La divergenza tra mercati sviluppati ed emergenti porta nuovi rischi, ma anche occasioni

a cura di T. Rowe Price

All’inizio del 2015 i mercati azionari al di fuori degli Stati Uniti hanno in generale sovraperformato il mercato azionario statunitense. Questo trend probabilmente proseguirà, poiché il mercato a stelle e strisce ha valutazioni più elevate, ed il miglioramento del potenziale dei profitti è superiore nei mercati non statunitensi, sostenuti da economie in crescita in regioni come l’Europa e il Giappone.

L’outlook sull’azionario Usa rimane generalmente positivo, ma il mercato ha registrato sei anni di rialzi, incluso un aumento superiore al 200% dell’indice Standard & Poor’s 500, senza correzioni significative. Ne consegue che gli investitori debbano attendersi livelli più elevati di volatilità a breve termine.

Nei mercati azionari emergenti alcuni di quelli che lo scorso anno si sono mostrati più deboli, si sono poi trasformati nei migliori performer del 2015, suggerendo così l’inizio di una rotazione. Ciò è particolarmente vero per la Russia e la Cina, che hanno avuto forti performance da inizio anno. Le aspettative di guadagni in diversi mercati sembrano essere scese ai livelli più bassi, spianando la strada per un’accelerazione in Paesi come l’India e le Filippine.

I mercati del reddito fisso stanno affrontando un livello elevato di incertezza, causato dalle recenti turbolenze in molti mercati sovrani e da politiche non prevedibili attuate dalle banche centrali. Ciò può far scaturire molteplici scenari diversi per l’anno in corso. Gli investitori devono quindi prendere in considerazione l’intero panorama dei titoli per ridurre i rischi e ottimizzare i rendimenti. Il contesto economico sembra favorire le obbligazioni High Yield, poiché queste sono generalmente meno sensibili a un aumento dei tassi d’interesse rispetto ad altre categorie di obbligazioni.

Negli anni recenti le economie degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno sufficientemente ridotto i livelli di indebitamento e le loro banche centrali si stanno preparando ad un rialzo degli attuali, bassissimi tassi di interesse. L’espansione economica statunitense prosegue e la crescita nell’Eurozona si sta riprendendo più velocemente rispetto a quanti molti si aspettassero. Inoltre, l’outlook del Giappone è migliorato grazie al rinvio dell’aumento dell’imposta sui consumi.

Chris Alderson, Head of International Equity: “Migliori prospettive di crescita nelle economie sviluppate al di fuori degli Stati Uniti, i segnali che l’apprezzamento del dollaro abbia raggiunto i massimi livelli, politiche aggressive di allentamento monetario in Europa, Giappone e Cina, hanno contribuito alla crescita delle performance delle azioni non statunitensi a inizio 2015. A nostro avviso l’Europa offre, probabilmente, le migliori opportunità di accelerazione degli utili nel secondo semestre, dato che le previsioni di crescita economica hanno iniziato a risalire in paesi chiave come la Germania e la Francia, e nella maggior parte dei Paesi periferici debitori, ad eccezione della Grecia”.

John Linehan, Portfolio Manager, U.S. Large-Cap Value Strategies: “La politica monetaria dovrebbe rimanere in certa misura di supporto per le azioni, anche se la Fed si sta sempre più avvicinando al primo aumento dei tassi in quasi nove anni. La crescita degli utili negli Stati Uniti potrebbe essere più complicata dato un ciclo economico maturo ed un contesto che rende sempre più difficile per le imprese migliorare i loro margini di profitto. Da qui in poi la selezione dei settori e delle azioni diventerà sempre più importante.

Gonzalo Pángaro, Lead Portfolio Manager, Global Emerging Markets Equity Strategy: “Sebbene le valutazioni non siano convincenti quanto un anno fa, in generale i mercati emergenti stanno ancora scambiando a sconto rispetto alla media storica, e continuano ad apparire attraenti rispetto ai mercati sviluppati. Sino ad ora, nel 2015, c’è stata uno spostamento da alcuni dei mercati che hanno registrato le migliori performance lo scorso
anno verso altri che invece erano più indietro. A nostro avviso continuerà ad esserci volatilità, e una particolare attenzione nella selezione delle azioni sarà importante”.

Archibald Ciganer, Portfolio Manager, Japanese Equities Strategy: “Le azioni giapponesi hanno goduto di un’ascesa fenomenale, poiché il programma di quantitative easing, un outlook migliore per gli utili societari, e un indebolimento dello yen hanno tutti fortemente contribuito alla crescita del mercato. Ciò che ancora non si riflette nel mercato è la migliorata competitività delle imprese giapponesi, specialmente nel settore tecnologico”.

Dean Tenerelli, Portfolio Manager, European Equities Strategy: “La Banca Centrale Europea, come la sua controparte in Giappone, ha adottato il quantitative easing per dare impulso alle economie europee e scongiurare la deflazione, incoraggiando il sentiment attraverso politiche di stimolo monetario. Al di là del QE, nel mercato risulta evidente la preoccupazione che non ci siano elementi fondamentali reali a favore di una visione rialzista sulle azioni europee. Tuttavia, questa visione non tiene conto dei miglioramenti strutturali a cui stiamo assistendo. L’Europa rimane una regione eterogenea con molte imprese di alta qualità, con grandi pedigree e solidi bilanci. ”

Arif Husain, Head of International Fixed Income: “Potremmo trovarci di fronte a una serie di forti sell-off seguiti da fasi di rally, via via che ci avviciniamo ai rialzi dei tassi da parte della Fed. Dopo sei anni di tassi virtualmente a 0%, qualsiasi aumento sarà un cambiamento importante. Ci sono alcuni mercati che potrebbero offrire un rifugio dalla volatilità dei tassi d’interesse, inclusi i mercati asiatici come la Cina, la Corea del Sud e la Tailandia.”

Andrew Keirle, Portfolio Manager, Emerging Markets Local Currency Strategy: “I fondamentali degli emittenti del debito nei mercati emergenti rimangono abbastanza solidi, poiché hanno tassi di crescita tipicamente più alti rispetto ai mercati sviluppati. Alcuni mercati asiatici stanno registrando tassi di crescita superiori al 5%, mentre alcune economie europee e dell’America Latina crescono a un ritmo più lento. Nonostante la continua dispersione delle performance dei singoli mercati, il debito dei mercati emergenti denominato in valuta locale offre valutazioni relativamente migliori rispetto ai mercati sviluppati”.

Alan Levenson, Chief U.S. Economist: “Mentre il mondo sta attraversando una fase di ripresa deludente, in seguito alla crisi finanziaria, gli stimoli senza precedenti attuati dalla banca centrale hanno avuto progressivamente sempre meno impatto. Le diverse risposte politiche alla crisi hanno portato ad una divergenza tra le buone condizioni dei Paesi sviluppati, inondati di liquidità, e il rallentamento della crescita nei Paesi emergenti. Nonostante tanta attesa, il primo aumento dei tassi dal 2006 da parte della Fed non dovrebbe avere un impatto economico particolarmente significativo, sebbene i mercati globali potrebbero potenzialmente reagire nel breve termine. Il nostro scenario di base prevede un incremento dei tassi dello 0,25% a settembre, seguito da una valutazione ad ogni singolo incontro del FOMC, che dovrebbe portare ad un graduale aumento dei tassi”.

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