Strategie e portafogli post Brexit

A cura di Giuseppe Sersale, Strategist e Responsabile Gestioni Patrimoniali Anthilia Cp Sgr
I contorni di questo scenario si chiariranno solo nei prossimi mesi, e i reali effetti di lungo periodo per il Regno Unito potranno essere valutati solo nel giro di qualche anno. Non ci sono dubbi sul fatto che nel breve periodo la strada intrapresa dal popolo britannico sia in salita. Il quadro estremamente incerto in cui si è infilata l’economia anglosassone richiederà un dazio in termini di crescita, investimenti e occupazione, tanto più pesante quanto meno si chiarirà la situazione.
Per l’Unione Europea non sarà certo una passeggiata: le ricadute sono sicuramente economiche, vista la fragilità dell’attuale ciclo, e soprattutto politiche, con un impatto violento sulla stabilità dell’Unione. Il precedente di uscita è ormai stato creato; la fragilità dei legami e l’entità dei disaccordi interni sono evidenti all’opinione pubblica; la spinta dei movimenti antieuropeisti sempre più insistente.
Naturalmente le spinte scissioniste non si limitano all’UE e all’Euro. Anzi, lo stesso Regno Unito potrebbe essere il primo a perdere l’integrità: Scozia e Irlanda –dove ha vinto il «Remain» – hanno già annunciato l’intenzione di richiedere nuove consultazioni per staccarsi dall’Inghilterra. Nel frattempo sono emerse significative contraddizioni, come ad esempio la questione scozzese: per l’uscita dall’Unione Europea serve l’approvazione del Parlamento locale, non scontata, con potenziale crisi costituzionale. Prospetticamente, inizia ora la complessa fase del distacco.
La Gran Bretagna non ha alcuna fretta di attivare la procedura di uscita e i leader britannici non sembrano intenzionati a richiederla per prolungare le contrattazioni. Sono di tutt’altro avviso i leader europei, i quali puntano ad un processo rapido e chirurgico e la cui durezza dovrebbe sconsigliare ad altri elettorati di intraprendere la stessa strada. Nel frattempo, le temute elezioni spagnole hanno dato un risultato migliore delle attese, con il fronte anti-europeista Podemosin marginale calo.
Evidentemente si tratta di una crisi politica con un impatto economico da valutare nella sua entità; non certo «prezzabile» nell’arco di una o due settimane. Le reazioni di Unione Europea e BCE saranno volte a contenere i danni, allargando i cordoni fiscali (la prima) e rendendo ancora più espansiva la politica monetaria (la seconda). La Fed rinvierà il rialzo dei tassi e rallenterà ulteriormente il processo di normalizzazione (i fedfunds futuresattribuiscono ormai probabilità minime ad un rialzo dei tassi nel prossimo meeting). Anche il premier giapponese Abee la Bank of Japan usciranno probabilmente dal letargo. Un ulteriore possibile elemento di instabilità è che la tregua sulle divise (stabilita nel recente meeting di Shanghai) salti.
A cura di Markus Ratzinger e Anne Sophie Chouillou, Gestori Strategie Anthilia Yellow e Anthilia White
Gli indici del mercato europeo corporate e finanziario si sono mossi molto poco in una giornata («il venerdì nero») in cui le azioni delle banche italiane, e non solo, sono letteralmente crollate. I bond subordinati hanno fatto registrare dei ribassi, ma siamo ancora distanti dai minimi toccati lo scorso febbraio. È lecito dunque chiedersi se la rete di salvataggio messa a punto dalla BCE con gli acquisti di corporate bond stia sortendo gli effetti sperati. Forse sì, e da Bruxelles Junker precisa che il settore bancario europeo verrà protetto.
Nel frattempo, dal Forum della BCE in Portogallo emergono nuove indiscrezioni sulla volontà di ammorbidire il meccanismo di pagamento delle cedole di alcuni strumenti subordinati. Se così fosse, le banche si troverebbero con dei bufferdi capitalemaggiori rispetto a quanto richiesto dal regolatore, riducendo così il rischio di mancato pagamento delle cedole. Stress test del 2014, strumenti non convenzionali pensati dalla BCE e requisiti di capitale solidi per molte banche europee, pongono il mercato dei titoli governativi e quello del credito al riparo da attacchi speculativi duraturi. In questo contesto, è possibile approfittare della situazione incrementando i pesi su banche con fondamentali particolarmente solidi e su strumenti con profilo rischio/rendimento attraente.
Il risultato del voto avrà effetti economici sui flussi commerciali, sui posti di lavoro nel Regno Unito, e quindi sulla crescita del PIL britannico. Il sell-off di venerdì (e in parte anche lunedì) ha colpito tutti i listini indistintamente. A pagarne maggiormente le conseguenze sono state le banche, soprattutto italiane (nonostante la bassa esposizione verso UK), poiché sono sempre i titoli più deboli a non trovare compratori nelle fasi di panico. I titoli obbligazionari bancari e assicurativi, anche subordinati, hanno invece subito perdite relativamente modeste, legate più che altro al legame di questi strumenti con l’asset class azionaria. Per chi è alla ricerca di titoli sottovalutati, i prossimi giorni possono rivelarsi ricchi di opportunità.

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