Corporate Usa, si riducono i margini ma non è una cattiva notizia

a cura di Amundi

Nel 2016 il mercato del lavoro americano ha conseguito una solida performance per il sesto anno consecutivo. Dal 2010, la prima economia mondiale ha creato in media 2,4 milioni di posti di lavoro all’anno (2,2 milioni nel 2016), soprattutto nella sanità, nell’istruzione e nei servizi alle imprese. La disoccupazione è scesa a dei livelli che non si vedevano dall’agosto 2007 (4,7% a dicembre). Tuttavia, questi dati molto positivi risultano un po’ meno brillanti se si tiene conto del tasso di partecipazione storicamente basso, inchiodato al 63%, e del fatto che gran parte dei posti di lavoro sono stati creati nei settori a basso salario. Esiste poi un altro aspetto negativo: l’inflazione salariale è rimasta contenuta in tutti i settori dell’economia americana nonostante il forte calo del tasso di disoccupazione. Nel 2017 potrebbero riemergere delle tensioni sui salari e quindi potrebbe esserci una svolta. Dall’ultimo rapporto sull’occupazione sono emersi segnali in tal senso: a dicembre, il salario orario medio è cresciuto del 2,9%, facendo segnare il maggior aumento dal giugno 2009. Questa nuova tendenza, se sarà confermata, non rappresenta una cattiva notizia né per coloro che investono nelle obbligazioni societarie, né per l’economia americana in generale.

  • Ovviamente i margini delle aziende americane saranno penalizzati dall’aumento dei salari. Attualmente si trovano ai massimi storici grazie alla politica intrapresa attivamente dalle aziende per ridurre i costi di produzione limitando il rialzo dei salari. I margini di utile netto si aggirano ora attorno all’8%, ovvero sono vicino al loro record ciclico e storico. Prevediamo che gli utili societari si normalizzeranno nel corso del 2017.
  • La normalizzazione dei margini non è necessariamente negativa per la crescita degli utili delle aziende americane. Ė molto importante capire che la crescita degli utili osservata nel corso di questo ciclo è stata trainata più dalla crescita dei margini che dalla crescita dei fatturati. In altre parole, la pressione sui salari ha consentito alle aziende di aumentare i loro profitti. A livello macroeconomico, il trend ha determinato una crescita molto forte della quota dei profitti nel PIL a scapito della quota del lavoro (si veda il grafico). Il rialzo dei salari offrirebbe maggiori sbocchi alle imprese e, a parità di condizioni, darebbe maggior slancio alla dinamica dei ricavi.
  • Una situazione di maggiore equilibrio tra utili e salari rappresenta un’ottima notizia per l’economia americana. Una domanda più dinamica è indispensabile per favorire la ripresa degli investimenti, non ancora risaliti ai livelli del 2008, e sui quali le politiche monetarie non sono riuscite a incidere. Le condizioni di finanziamento estremamente accomodanti hanno consentito alle aziende USA di aumentare il loro indebitamento, ma la maggior parte di esse ha preferito finanziarsi tramite operazioni di riacquisto delle azioni e acquisizioni. Le spese per gli investimenti sono rimaste molto contenute soprattutto per via della domanda, rimasta anemica. Un aumento dei salari non costituisce necessariamente una notizia negativa per le aziende americane e rappresenta addirittura un’ottima notizia per l’economia a stelle e a strisce. Per rilanciare gli investimenti e aumentare la crescita potenziale della prima economia mondiale è necessario un riequilibrio tra utili e salari a favore di questi ultimi.

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