridotto il range coperto nell’ultima giornata (900 pips in due giorni, in effetti, non possono essere compiuti che in sporadici momenti di eccesso di volatilità). La tendenza di lungo periodo, per lo meno da inizio ottobre, continua a rimanere positiva ed indica per le prossime ore un livello di supporto che transita a 106.25. Questa zona riceve una buona conferma dal transito delle media mobile di lungo periodo (su grafico H4) e non si trova troppo distante dal livello di supporto statico indicato a 106.50 dal minimo raggiunto dai prezzi due giorni fa e da precedenti massimi. Un’interessante livello di resistenza si trova a 107.80, massimo raggiunto dai prezzi ieri ed il giorno precedente.

La rottura del trend rialzista del cable, in parallelo a quello di eurodollaro, ha permesso di aprire la strada ad un percorso ribassista che potrebbe essere confermato, nel suo svolgimento, da una figura di testa e spalle. Parliamo di quella figura che si è venuta a creare al termine di una tendenza a rialzo durata un mese e che intorno a 1.59 trova la naturale neckline che potrebbe confermarne o meno la validità. Se questo livello, che poi altro non è che un supporto, dovesse essere oltrepassato l’obiettivo in discesa sarebbe posizionato a 1.5630, un livello di minimo con un evidente relazione alle settimane passate. Nonostante il cambio UsdChf abbia, di fatto, negato la figura ribassista due giorni fa, continua a rimanere molto vicino all’area chiave di 0.8880-0.89 figura. Non è un caso che proprio in quest’area transiti la tendenza negativa del cambio, incominciata il 6 ottobre scorso. Il cambio EurChf con il passare dei giorni continua a confermare la tendenza negativa. Nei pressi di 1.2125 troviamo l’ultimo grande supporto in grado di arrestare questo movimento prima che il mercato vada a sfidare le reali intenzioni della Banca Centrale Svizzera.

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