Economia Usa pronta a riprendersi

A cura di Adrien Pichoud, Economista di Syz Wealth Management
La crescita dell’economia globale continua a stentare, come evidenzia l’ultima revisione al ribasso delle stime del FMI. Tuttavia, il trend ribassista osservato da inizio anno è stato attenuato da alcuni timidi segnali di ripresa nel settore industriale e nei paesi emergenti, che hanno smorzato nell’immediato i timori sulle prospettive economiche. L’aumento dei prezzi delle materie prime, la debolezza del dollaro e il sostegno delle banche centrali contribuiscono a stabilizzare un trend di crescita globale positivo benché fragile, impedendo inoltre allo spettro della deflazione di
guadagnare terreno, per il momento.
Crescita. I consumi interni delle principali economie avanzate (ossia Stati Uniti ed eurozona), sostenuti da aumento dell’occupazione, prezzi dell’energia ancora bassi e condizioni di finanziamento agevolate, rimangono il principale motore dell’espansione globale. A differenza del 2015, però, l’espansione non accelera più (e negli Stati Uniti segna addirittura un leggero rallentamento). È salutato quindi positivamente il lieve rimbalzo della parte più ciclica dell’economia, volto a mantenere una crescita positiva negli Stati Uniti e in Europa e arrestare il deterioramento di molte economie emergenti. Da ciò è derivato un recente calo dei rischi a breve termine sulle prospettive: tuttavia, il basso livello di crescita in termini assoluti rende molte economie vulnerabili a ogni genere di shock esterno.
Inflazione. I livelli di inflazione permangono molto bassi nelle economie avanzate ma il trend è in leggero miglioramento, principalmente grazie agli effetti di base correlati ai prezzi dell’energia e delle materie prime. In alcune economie emergenti in cui gli aumenti dei prezzi hanno subito una forte accelerazione dovuta all’inflazione importata (Brasile, Russia, Sudafrica), il recente rimbalzo valutario sta contribuendo a mitigare le pressioni al rialzo.
Posizione di politica monetaria La politica monetaria rimane palesemente accomodante nella grande maggioranza delle economie avanzate. Le due principali banche centrali mondiali hanno di recente allentato la loro posizione: la BCE ha tagliato ulteriormente i tassi e aumentato portata e perimetro dell’acquisito di titoli, mentre la FED ha notevolmente mitigato le sue previsioni di aumento dei tassi, alla luce dei persistenti rischi di ribasso globali e della perdurante bassa inflazione. Nei mercati emergenti, l’equilibrio tra svalutazione valutaria/inflazione e crescita lenta lascia meno spazio a politiche accomodanti, benché il trend generale continui a puntare verso un ulteriore allentamento.
Economie avanzate. Negli Stati Uniti, la virata al rialzo degli indicatori manifatturieri forward-looking ha attenuato i timori di una caduta della crescita trainata dall’industria. L’attuale miglioramento del mercato del lavoro e i prezzi dell’energia ancora bassi continuano a sostenere i consumi. Dalla rettifica della FED circa i tempi della prevista stretta monetaria emerge chiaramente che la banca centrale preferisce eccedere in prudenza. Questo ha indirettamente sollevato i settori statunitensi correlati alle esportazioni, grazie al dollaro più debole e alla minore pressione sulla  crescita emergente.
Di conseguenza, dopo un primo trimestre 2016 rivelatosi sostanzialmente debole, l’economia statunitense sembra essere pronta per riaccelerare, almeno nel breve periodo. In Europa, anche gli indicatori principali della Germania sensibile alle esportazioni hanno rimbalzato forti del dissiparsi dei timori circa la crescita globale. La Spagna continua a essere l’altro principale fattore di traino dell’eurozona, nonostante il calo della crescita. Ferme in una crescita estremamente fiacca sono Italia e Francia, con la prima che mostra un timido trend al rialzo e la seconda che manca disperatamente di slancio ciclico. Le recenti misure della BCE hanno il preciso scopo di tentare di supportare la dinamica creditizia. Nel Regno Unito, l’incertezza del Brexit pesa sulla crescita e minerà l’attività fino al voto, tenendo la Bank of England a bordo campo.
Il Giappone continua a rallentare e crescono le pressioni sulla Banca del Giappone a fornire ulteriori stimoli alla luce dei livelli di inflazione estremamente bassi. L’Australia di recente ha approfittato del rimbalzo dei prezzi delle materie prime per riaccelerare.
Economie emergenti. Diverse economie emergenti hanno registrato un miglioramento dei dati economici dopo un  lungo trend in discesa: la debolezza del dollaro, la stabilizzazione della crescita negli Stati Uniti e il rimbalzo dei prezzi  delle materie prime hanno contribuito ad allentare la pressione su tutti gli emergenti. In Cina, le politiche economiche  di sostegno hanno anch’esse contribuito a invertire il trend di crescita, facendo accantonare per ora lo “scenario  dell’atterraggio duro”. Brasile, Russia e Sudafrica soffrono ancora di una grave contrazione economica nonostante un  lieve recente miglioramento del trend. In Turchia, il rallentamento della crescita e dell’inflazione lascia margine per  un allentamento della politica monetaria della banca centrale. Il Messico continua a crescere grazie alla domanda  esterna dagli USA che pesa più dell’impatto negativo dei bassi prezzi del petrolio.

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