Asset allocation: meno Giappone nei portafogli

“Il recente rallentamento della crescita del PIL ha già avuto un impatto sui titoli sensibili al ciclo economico. Come mostra il grafico in pagina, i titoli ciclici sono rimasti indietro rispetto alle controparti difensive negli ultimi mesi, poiché i dati economici non superano più ampiamente le previsioni degli analisti. Poiché riteniamo che questa tendenza continuerà, abbiamo ridotto le nostre posizioni in alcuni titoli ciclici, principalmente riducendo l’esposizione al Giappone“. Ad affermarlo sono gli esperti di Pictet AM, che di seguito spiegano nel dettaglio la loro strategia.

L’economia giapponese sta affrontando la sfida della pandemia, in quanto il nuovo aumento delle infezioni da COVID-19 e un tasso di vaccinazione ostinatamente basso pesano sull’attività economica e sulla fiducia dei consumatori.

Inoltre, la Banca del Giappone sta faticando a stimolare l’economia a fronte di una creazione di credito privato lenta, che ha toccato il livello più basso degli ultimi nove anni.

Il nostro indicatore anticipatore si è contratto per tre mesi consecutivi e le prospettive rimangono deboli, in quanto il Giappone appare particolarmente vulnerabile a un rallentamento della Cina e a un calo della domanda esterna.

Per questi motivi abbiamo declassato le azioni giapponesi sottopesandole.

Per contro, stiamo diventando più ottimisti sulle prospettive per le azioni statunitensi. Mentre gli Stati Uniti rimangono il mercato azionario più caro sulla nostra tabella delle valutazioni, vediamo diversi segnali incoraggianti che ci spingono a passare da una posizione di sottopeso a una neutra.

L’economia statunitense sta crescendo ben al di sopra della sua tendenza a lungo termine, con una crescita del PIL nominale di quasi il 10% prevista per quest’anno e per il prossimo. Allo stesso tempo, l’aumento delle nuove infezioni da COVID-19 sembra aver raggiunto il picco. La politica monetaria, per il momento, rimane di sostegno in quanto la Fed sembra riluttante a ridimensionare i propri stimoli e gli standard dei prestiti bancari sono ai livelli più accomodanti di sempre.

Inoltre, le società statunitensi stanno registrando utili solidi: il nostro modello mostra che le aziende statunitensi stanno godendo della dinamica più forte nelle revisioni al rialzo delle previsioni sugli utili degli analisti, rispetto alle società con sede in altri Paesi sviluppati ed emergenti.

La nostra posizione neutrale sugli Stati Uniti e una posizione di sovrappeso sulle azioni svizzere consentono al nostro portafoglio di detenere un numero maggiore di titoli di qualità, che tendono a registrare una buona performance durante questa particolare fase di un ciclo di mercato rialzista.

Confronto tra ciclici mondiali (ex-tech) e difensivi rispetto all’indice delle sorprese economiche globale

Eurozona. Gli indicatori in tempo reale dell’attività dei servizi si stanno stabilizzando al di sopra del livello pre-pandemia e anche le vendite al dettaglio della regione hanno recuperato al di sopra del loro trend pre-COVID.

Con la riapertura delle economie, il modello mostra anche forti revisioni al rialzo degli utili tra le società europee, molte delle quali sono titoli value. Ciò include i titoli finanziari, che dovrebbero anche trarre vantaggio dall’aumento dei rendimenti obbligazionari, e il settore immobiliare.

Neutrali sulla Cina. I nostri indicatori anticipatori continuano a rallentare, con i consumi che sono penalizzati dai lockdown locali e dalle restrizioni di viaggio imposte in risposta alla ripresa delle infezioni da COVID-19. Un taglio dei requisiti di riserva per le banche nazionali non è riuscito a fermare la contrazione della creazione di credito, che prevediamo raggiungerà un minimo a settembre.
Tuttavia, prevediamo che la spesa al dettaglio riprenderà a crescere nei prossimi mesi una volta che l’impatto della recente ondata di COVID-19 diminuirà.

A lungo termine e rispetto ad altri titoli, quelli cinesi sono valutati in modo allettante in base al nostro modello. (A febbraio di quest’anno, le azioni cinesi sono state, secondo diverse misure, costose come le azioni statunitensi). Tuttavia, usando le metriche tradizionali basate sugli utili, l’attuale sconto sulle valutazioni dell’MSCI China, pari al 30% rispetto alle azioni globali, non è ancora ai livelli di crisi – nel 2014-2015, il divario si è ampliato fino al 45%.

 

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