Draghi: Atene continui gli sforzi per rimanere nell’euro

Come dire che l’unione fa la forza. In un’intervista alla Bild, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha detto che i sacrifici che la popolazione greca sta affrontando per rimettere in sesto la propria economia sono meno dolorosi se affrontati all’interno dell’eurozona piuttosto che al di fuori di essa.

“L’uscita dall’euro e la possibilità di svalutare la propria moneta non migliorerebbe per nulla le cose”, ha spiegato il numero uno di Eurotower. L’aspetto negativo di un’uscita dall’euro sarebbe un inflazione elevata e una grande instabilità”, ha continuato Draghi. “Inoltre per un periodo di tempo impossibile da stimare nessuno presterebbe alla Grecia il denaro di cui necessita”.

Ma l’allarme sta tornando su un altro Paese periferico dell’eurozona, che ha ricevuto aiuti finanziari già una volta, il Portogallo. Secondo Joao Cesar das Neves, professore di economia all’Università Cattolica di Lisbona i problemi di bilancio dei comuni, sull’orlo del default, sono dovuti ad un “drastico calo dei trasferimenti di fondi dall’amministrazione centrale a quelle locali”. I municipi portoghesi infatti si troverebbero ad affrontare un debito di circa 9 miliardi di euro, di cui la maggior parte verso le banche.

Il debito dell’isola di Madeira, per esempio, è salito l’anno scorso al livello insostenibile di circa 6,3 miliardi di euro spingendo il governo di Lisbona a sovvenzionare la regione semi-autonoma con circa 1,5 miliardi di euro in cambio però della promessa di aumentare tasse e tagliare le spese.

Il professore ha spiegato che “il governo centrale non ha mai avuto un vero controllo sulle amministrazioni locali, che hanno continuato a spendere oltre le proprie possibilità ed ora si ritrovano con un problema complicato da affrontare”. Un problema molto simile a quello che sta succedendo in Spagna, dove regioni e comuni sono tagliati fuori dai mercati dei capitali a causa della stretta creditizia, lasciando a bocca asciutta molti fornitori.

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