Asset allocation, materie prime: i sei principali miti da sfatare

Le materie prime sono solo raramente una parte strategica e core dei portafogli degli investitori. L’asset class può essere piuttosto complessa: ad esempio, richiede di familiarizzare con una terminologia sconosciuta come backwardation e contango, di capire come i cicli meteorologici possano influire sui futuri raccolti e di prestare attenzione agli avvenimenti nei Paesi produttori. Esistono inoltre alcune idee sbagliate sull’investimento in commodity che possono dissuadere gli investitori. Per aiutare a comprendere meglio gli investimenti in commodity, Nitesh Shah, Head of Commodities and Macroeconomic Research e Pierre Debru, Head of Quantitative Research & Multi Asset Solutions di WisdomTree hanno voluto di seguito sfatare alcuni miti.

Mito 1: le materie prime rappresentano uno strumento puramente tattico

Le materie prime fisiche sono gli elementi fondamentali della nostra società. Pertanto, non sorprende che le loro oscillazioni di prezzo spieghino in larga misura l’inflazione e che tendano quantomeno a eguagliarla nel lungo periodo. Gli investitori in materie prime investono spesso nei relativi contratti future e non in materie prime fisiche. I contratti future sono stati concepiti come strumenti di copertura per consentire a coloro che producono ed estraggono materie prime di coprire la loro produzione in anticipo, rendendo le proprie attività sostenibili e consentendo loro di investire perché protetti dalla volatilità a breve termine dei prezzi delle materie prime. I produttori sono disposti a pagare per questa copertura, proprio come pagherebbero per un’assicurazione. Pertanto, gli investitori che forniscono tale copertura acquistando contratti future ricevono un premio assicurativo che permette loro di battere l’inflazione nel lungo periodo. Questa “assicurazione” è una caratteristica permanente dei future su materie prime e non viene meno nei diversi cicli economici. Per questo motivo, i future su materie prime possono essere considerati un investimento strategico e non solo tattico.

Mito 2: quando le materie prime sono in contango, le perdite sono garantite

I termini “contango” (roll yield negativo) e “backwardation” (roll yield positivo) sono utilizzati per descrivere lo stato della curva dei future. Descrivono la posizione relativa del prezzo spot attuale e del prezzo del contratto future. La situazione di backwardation è spesso associata alla forza della domanda. Alcuni ritengono che, poiché lo stato di contango è l’opposto di quello di backwardation, le perdite siano garantite come corollario. In realtà, la curva può essere in contango e il prezzo del future può comunque essere scontato rispetto al prezzo spot previsto alla scadenza, ovvero essere in normal backwardation. Una curva in contango e un premio per il rischio positivo possono coesistere. Sebbene la forma della curva abbia un impatto sulla performance, non è in grado di predire con certezza la performance futura.

Mito 3: le materie prime sono più rischiose e volatili delle azioni

La percezione comune è che le materie prime comportino più rischi delle azioni. Dal punto di vista statistico, le azioni e le materie prime sono asset simili. I loro rendimenti storici e la loro volatilità si assomigliano molto. Inoltre, le distribuzioni dei due asset si discostano da una distribuzione normale con un’asimmetria significativamente più elevata. Ma le materie prime hanno un vantaggio. Presentano un’asimmetria positiva (una tendenza a ottenere rendimenti positivi superiori alle aspettative), mentre le azioni sono note per la loro asimmetria negativa (la loro tendenza a sorprendere al ribasso). Le materie prime hanno mostrato una volatilità inferiore a quella delle azioni nel 58% dei periodi mobili di 3 anni che abbiamo studiato e godono di un’asimmetria positiva.

Mito 4: le materie prime hanno smesso di essere un efficace strumento di diversificazione dopo che la crisi finanziaria globale del 2008 ha mostrato una rottura strutturale nei rapporti tra i prezzi delle materie prime

I mercati stanno diventando sempre più efficienti. Con questi cambiamenti, gli asset sono diventati più correlati. Negli ultimi 10/20 anni le materie prime sono state più correlate alle azioni rispetto al passato. Tuttavia, questo vale anche per la maggior parte delle coppie di asset. In tempi recenti le materie prime hanno continuato a rappresentare un paracadute contro le crisi dei titoli azionari e di altri asset. Ad esempio, nel 2022 le materie prime sono cresciute del 16%, mentre le azioni statunitensi sono scese del 18% e le obbligazioni del 16%. Sebbene il 2008 abbia segnato un massimo storico per la correlazione tra azioni e materie prime, la loro correlazione ha sempre oscillato. La correlazione tra materie prime e azioni tende a oscillare rimanendo all’interno di intervalli storici normali.

Mito 5: le obbligazioni indicizzate all’inflazione sono migliori delle materie prime per la copertura contro l’inflazione

Alcuni asset sono spesso considerati una buona copertura contro l’inflazione, come le obbligazioni indicizzate all’inflazione (TIPS) o gli immobili. Tuttavia, è sorprendente che un numero maggiore di persone non riconosca le proprietà superiori di copertura contro l’inflazione delle materie prime. Il beta dell’inflazione (indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti, CPI) delle obbligazioni indicizzate all’inflazione e degli immobili, storicamente, è significativamente inferiore a quello delle materie prime (2,4): TIPS USA (0), Azioni USA – settore immobiliare (1), Prezzi delle abitazioni (0,4). Storicamente, le materie prime sono state una copertura migliore contro l’inflazione rispetto ai TIPS o agli asset immobiliari.

Mito 6: i future sono il modo migliore per accedere all’oro per gli investitori istituzionali

I mercati dei future tendono a essere estremamente liquidi e a offrire costi di transazione molto bassi. Per questo motivo, gli investitori ritengono che, se possibile, sia sempre il modo più efficiente per effettuare un’operazione. A volte i contratti future sono l’unico modo per accedere a una materia prima, ma per i metalli preziosi non è così. Nel caso dell’oro, storicamente il costo ha rappresentato in media lo 0,9% annuo rispetto al possesso di lingotti. Le ETC (exchange-traded commodity) con copertura fisica presentano molti vantaggi: oneri operativi limitati, riduzione delle tracking difference, convenienza e liquidità. Grazie a commissioni ridotte e a una negoziazione molto liquida, gli ETC su metalli preziosi con copertura fisica spesso sovraperformano gli investimenti in future.

 

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!