Tra gli Stati Uniti e la Cina le tensioni tornano a farsi sentire. Le due economie più potenti del mondo stanno andando verso un potenziale scontro commerciale, con il deterioramento delle relazioni diplomatiche che è stato caratterizzato dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha definito il suo omologo Xi Jinping “un dittatore” il mese scorso.
Naturalmente, questa è tutt’altro che la prima volta che le due superpotenze si sfidano sulla scena internazionale negli ultimi anni. Il caso più noto è stata la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina scaturita dalla posizione bellicosa e protezionista messa in atto dall’ex presidente Usa, Donald Trump, che aveva deciso di imporre delle tariffe sulle importazioni di acciaio cinese. Da allora, la relazione tra i due paesi è stata complicata, con tensioni sul piano geopolitico (Hong Kong e Taiwan), economico e diplomatico (guerra in Ucraina).
Di recente, la Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha compiuto una missione diplomatica a Pechino per incontrare vari funzionari governativi cinesi. La visita non ha prodotto risultati significativi, ma aveva apparentemente lo scopo di ridurre le tensioni politiche tra le due superpotenze. Se si guarda infatti alla diplomazia e alla politica si possono notare dei passi avanti, che non si riscontrano a livello commerciale. In questo ambito la narrazione è completamente diversa.
Le difficoltà dell’economia cinese
Negli ultimi mesi, l’economia cinese ha riaperto dopo le restrizioni imposte a causa della pandemia di Covid-19. Dopo una fase iniziale di espansione, l’economia cinese ha subito una svolta decisiva, principalmente a causa delle dinamiche interne idiosincratiche e del rallentamento economico globale in corso. I dati più recenti sulle esportazioni mostrano una diminuzione del 12,4% rispetto a giugno 2022, con importazioni in calo del 6,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
È importante notare che gli Stati Uniti da tempo cercano di ridurre la loro dipendenza dalla Cina nella catena di approvvigionamento. Pertanto, in base ai dati sulla bilancia commerciale, attualmente la Cina ha bisogno degli Stati Uniti più di quanto gli Stati Uniti abbiano bisogno della Cina.
La guerra commerciale per le nuove tecnologie
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha annunciato l’intenzione di introdurre una nuova licenza di esportazione per chip all’avanguardia contro la Cina, che sono fondamentali per lo sviluppo delle tecnologie dell’intelligenza artificiale (AI).
In particolare, questa licenza limiterebbe le esportazioni di società come Nvidia e Advanced Micro Devices, che sono tra i principali produttori mondiali di schede grafiche. Anche i Paesi Bassi sostengono gli Stati Uniti in questa controversia, poiché vogliono anch’essi limitare le esportazioni verso la Cina da parte di ASML, il principale fornitore mondiale di macchine per la litografia ad ultravioletti estremi (EUV) utilizzate per produrre chip avanzati.
A sua volta, la Cina non è rimasta con le mani in mano dopo aver ricevuto questi colpi. A partire da agosto, restrizioni saranno imposte all’esportazione di alcuni elementi rari, principalmente gallio e germanio, che sono essenziali per lo sviluppo di nuove tecnologie nell’industria aerospaziale e oltre. Il germanio è ampiamente utilizzato nelle tecnologie spaziali per la sua maggiore resistenza alle radiazioni cosmiche ed è sempre più impiegato nella produzione di semiconduttori di nuova generazione. Il gallio, invece, è essenziale per lo sviluppo di nuove batterie nel settore dei veicoli elettrici. Attualmente, la Cina soddisfa il 60% della domanda globale di germanio e l’80% di quella riferita al gallio.
Gli effetti sui mercati finanziari
Attualmente, sembra che la Cina abbia subito il colpo più duro, con l’indice cinese dell’intelligenza artificiale CSI che ha perso circa il 18% (in valuta locale) dal 20 giugno fino ad oggi. D’altra parte, non ci sono state perdite significative nel mercato azionario statunitense legato all’intelligenza artificiale, con il Nasdaq Yewno Global AI and Big Data Index e il Philadelphia SE Semiconductor Index che hanno mostrato movimenti laterali nello stesso periodo.
Anche se a breve termine sembra che la guerra dei chip favorisca gli Stati Uniti, l’esito finale rimane incerto. La dominanza della Cina nella produzione di elementi rari potrebbe complicare notevolmente i piani di aziende come Tesla, che ha annunciato l’intenzione di aumentare l’uso di gallio per migliorare significativamente l’efficienza delle batterie. Inoltre, le aziende statunitensi produttrici di chip potrebbero essere gravemente colpite dall’accesso limitato al mercato cinese.
Dall’inizio dell’anno, l’indice Nasdaq Yewno Global AI and Big Data ha registrato una performance del 48,01% (in USD), confermando l’entusiasmo attorno al mondo dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, gli effetti della guerra dei chip potrebbero aggiungere incertezza e volatilità nel breve termine, causando una diminuzione delle azioni di società come Nvidia, che vengono scambiate ben al di sopra del loro valore fondamentale (ultimo valore P/B 52,16).
Tuttavia, l’intelligenza artificiale come tendenza è indiscutibile. La tecnologia, che ha appena iniziato a mostrare il suo pieno potenziale, continuerà inevitabilmente a svilupparsi indipendentemente dalle tensioni geopolitiche e commerciali, rendendola molto attraente come investimento a lungo termine.